Paola 2025. E ora, tutti a Canossa. Ecco perché vince sempre… Perrotta

Paola. E ora, tutti a Canossa

Il troppo poco letto Vilfredo Pareto, nel 1902, sosteneva che in democrazia, in aristocrazia e in demagogia, la selezione e il ricambio dei governanti si basava sull’’abilità politica e spesso sullo spirito d’intrigo e la bassezza di carattere.

In questo paesetto sotto i 15.000 abitanti, convintosi di essere una specie di Svizzera che affaccia sui Caraibi, il ricambio delle élite è ancora una volta fallito. Ha vinto, come previsto, quello lì che non si perde un funerale.

“E quelli che c’erano prima che hanno fatto?” (sentita 10 volte al giorno). La strana vittoria di Politano alle scorse elezioni era il solito, ben studiato intermezzo da affidare a qualche pasticcione capace solo di far ancora più debiti del Salvatore. Che ogni volta torna, tira fuori dal cilindro il “rimettere i conti a posto” e regna sovrano. Era già successo un paio di volte nell’ultimo trentennio e la colpa è stata sempre di un orribile aspetto del carattere dei politici paolani: la totale e incondizionata sudditanza ai politici regionali che li inguaia con appalti capestro, funzionari da piazzare e ditte amiche da campare. E inguaia noi con i debiti.

L’aristocrazia di medici e notabili non è riuscita a scalzare il Salvatore, la demagogia della “sinistra” in tutte e tre le sue versioni neppure, ed ecco che trionfa la democrazia nella sua versione paolana. Trionfa l’uno di noi, uno del popolo, in un paese che così tanta attenzione porge alle sue statuine sacre e ai piccoli riti familiari. L’unico che porta rispetto al Santo, il saggio, l’usato garantito, il girafrittate, il maestro di retorica. L’unico capace di usare il dialetto come una falce. Perrotta è inevitabile, inesorabile perché “mangia e almeno fa mangiare” (sentita altre 10 volte al giorno) e a tutti viene il sospetto che i suoi critici lo diffamino soltanto perché vorrebbero mangiare allo scifo e non alla marmitta. Impeccabile e infallibile strategia da 20 anni.

Considerando le percentuali che, se sommate, l’avrebbero vista vincere a man bassa contro tutti, la “sinistra” paolana andrà finalmente a Canossa? Inutile sperarlo. Ci voleva un candidato di decespugliamento, ma i cespugli ormai hanno radici che scendono metri sottoterra. A poco sono servite le campagne di comunicazione martellanti – rutelliana quella di Signorelli, pasionaria quella di Cassano, a un passo da Lenin sbronzo quella di Di Natale – in un paese che è ancora schiavo di un conflitto tra bande di parenti e clienti per accaparrarsi il potere. Come unire, d’altronde, personalità così diverse, in questa feroce guerra tra Anticristi allevati in seno? Davvero pensavate che i tre sarebbero mai riusciti a mettersi d’accordo?

Figura 1. I suprematisti bianchi ‘i Paula

L’Anticristo-Salvatore torna sul suo trono. Perché è in vantaggio di 3 Anticristi sugli altri. La Ganeri generò Perrotta e ancora non riesce a perdonarselo, Perrotta ha allevato in seno il parafulmine Politano, il presenzialista Di Natale e l’ex tecnico ora politico Cassano. L’altro Anticristo allevato in Ganeri, il riottoso Signorelli, avrà da attendere ancora. “Sei giovane”, gli ripetevano. E in un paese dove a 40 anni sei considerato una brillante promessa, suona già come una condanna in partenza. Le percentuali quasi equivalenti tra la sua lista e quella di Cassano coronano una sotto-faida disastrosa che in molti avevano già presagito. D’altronde Perrotta nei loro comizi lo hanno toccato solo di striscio. Troppo occupati a suonarsele tra di loro.

I tentativi di convincere i non votanti sono andati a vuoto. Il 40% non è andato a votare. Si è riusciti a mobilitarne un 10% in più nonostante queste elezioni e questa campagna siano state ancora più fracassone e spietate delle precedenti. E con la presenza di tre candidati che la buttavano tutti sulla questione morale e sul non rubare. Dà da pensare, vero? Non era mai stata una questione di “pensa se vince l’altro”, “se non voti non decidi”, “è l’ultima occasione”. Ai non votanti si doveva convincere che avreste governato in nome loro. E loro, ormai con gli sfinteri ben rodati, non vi hanno creduto e vi hanno alzato il dito medio.

Tutti sappiamo quanto pesa la cappa del voto di scambio; pochi riflettono sul “voto di fede”. Non il votare per il favore promesso, ma il credere che quando avrò un problema, il politico potrà aiutarmi e difendermi dalla Legge, perché è potente e mantiene la parola. Questo il macigno più tremendo che nessuno è riuscito a scostare. Limitatevi a maledire il voto di scambio o di fede e non provate a dare la colpa ai non votanti. Né date la colpa a quell’altro che non si è sottomesso al vostro candidato a sindaco che era più pulito. Basta alibi. Considerato il Consiglio Comunale che si profila, siamo definitivamente e irrimediabilmente inguaiati.

Dal 2000 a oggi, negli anni decisivi per rimediare alla fine della mangiatoia pubblica che ha reso grande questo paese senza meriti, bisognava inventarsi qualcosa. Si è dormito, si è pensato ad altro. E torneranno le opere pubbliche senza capo né coda, i problemi rinviati e passati al successore, i cicciosi incarichi ai professionisti accompagnati dalle elemosine ai tantissimi lavoratori manuali che subiscono e continueranno a subire a denti stretti per sempre.

È tempo di rinnovare la squadra e creare un bel progettificio, unica fonte di denaro in un Comune con l’acqua alla gola. Le facce, temiamo, saranno sempre quelle. E ora corri, Paola, corri. Sulle tue acque sante, paludose e malariche.