PD: tocca a Guccione portare la pace. Né Paolini né primarie

Arrivo defilato e camuffato. Ho dismesso il mio solito look, troppo vistoso, potrei essere riconosciuto. Decido per un abbiglio più alla Gabriele Petrone. Così vestito dovrei passare inosservato. Ho raccattato tutto il necessario da mio fratello, che veste un po’ alla Petrone. Ho solo il problema delle scarpe, non mi entrano.

Per fortuna chiamo mio cognato che cuaza come me, sono pronto. Aggiungo un bel cappellino di lana tirato fino alle ciglia, un paio di occhiali, tipo intellettuale, e sciarpa alzata fino al naso. Non è una rapina che mi sto apprestando a compiere, ma una cosa ancora più pericolosa, per me: sto per entrare nel cinema san Nicola, dove è in corso l’assemblea provinciale del PD.

In questi contesti, il travestimento, per noi, è d’obbligo. Ne va della nostra incolumità fisica. Diverse sono state le minacce di paliatuni che ci sono state rivolte da esponenti locali del PD. Voi capite che se qualcuno dovesse riconoscermi il rischio è alto, ed è altamente probabile che qualcuno si scaldi per la mia presenza. Del resto sono nella tana del lupo. Non nascondo che sono un po’ impaurito. La parte più pericolosa è l’entrata. Se supero questa è fatta. Mi tremano le gambe ma mi faccio forza e mi avvio.

nicola al cinema

All’entrata c’è un capannello terribile: Nicola, Damiano Covelli ed altri. Quello che più mi preoccupa è Damiano. Lui mi sa. Pure Nicola mi sa. Ma Damiano di più. In questi casi tutti gli agenti segreti del mondo consigliano una tecnica che funziona sempre per superare un checkpoint: bisogna fissare un punto, aumentare di non molto l’andatura, tenere lo sguardo basso ma non troppo, e puntare decisi all’obbiettivo. Tutto il contorno deve essere estraneo. Così bisogna pensare.

Se non hai sangue freddo non te lo consiglio. Basta una piccola disattenzione, uno sguardo di troppo, una camminata sostenuta più del dovuto, qualche tic nervoso, e sei sgamato. Mi concentro e parto. L’obbiettivo è la porta d’ingresso. Una trentina di passi mi separano da lei.

1,2,3,4…15,16,17,18… 23,24,25,26…passi e sono a 20 centimetri di fianco a Nicola e Damiano. Cerco di frenare un brivido di paura che sento arrivare sulla schiena e che rischia di farmi scuotere, un movimento che potrebbe essere notato. Ci riesco a stento.

Noto con la coda degli occhi che Damiano mi guarda, così come guarda tutti quelli che entrano, ma non mi riconosce. E’ fatta. Se non mi ha riconosciuto lui, posso farcela. Scendo le scale e mi posiziono tra il vuoto che c’è tra la porta e la tenda, prima di entrare in sala: un angoletto buio, dietro tutti e sempre pronto alla fuga.

Regola prima: studiare e restare sempre vicini ad una via di fuga pratica e veloce. Non vi dimenticate mai di questo. Ci siamo, l’incontro è iniziato.

tavolo cinema

L’aria che si respira tra i partecipanti è di curiosità. Sì, curiosità di sapere come ne esce Guccione. Cosa dirà, cosa farà: si arroccherà? Cederà? Traballerà? Tirullallerullallà?

Già, perché Carletto per non ascoltare i nostri consigli, si è messo in un gran guaio. Ha deciso di suicidarsi politicamente per un ideale: Paolini. Ed è solo per sentire le sue parole che ho corso tale rischio. Voglio vedere come finisce.

Ed ecco che il momento arriva: Carletto è colui il quale ha ricevuto l’incarico prestigioso di leggere un documento unitario del partito alla platea dei convenuti. Un segnale importante, che già fa intendere il finale. Se è lui a leggere la bolla papale, vuol dire che è stato incoronato baronetto di Calabria.

Segno evidente che si è rimesso alla corte. Renzi gli ha chiesto di porre fine a questa faccenda e siccome è stato lui ad alimentare false speranze a qualcuno, deve essere lui a rimediare portando la buona novella, per se e per gli altri. Un incarico importante, di responsabilità, ed altamente simbolico.

