MOZIONE PER LA PALESTINA: FACCIAMO CHIAREZZA
Nel corso dell’ultimo consiglio comunale si è parlato – brevemente – della mozione per il riconoscimento della Palestina protocollata al Comune di Paola nel mese di Agosto.
La discussione si è incentrata su una presunta inammissibilità delle mozioni perché “un Comune non ha la competenza di riconoscere uno Stato”. Questa cosa è vera, ma le nostre mozioni chiedono questo? Vediamo.
Le prime righe del testo potrebbero trarre in inganno, c’è infatti scritto: “L’organizzazione richiede che il Comune di Paola – insieme agli altri Comuni del comprensorio – riconoscano sul piano politico e formale lo Stato di Palestina”.
Tuttavia questo è soltanto l’incipit della mozioni, una dichiarazione di intenti simbolica e, chi ha il dovere di discuterla in consiglio comunale, non può e non deve fermarsi a essa. Le mozioni, che sono lunghe diverse pagine, formulano difatti delle richieste ben precise e in linea con la normativa, tra cui la prima:
“[Il Comune] RICONOSCE
L’assoluta urgenza di riconoscere politicamente e formalmente l’esistenza dello Stato di Palestina”
La seconda:
“RIBADISCE LA RICHIESTA AL PARLAMENTO E AL GOVERNO ITALIANO
• Di riconoscere a tutti gli effetti lo Stato di Palestina come entità sovrana, nei confini precedenti all’occupazione del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa”
La terza:
“A trasmettere il presente atto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai Ministri competenti e alle Camere del Parlamento affinché l’Italia riconosca lo Stato di Palestina nelle sedi istituzionali e si faccia promotrice di un analogo processo di riconoscimento presso l’Unione Europea, mediante ratifica da parte degli organi competenti”
La quarta:
“A dare massima diffusione al presente Ordine del Giorno alla cittadinanza e alle associazioni interessate, invitandole a partecipare, e a trasmetterlo a:
– Il Presidente della Repubblica Italiana;
– I Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo;
– Il Presidente della Regione Calabria;
– Il Presidente e i Gruppi del Consiglio Regionale della Calabria;
– Le Sindache, i Sindaci e le/i Presidenti dei Consigli comunali del Comune di Paola”
Le richieste formulate al Comune di Paola, in linea con quelle discusse e approvate in diversi consigli comunali in tutta Italia, sono proprio queste: non il riconoscimento diretto dello Stato, ma la richiesta al Governo di riconoscere lo Stato di Palestina, una sorta di simbolico strumento di pressione verso l’esecutivo.
Qualcuno, però, potrebbe dire: “L’incipit potrebbe trarre in inganno”. Non è falso, ma ci sono diverse motivazioni che rendono questa giustificazione del tutto invalida:
1) chi ha l’onore di sedere in consiglio comunale, soprattutto chi ha ruoli nella giunta, ha anche il dovere di leggere attentamente ogni documento che arriva al consiglio, senza fermarsi alle prime righe (guarda caso quelle utili per far saltare la discussione);
2) il Comune, prima di approvare o anche solo votare una mozione, ha la possibilità di rimodularla e modificarla come meglio crede (come è successo nei diversi Comuni in cui la MEDESIMA mozione è stata APPROVATA). Pertanto, dato che il problema risiedeva solo in queste prime righe del testo, sarebbe bastato semplicemente tagliarle o riscriverle senza eliminare arbitrariamente un punto dagli Ordini del giorno, cancellando una discussione a nostro parere doverosa su un tema così importante;
3) il consigliere Cassano, citando le nostre mozioni, ha protocollato una sua mozione per il riconoscimento della Palestina. Abbiamo già parlato di come l’ignorare una richiesta presentata da un consigliere sia una violazione del regolamento comunale (Art. 24 comma 6), ma aggiungiamo qui che, se anche la richiesta del consigliere Cassano avesse avuto dei problemi formali, piuttosto che cancellarla dalla discussione si sarebbe dovuto rimodularla e poi in caso votarla;
4) oltre tutto questo, ammettendo per un attimo che la mozione di COLPO fosse “inammissibile”, ricordiamo che il
13/06/25, nel corso del primo consiglio comunale, i consiglieri e la giunta (all’unanimità) avevano votato una mozione (presentata dal consigliere Signorelli) in cui, tra le altre cose, si chiedeva: “Al Governo Italiano di riconoscere formalmente lo Stato di Palestina, aderendo alla posizione già assunta da gran parte della comunità internazionale e sostenendo ogni sforzo diplomatico in tale direzione”. Anche la sezione locale dell’ANPI, poco dopo la presentazione della mozione di COLPO, ha protocollato una sua mozione. Entrambe sono sparite dal dibattito, soprattutto quella votata in consiglio. Ci piacerebbe avere risposte sullo stato di questa mozione: è stata inviata al Governo? Come si è evoluta, se si è evoluta, la questione?
Riassumendo, il Comune di Paola, per evitare di far esporre i singoli consiglieri e membri della giunta su un tema a loro parere spinoso (per noi si tratta soltanto di umanità, ma punti di vista), ha preferito attaccarsi a un cavillo formale che poteva benissimo essere risolto, come abbiamo dimostrato.
Le nostre mozioni, inoltre, non si fermavano a chiedere il riconoscimento della Palestina, ma aggiungevano:
“Il nostro desiderio è vedere i nostri territori essere capaci di rilanciare concretamente atti di solidarietà internazionale, giustizia sociale, pace e promozione dei diritti umani. La nostra speranza è che all’interno dei nostri comuni possa essere avviata una serie campagna di informazione e che le amministrazioni diano un supporto concreto alle realtà che operano all’interno della Striscia di Gaza e al fianco del popolo palestinese”.
Si chiedeva, dunque, anche l’impegno concreto del Comune verso la sensibilizzazione e l’informazione su ciò che da decenni accade a Gaza e in Cisgiordania, un impegno concreto che il Comune non ha voluto prendere, negando addirittura che si potesse discutere del tema in aula consiliare, la quale dovrebbe essere uno spazio in cui le istanze e le urgenze provenienti dalla cittadinanza vengono trattate con rispetto e attenzione, e che, invece, sembra sempre più un luogo chiuso in cui hanno voce in capitolo solo i consiglieri comunali, i quali decidono arbitrariamente di cosa si deve e non si deve parlare in questo paese.
COLPO – Comitato di Liberazione Popolare









