REGGIOLO. Le foto su Facebook mostrano un giovane padre, Francesco Citro, abbracciato ai suoi due figli piccoli, Chiara di appena due anni e Carmine di sette. Nella foto del profilo c’è anche la moglie Milena De Rosa, nata a Montecchio 29 anni fa. Immagini che raccontano la quotidianità di una normale vita familiare e le parole dei vicini e dei colleghi di lavoro non si discosta da questo quadro. Giovedì notte improvvisamente Francesco Citro è stato barbaramente ucciso davanti casa. Sembra a tutti gli effetti un’esecuzione mafiosa ma non si capisce ancora come il ragazzo (aveva 31 anni) sarebbe stato coinvolto in storie poco pulite. «Era un nostro autista dal 15 marzo scorso. Possiamo confermare che non abbiamo mai avuto problemi con lui. Faceva il suo dovere, era un buon lavoratore», dicono dall’azienda “Melli Gaetano e figli” di via Fiocchetti a Codisotto di Luzzara, che si occupa del trasporto di scarti animali dei macelli.
Prima di questo lavoro Francesco Citro aveva fatto l’autista per alcuni anni nell’azienda Alfredo Panizza di Reggiolo, che si occupa di sale marino alimentare. «Si era licenziato a marzo – confermano dall’azienda – non lo frequentavamo fuori dal lavoro, non conosciamo la sua vita privata, ma possiamo dire che era un lavoratore corretto, come gli altri, non ci sono stati problemi e la scelta di andarsene è stata sua». Il suo ex titolare, Egidio Panizza, vive a pochi metri di distanza dalla casa dove è avvenuto l’omicidio.
Il 31enne era incensurato e non era mai era finito sotto i riflettori delle forze dell’ordine. Nel tempo libero portava il figlio a giocare a calcio ed era di carattere aperto, come conferma qualche genitore che lo ha conosciuto a bordo campo.
La famiglia di Francesco è originaria di Torre Melissa, in provincia di Crotone, ad un tiro di schioppo da Cutro (una trentina di chilometri). La vittima era nata a Cariati (Cosenza) solo per questioni relative all’ospedale (Cariati nel 1986 era il punto nascita più vicino al Crotonese) ma era arrivato quasi subito in provincia di Reggio. Aveva frequentato l’Ipsia Vallauri a Carpi, aveva svolto uno stage alla Sarong di Reggiolo e poi aveva iniziato a fare il camionista.
Il padre Carmine gestisce un’impresa edile e vive con la moglie Antonietta Cortese in via Paisiello a Reggiolo. Il 31enne lascia anche una sorella, che ha partorito da appena una settimana.
Vicini di casa e residenti del quartiere di Villanova di Reggiolo restituiscono l’immagine di un ragazzo molto attaccato alla famiglia, disponibile anche a dare una mano per eseguire i piccoli lavori di manutenzione del condominio “Corte Agnese” dove viveva, come ad esempio tagliare l’erba. Nessuno riferisce, nemmeno a taccuini chiusi, di comportamenti sopra le righe nei confronti della famiglia o di altre persone.
Di Francesco si ricordano anche nella frazione di Torre Melissa dove ha partecipato qualche volta alla processione della Madonna del Carmelo, facendo anche il portantino. A ottobre era tornato nel paese originario per il matrimonio di un cugino.
La brutale esecuzione del camionista ha provocato un grande cordoglio a Reggiolo, dove la vittima era molto conosciuta tra i coetanei, specialmente nella folta comunità reggiano-crotonese che è insediata nel comune della Bassa. «Ho sempre avuto una grande stima per te…una persona d’oro e leale…mi mancherai tantissimo amico mio…riposa in pace birbante. Ti voglio tanto bene», ha scritto sulla sua pagina Facebook l’amico Francesco Iaquinta. «Non è possibile che sia successo questo .. rimarrai sempre nel mio cuore … riposa in pace amico mio», ha commentato Giuseppe Rizzo.
In tanti hanno rivolto un messaggio anche alla moglie, testimone di questo tragico fatto di sangue. «Milena ti faccio le mie più sentite condoglianze non ho parole non meritavate tutto questo dolore…sii forte Milly», ha scritto un’amica della ragazza.
Nel palazzo la brutale esecuzione ha creato non poca apprensione. «Un po’ di paura c’è – conferma il vicino di casa Marian Ionescu -. Non ho mai visto cose del genere e siamo un po’ preoccupati. Ci dispiace molto anche per il ragazzo».
Fonte: Gazzetta di Reggio