Calabria 2021. Il Pd è diventato ultragarantista, forse anche troppo. La storia (triste) di Maria&Cosimo

di Alessandro De Angelis 

Fonte: Huffington Post (https://www.huffingtonpost.it/entry/calabria-laboratorio-dellultragarantismo-liberista-di-pd-e-m5s_it_60cca38ee4b0876cc93d14c3)

La storia è bellissima, di quelle che non sai da dove cominciare. Cominciamo dal marito, Cosimo De Tommaso, il cui cognome tiene assieme la battaglia di Waterloo e le dimissioni di Papa Benedetto XVI e, dato che ci siamo, anche qualche divo di Hollywood come George Clooney. Da diverse generazioni le sue calzature, rigorosamente cucite a mano e in tiratura limitata, sono state indossate da Papi e Imperatori e ora piacciono assai ai divi del cinema. Alla fine questo fiore all’occhiello, evidentemente di fronte a qualche difficoltà economica, è stato venduto agli americani, anche se il mestiere vanno a impararlo ancora in Calabria. Sulla vicenda, fanno sapere i legali di De Tommaso che comunque non ci sono stati novecento licenziamenti, cifra che era circolata.

Poi c’è il fratello che di nome fa Pietro e di cognome Ventura. Su diversi giornali e siti compare la notizia di un suo rinvio a giudizio con l’accusa, tra le altre, di associazione a delinquere e corruzione nell’ambito dell’inchiesta Passepartout della Dda di Catanzaro. Ma i suoi legali precisano che il rinvio non c’è stato per quel che riguarda l’associazione e corruzione. È caduta cioè l’ipotesi di far parte di una “cupola” che aveva deciso che fosse lui il “contraente privilegiato” delle principali commesse in ambito ferroviario. L’azienda di cui è stato socio è la “Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie”, azienda leader del settore, fondata da Francesco di cui Pietro è amministratore. È il processo che vede imputati anche l’ex governatore Mario Oliverio e l’ex consigliere del Pd Nicola Adamo, mentre le accuse sono cadute per il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (a volte succede nelle inchieste a strascico di Gratteri, la cui inchiesta proprio oggi è stata stralciata dopo essere stato indagato e perquisito). Per farla breve, secondo la procura ci sarebbe stato, a Cosenza, un ribaltone politico teso a favorire un appalto per la metropolitana leggera a un raggruppamento di imprese di cui faceva parte la ditta in questione.

E ora la moglie di Cosimo, sorella di Pietro e figlia di Francesco, che di nome fa Maria Antonietta Ventura, presidente del gruppo e presidente del Comitato regionale dell’Unicef. Che, udite udite, è stata ufficializzata come candidata dell’alleanza Pd – Cinque Stelle alla Regione Calabria, dopo un lunghissimo travaglio durato mesi. Insomma benedetta da Letta e benedetta da Conte. Non c’è che dire: è semplicemente il curriculum perfetto per la “svolta garantista”, la negazione vivente della propaganda giustizialista. E pauperista.

Ricca di famiglia ricca, di quelle che a occhio potrebbero essere coinvolte dalla tassa di successione che piace a Letta. Liberista, perché il mercato è il mercato e un imprenditore, se non ce la fa, ci sta che sia costretto a vendere, delocalizzare, mica è un affamatore del popolo. E poi, insomma, le indagini sono individuali, mica familiari, e vale la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, “basta gogna” direbbe Di Maio. E poi, diciamocelo, se come ha annunciato la neo-candidata si dimetterà dalla presidenza del gruppo, di certo non potrà essere accusata di conflitto di interessi se, da presidente, sarà chiamata a occuparsi di ferrovie. In altri tempi – come passa il tempo! – sarebbe stata avvolta dall’ombra del sospetto e del pregiudizio, bersaglio facile facile, oggi viene candidata. E non è uno scherzo, è proprio così.

Ce ne è voluta, perché il parto è stato sofferto assai. E chissà come andrà a finire perché il Pd ribolle, i Cinque stelle ribolliranno. Voi capite, questa storia era iniziata con Francesco Boccia – forse non gli era stata spiegata la nuova linea –  che aveva proposto a De Magistris di candidarsi alle primarie per consentire al Pd di sostenerlo. È proseguita con le sardine, assieme a parecchi del Pd, che proponevano Enzo Ciconte, già parlamentare del Pci, simbolo dell’antimafia. È finita col povero Nicola Irto, un quarantenne, il più votato del Pd alle Regionali impallinato dai suoi dopo essere stato ufficializzato poi, a seguito di un suo ritiro perché aveva capito l’andazzo, ri-ufficializzato di nuovo. Nel frattempo una confusione che, a costruirla a tavolino, non poteva venire così bene (a proposito, da quelle parti, le primarie sono state evitate, chissà perché). Non avevamo capito, l’operazione era più raffinata. La Calabria come laboratorio dell’ultra-garantismo liberista. Compagni, è fatta: l’alleanza è strategica. Se il popolo non capisce, si può sempre cambiare il popolo.