Carlo, in segno di fede, ieri ha recitato parole precise: l’unità tra di noi prima di tutto. Il partito sopra ogni altra cosa. Parole che una volta pronunciate hanno suggellato che nessuna divisione potrà esserci e che la quadra è stata trovata. Ognuno avrà il suo.

Da Roma gli hanno chiesto di metterci la faccia. E lui ce l’ha messa. Come volevasi dimostrare. Ma non vogliamo meriti, anche perché al direttore non piace l’autoreferenzialità. A me si. A fine lettura, la votazione: unanimità.

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Senza se e senza ma. Altro segno evidente che u pinnuli è statu coddratu. Anche qui non vogliamo meriti del tipo, l’avevamo detto, e cose simili. Bravo Carlo, hai fatto la scelta giusta, e per questo riceverai stima e gratitudine dai pezzotti. Per iniziare baronetto, non mi pare male.

Ora sì che hai davanti una lunga e splendida carriera. La tua remissione, del resto, non era cosa difficile da prevedere. Ma davvero qualcuno, anche solo per un secondo, ha pensato che Carletto si giocasse il suo futuro, e quello di tutta la sua squadra, puntando tutto su Paolini? Grande assente del giorno.

Cosa strana, si fa per dire. Viene da chiedersi come mai il candidato di Carletto, e del PD, di maggior spessore, come Paolini, ieri che si discuteva proprio di primarie e candidati era assente. Pare abbia preferito andare allo stadio, a Torino, a vedere la Juve.

Ma come, Enzo, sono mesi che ci abbuffi la guaddrera che vuoi fare le primarie, che ti vuoi candidare, e ieri che era il giorno più importante per te, dove tutti si aspettavano un tuo intervento, tu che fai? Vai allo stadio. Mah, io non ti capisco. Perché sei volato lontano da questo incontro? Mah!

Se ha preferito la partita alla discussione, ci sarà un motivo, viene da chiedersi. O è talmente sportivo da non perdersi una partita neanche se viene il terremoto, oppure lo hanno mollato, ed è stato meglio andare allo stadio. Enzo che dirti, questo era un finale già scritto.

La commedia è sempre la stessa. Ma davvero pensavi ad un finale diverso? Cosenza, come più volte ti ho detto, è al centro di un esperimento politico nazionale. Qui si fa la storia. Per quanto danaroso tu possa essere, e per quanto tu possa vantare amicizie importanti, non puoi fermare la storia. La triste storia, purtroppo per noi, che ripete esperienze del passato, camuffandole, come faccio io quando vado nelle sedi del PD, come rinnovamento che qui, in terra di Calabria sa più di feudalesimo, a vedere sempre le stesse famiglie.

Tipo il pentapartito. Ve lo ricordate? Tutti insieme contro qualcuno, per salvare poltrone e privilegi. Quel qualcuno oggi è Grillo. E a Renzi serve capire, proprio dall’esperimento di Cosenza, se la cosa è fattibile, replicabile. Gli serve un precedente politico e vittorioso, checchè ne dica Oliverio.

E secondo te, mettevano a rischio questo, per te? Bastava solo fare questo ragionamento politico senza andare oltre come abbiamo fatto noi, per capire che la posta in gioco è alta e che non ci sarebbe stata trippa per gatti. Non siamo più nel 2011. Il quadro politico è mutato e non di poco. Prima ne prendi atto e meglio è per te.

Renzi a Cosenza vuole la vittoria, e tu questa non puoi garantirgliela. E se c’è da sacrificare qualche interesse tutti devono farlo. E poi basta con queste primarie, è ora che qualcuno inizi a parlare di cosa vuole fare per Cosenza. Non fateci perdere altro tempo, visto la chiarezza delle cose.

Usiamo questa settimana non per far ancora campa cavallo, ma per cominciare un confronto pubblico sui bisogni della città. Fate quello che dite di fare: la politica. Basta con questa tarantella, te lo dico chiaro Guglielmè.

Il resto dell’incontro è stato solo contorno, non vale la pena neanche raccontarlo, come dice Antonio Ricchio: 50 minuti di pura accademia, ovvero parole sparse al vento. Giusto per far vedere che il PD discute. Speriamo, da domani, di cose serie che interessino i cittadini.

GdD