Omicidio Bergamini. Fabio Anselmo: “Forze dell’ordine e magistrati coinvolti: una realtà che avevo visto solo in tv”

di Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini 

Dopo aver fatto il processo per l’uccisione di Federico Aldrovandi credevo che non ne avrei più fatti di così duri. Invece, poi, ne sono arrivati altri e non pochi. Quello per tentata concussione contro i carabinieri del Noe dell’Emilia Romagna ed, in contemporanea, quello per l’omicidio di Stefano Cucchi.
Processi tremendi dove sono stato io stesso fatto oggetto di denunce infondate. Francamente non riesco a pensare a qualcosa di più duro e difficile. Maratone ultra decennali che hanno condizionato fortemente anche la mia vita personale. Certo, sono finite bene perché, come si suol dire in modo intollerabilmente superficiale, ho vinto. Ma a quale prezzo? Un percorso di vita costellato anche di dolorose sconfitte.

Quando si è chiusa la vicenda giudiziaria di Stefano Cucchi credevo che nulla avrei potuto affrontare di analogo.
Dimenticavo che, nel frattempo, ero riuscito a far riaprire le indagini per la morte di Denis Bergamini. E questo dopo quasi 30 anni dal suo falso suicidio.
Un momento di grande soddisfazione nel ridare speranza ad una famiglia che aveva, come tutte le altre da me conosciute, fede nella Giustizia.
È disumano attendere invano verità e Giustizia sulla barbara uccisione di un proprio caro per cosi tanto tempo. E ciò con la violenza mistificatoria della affermazione del suo suicidio. Sono così diventato un pendolare delle autostrade tra Ferrara e Cosenza con il rischio, concretamente paventato, di poter aver qualche brutto incidente.

Dopo decine di udienze, venerdì scorso, è stato sentito un pentito di Ndrangheta dal 96: Franco Garofalo. Ascoltandolo ed osservandolo mentre deponeva sotto scorta, mi sono sentito, io semplice avvocato di provincia, inadeguato perché troppo distante da una realtà che ero abituato a leggere sui giornali o vedere in TV. Una testata locale on line, ne riporta la cronaca con un articolo del 15 ottobre scorso: ‘IACCHITE’ di Gabriele Carchidi (https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-25-udienza-il-pentito-garofalo-la-malavita-non-centra-gli-assassini-erano-coperti-da-forze-dellordine-e-giudici/)

(https://www.iacchite.blog/omicidio-bergamini-volevano-uccidere-il-senatore-frasca-perche-dava-fastidio-alla-procura-di-castrovillari/).

Quel che so è che Franco Garofalo sa come sono andate le cose. Non era un omicidio di Ndrangheta ma ‘una cosa tra loro’ ed è stato commesso – a suo dire – lontano da Cosenza perché lì potevano contare su appoggi di forze dell’ordine e magistrati. Così, almeno, ha risposto ad una mia precisa domanda.
Questo è un processo difficile. Molto difficile. Spero di portarlo a termine secondo giustizia. Lo devo a Donata Bergamini.