di Matteo Olivieri
L’area su cui vorrebbero far sorgere la struttura ospedaliera/alberghiera di Rende è dichiarata ad Alto Rischio (R4) di esondazione del Torrente Campagnano, nel PAI Calabria, strumento sovraordinato rispetto ai piani regolatori generali dei singoli comuni.
Già, perchè devono essere le varianti al PRG ad adattarsi al PAI, non viceversa.
Un punto critico è proprio in prossimità dei piloni della A3, di fronte l’ipotetico ospedale. Per questo in origine si erano previste aree verdi golenali, per far sfogare l’eventuale piena del torrente. Anche la normativa acustica non è compatibile vista la presenza di strade ad elevato traffico, stadio e del previsto quartiere fieristico. È questione di protezione civile e incolumità pubblica, non di mero diritto alla salute.
Ecco perchè abbiamo studiato un po’, esaminato una serie di documentazioni e fatto alcuni riscontri. Questo lavoro ci ha portato ad una serie di conclusioni.
RISCHIO DI ESONDAZIONE:
Il terreno su cui dovrebbe sorgere la struttura sanitaria e alberghiera è classificato ad ALTO RISCHIO DI ESONDAZIONE nel Piano Locale di Emergenza e Protezione Civile Comunale redatto dal Comune di Cosenza, proprio in prossimità del “Viadotto autostradale (SA – RC) di attraversamento del torrente Campagnano” (Allegato, Relazione Generale, p. 10 ss.). Dello stesso avviso la perizia dell’Università della Calabria, reperibile al seguente link (p. 39 ss., “Valutazione degli scenari di rischio idraulico del Torrente Campagnano (Cosenza)”):http://www.camilab.unical.it/terza_fase/volumi/rischio_di_inondazione/relazione.pdf
In particolare, la relazione Unical estende il rischio idraulico su tutta l’area corrispondente al confine con Castrolibero:
“Il tratto analizzato si estende per circa 3 km, tra il confine di Cosenza con Castrolibero (nei pressi dello stadio S. Vito) e il confine di Cosenza e Rende (nella zona di via Popilia)”.
E ancora: “Risalendo ulteriormente a monte, nei pressi del ponte numero sei (Ponte a soletta ANAS autostrada A3, ndr), si incontra un’altra zona che potrebbe essere ad effettivo rischio di esondazione, e ciò non tanto a causa delle caratteristiche proprie dell’attraversamento, ma piuttosto per le dimensioni molto ridotte della sezione, con argini naturali estremamente bassi”.
Non è un caso che, originariamente, su quell’area fosse previsto una zona verde di golena.
Anche lo “Studio geomorfologico e le indagini geognostiche relative al piano strutturale comunale” redatto dal Comune di Castrolibero, riporta:
“In riferimento al punto inerente i corsi d’acqua, si fa presente che il territorio comunale non è attraversato da fiumi, bensì da Torrenti ed in particolare dal torrente Surdo e dal Torrente Campagnano, i quali presentano un rischio idraulico riportato nel PAI della Regione Calabria, sotto forma di aree di attenzione idraulica, estese a volte, anche lungo il corso dei loro affluenti”.
La normativa che disciplina tali “aree di attenzione”, è quella prevista ai commi 1- 2-4 dell’art.24 delle Norme di Attuazione e Misure di Salvaguardia, che prevedono, ai fini della tutela preventiva, le stesse prescrizioni vigenti per le aree a rischio R4” (R4, rischio molto elevato, ndr).
Il PAI “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico”, come sancito dalla legge 11/12/00 n. 365, art. 1bis comma 5, ha valore sovraordinatorio sulla strumentazione urbanistica locale; ciò significa che, a partire dagli elaborati del PAI di pertinenza di ciascun Comune, occorre procedere alle varianti del Piano regolatore generale…e non viceversa.
In particolare, nelle aree a rischio R4, così come definite nell’art.11, il PAI persegue l’obiettivo di garantire condizioni di sicurezza idraulica, assicurando il libero deflusso della piena con tempo di ritorno 20 – 50 anni, nonché il mantenimento e il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo.
Nelle aree predette sono vietate tutte le opere e attività di trasformazione dello stato dei luoghi e quelle di carattere urbanistico e edilizio, ad esclusiva eccezione di quelle di seguito elencate:
a) interventi di demolizione senza ricostruzione;
b) interventi sul patrimonio edilizio esistente, di manutenzione ordinaria e straordinaria senza aumento di superficie e volume;
c) interventi d’adeguamento del patrimonio edilizio esistente per il rispetto delle norme in materia di sicurezza e igiene del lavoro, di abbattimento delle barriere architettoniche, nonché interventi di riparazione di edifici danneggiati da eventi sismici e di miglioramento e adeguamento sismico;
d) interventi finalizzati alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture, delle reti idriche e tecnologiche, delle opere idrauliche esistenti e delle reti viarie;
e) interventi idraulici volti alla messa in sicurezza delle aree a rischio, previo parere dell’ABR, che non pregiudichino le attuali condizioni di sicurezza a monte e a valle dell’area oggetto dell’intervento;
f) interventi volti a diminuire il grado di vulnerabilità dei beni e degli edifici esistenti esposti al rischio, senza aumento di superfici e di volume;
g)ampliamento e ristrutturazione delle opere pubbliche o d’interesse pubblico riferite ai servizi essenziali e non delocalizzabili, nonché la sola realizzazione di nuove infrastrutture lineari o a rete non altrimenti localizzabili;
h) le pratiche per la corretta attività agraria, con esclusione d’ogni intervento che comporti modifica della morfologia del territorio o che provochi ruscellamento ed erosione;
i) interventi volti alla bonifica dei siti inquinati, ai recuperi ambientali e in generale alla ricostruzione degli equilibri naturali alterati e all’eliminazione dei fattori d’interferenza antropica;
j) occupazioni temporanee, se non riducono la capacità di portata dell’alveo, realizzate in modo da non recare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di piena;
k) interventi di manutenzione idraulica ordinaria, di idraulica forestale, di rinaturazione”
(Estratto da “Elaborato A Relazione geomorfologica”, p. 39 ss).
Insomma, non si può certo fare un ospedale…
Un’eventuale decisione del consiglio comunale di concedere l’autorizzazione a costruire strutture residenziali o ricettive di qualsiasi tipo da affiancare alla degenza ospedaliera, poi, MODIFICHEREBBE la destinazione urbanistica dell’area, per cui la zona di S. Agostino verrebbe di fatto trasformata da “zona residenziale” in “zona mista”, con ciò causando danni patrimoniali e di vivibilità dell’area a danno dei residenti, che si vedrebbero di fatto espropriati di parte dei loro diritti di proprietà privata, senza nemmeno essere stati ascoltati o coinvolti nel processo decisionale.