Omicidio Bergamini, la verità dell’incidente probatorio: Denis stordito con cloroformio e soffocato con un sacchetto

A quasi cinque mesi da quell’incidente probatorio a porte chiuse che aveva rivelato come morì il calciatore del Cosenza Denis Bergamini quel 18 novembre 1989, La Gazzetta dello Sport svelava – il 13 aprile del 2018 – in esclusiva la trascrizione delle conclusioni dei periti che hanno esaminato la salma del giocatore, riesumata a luglio 2017. Un corpo che a 28 anni dalla sepoltura si era presentato incredibilmente intatto e sul quale sono stati condotti test degni di Csi, che hanno permesso di arrivare alla verità scientifica. Non fu suicidio, ma omicidio: Bergamini fu prima stordito con cloroformio, poi soffocato con un sacchetto di plastica e infine posto sotto la ruota di un camion che lo ha schiacciato, quando era già morto o “in limine vitae”.

Gli errori della prima autopsia – Nelle 84 pagine dell’incidente probatorio del 29 novembre 2017 si ribaltano le conclusioni dell’autopsia del 1990 e vengono supportate da prove scientifiche le perizie del 2015. Tra gli errori messi in evidenza, per esempio, quello squarcio di 25 centimetri all’altezza del bacino di Bergamini che è da posizionare a sinistra e non a destra, come era stato refertato. Gli indagati per omicidio premeditato, l’ex fidanzata del calciatore Isabella Internò e l’autista del camion Raffaele Pisano, sostenendo la tesi del suicidio, avevano sempre parlato del “tuffo” del 27enne sotto le ruote del mezzo. In realtà Bergamini, come riporta La Gazzetta, “è stato aperto da sinistra a destra e il corpo è esploso come un frutto schiacciato da una mano. Solo che era già morto quando ciò è avvenuto. Altro che tuffo. (…) La ruota ha sormontato a bassa velocità un corpo disteso e inerme (…)” lasciando “arti superiori, inferiori e viso perfettamente integri e puliti”.

Decisiva la glicoforina – Le prove scientifiche svelate nell’incidente probatorio archiviano definitivamente la tesi del suicidio. Sulla salma mummificata che aveva ancora occhi, muscoli e cute, a 28 anni dal decesso, è stata utilizzata la glicoforina, “una proteina usata a livello internazionale da tutti gli anatomopatologi impegnati a dimostrare una vitalità presente nelle lesioni“. Così tracce di sangue con il giocatore ancora in vita sono state trovate tra laringe e trachea. E “laringe e lingua erano state ignorate nell’autopsia del 1990”, si legge sul quotidiano. Il colpo di scena spazzerebbe via oltre 30 anni di menzogne dell’unica testimone, l’ex fidanzata del calciatore ovvero Isabella Internò: “Bergamini – riporta La Gazzetta – è stato prima stordito con del cloroformio (o una sostanza simile impossibile da rintracciare), poi soffocato in modo soft forse con un sacchetto di plastica e infine fatto sormontare dalla ruota del camion all’altezza del bacino, per simulare il suicidio così come sostenuto dalla testimone”.

Isabella Internò indagata per omicidio volontario – L’incidente probatorio, insomma, descrive un omicidio. Il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla, che nel 2017 aveva riaperto il caso, nel frattempo è stato trasferito e, anche se con grave ritardo, siamo arrivati alla chiusura delle indagini da parte dei magistrati che sono succeduti a lui nel curare le indagini. Isabella Internò è indagata per omicidio volontario e a questo punto vedremo se continuerà ancora a sostenere l’assurda tesi del suicidio come ha fatto finora in questi interminabili 31 anni.