Ospedale, mancano i fondi e i pazienti devono portarsi le garze da casa

L’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza non gode di ottime condizioni (come abbiamo già scritto), presenta gravissime criticità di tipo strutturale, organizzativo e paurosi vuoti di organici.

Oggi ci è arrivata un’altra segnalazione di un dipendente del Trasporto Assistenza pubblica e privata di un’associazione, che si è fatto portavoce di alcuni suoi pazienti.

Sabato scorso – ha dichiarato il lavoratore – nell’accompagnare un malato, questo lamentava il fatto che per fare dialisi gli è stato chiesto di portare da casa le garze, in quanto non erano presenti nel reparto. E così come lui, molti altri. Io mi domando, dati gli sprechi dell’Azienda Ospedaliera, è possibile che non hanno fondi per comprare materiale essenziale per la cura del paziente? Ciò va a ledere la dignità e i diritti degli stessi, non è concepibile.

Effettivamente è proprio così. Come ci hanno confermato alcuni camici bianchi del reparto, vi è carenza di materiale per mancanza di fondi. Gli infermieri e i medici, amareggiati anch’essi della situazione, cercano di garantire al massimo con “i presidi realizzati a mano come ai vecchi tempi”, stesso discorso vale per le fascette elastiche premifistola, ne vengono fornite alcune equivalenti.

Non è concepibile che il personale lavori in tali condizioni di disagio, paragonabili ai tempi della guerra, quando si doveva autofabbricare materiale primario per la cura; nel 2015 pare proprio di tuffarsi nel passato e ritornare a quegli anni, il tutto sempre e solo a discapito del malato.

E’ inutile ribadire lo spreco di fondi e l’illegalità che ruota attorno al sistema sanitario, perché ormai Cosenza, così come la Calabria intera, ne è ben consapevole.

Continuiamo, però, a ribadire che la tutela del malato e dei suoi diritti sono parte integrante di una società che si ritiene civilizzata e avanzata come la nostra (anche se ormai, come già detto, più che avanzare stiamo retrocedendo).

Ci auguriamo che il problema venga risolto il prima possibile da chi di competenza e che la salute dei cittadini ritorni ad essere obiettivo primario per una città che, invece, sembra averlo dimenticato da tempo.

Valentina Mollica