Per tanti è sempre più arduo votare turandosi il naso (di Delio Di Blasi)

Tra poche ore si chiuderà una campagna elettorale che, fin dall’inizio, è stata condotta su due piani paralleli: su un piano ha imperato l’ipocrisia della propaganda ufficiale, giocata su giganteschi manifesti colorati riempiti con faccioni paciosi e sorridenti e su brochures patinate (chissà dove avranno preso i soldi per pagare tanta abbondanza) in cui ha campeggiato un linguaggio accattivante, allusivo, da borghesi abituati alle buone maniere; ma lo scontro vero, praticato sottotraccia, si è consumato su un altro terreno, quello della realpolitik tutta “sangue e merda”, fatta di ricatti, clientelismo, candidature imposte nottetempo.

E’ stata una campagna elettorale che, liberato il campo dall’inutile candidatura di Presta, ha squarciato un velo, ha portato alla luce del sole ciò che tutti sapevano ma che, fino ad ora, era stato negato: il trasversalismo tra gli schieramenti ufficiali, la pratica politica intesa solo come continuazione degli affari con altri mezzi.

Così, Morrone (quello che abitualmente non paga i lavoratori per mesi e li usa come scudi umani per lucrare soldi al sistema sanitario regionale) che fino a ieri era stato un pilastro della destra occhiutiana, si allea col PD di Guccione (licenziato dalla Giunta Regionale solo qualche mese fa perché coinvolto nell’inchiesta su “rimborsopoli” e ora riproposto proprio da Oliverio come sindaco d’una presunta “grande Cosenza”), di Adamo e Bruno Bossio, insieme a quel campione di trasformismo in cerca d’autore che è il verdiniano Giacometto; i Gentile (quelli per cui un guasto provvidenziale bloccava le rotative di Calabria Ora e che, nel frattempo, sistemavano il meritevole rampollo nel CdA dell’Istituto dei Tumori, mentre all’ATERP “poi aggiustiamo le carte”), padroni incontrastati della sanità cosentina, tradiscono Renzi e si alleano con uno che, mentre si arricchiva con arbitrati ed extrabudget, da presidente dell’AIOP proponeva per i lavoratori aumenti contrattuali di un euro.

Sull’altro versante (si fa per dire!), Occhiuto giocava a fare la vittima del sistema, proprio mentre ricandidava l’ex capogruppo di Forza Italia appena condannato per la vicenda Tesi e, addirittura, attribuiva al suo vicesindaco, accusato di bancarotta e condannato a due anni e otto mesi, il merito di aver salvato le finanze comunali.

Sembra uno scenario kafkiano, invece è la realtà della politica cosentina.

Se Cosenza non fosse una città piegata dalla disoccupazione, dalla precarietà, impoverita e umiliata da anni di malapolitica di cui tutti questi personaggi sono stati i protagonisti indiscussi, se Cosenza fosse una città libera dal bisogno, domenica prossima spazzerebbe via tutte queste zavorre insopportabili con un tratto di matita copiativa.

Forse sarà improbabile che ciò accada ma, di sicuro, per tanti è sempre più arduo votare turandosi il naso.

Delio Di Blasi

candidato COSENZA IN COMUNE

Formisani Sindaco