Voto di scambio, a Cosenza piovono pampine

Come sempre qualcuno dirà: si inventano le notizie. Del resto lo sappiamo, non possiamo piacere a tutti. Come  succede a chiunque di noi. Anche a quelli a cui non piacciamo. Anche loro saranno antipatici, falsi, ipocriti, bugiardi, per qualcun altro. Succede a tutti. C’è chi ti ama e chi no. Non siamo soli in questo mondo.

Ma quando succede qualcosa che mette a repentaglio l’incolumità della comunità, il vivere civile, la sicurezza delle famiglie, la democrazia, ci si aspetta sempre, in questi casi, una presa di posizione corale e di coscienza, da parte di tutti i sinceri e onesti cittadini. L’interesse quando è comune non ha colori politici, né antipatie, né simpatie. Vale solo il buon senso. E conta solo chi lo usa. Cosa che dovremmo, ad iniziare da me, imparare a fare a Cosenza.

manifesto occhiuto campagna 2011 Ad esempio: se un sindaco non si cura del suo territorio, lasciando che chiunque scarichi rifiuti in ogni dove, inquinando magari l’acqua che tutti beviamo, è interesse generale prenderlo a calci in culo e cacciarlo via. Se poi a prenderlo a calci in culo è anche chi magari lo ha sostenuto, perché ammette l’incapacità, questo, non solo è segno di sincerità e crescita sociale, ma è un calcio che vale doppio. Questa si chiama civiltà, o meglio coscienza sociale.

Bisogna avere il coraggio di schierarsi dalla parte del giusto, quando si è di fronte ad un evento negativo innegabile,  anche quando a fare del “male” è il nostro beniamino. Stessa cosa dovrebbe succedere se invece dell’acqua ad essere inquinato in queste ultimi giorni dovesse essere il voto. Che non è da meno dell’inquinamento dell’acqua.

Per quanto qualcuno possa negarlo, sapendo di mentire, anche questa volta le pampine verdi, arancioni, e gialle, e talvolta viola, stanno girando che è una bellezza. 50 euro per un voto. Qualcuno è riuscito a tirare anche fino a 100 euro. Negare che questo sta avvenendo è come negare l’esistenza del sole.

Alcuni si sono fatti furbi, e invece delle pampine (banconote), hanno fatto, e stanno facendo girare, buoni spesa da 25 e 50 euro. Che sempre pampine sono. Di questi episodi ne è piena la città. Un mercimonio che nonostante le inchieste in corso non si è fermato. Anzi si è duplicato. Alla faccia dei PM di Catanzaro e Cosenza.

Questa non è una leggenda metropolitana, ma un dato concreto. Che se solo chi le ha ricevute, le pampine, parlasse, succederebbe un casino. Centinaia di questi episodi si stanno consumando proprio in queste ore, e si intensificheranno di molto nelle prossime.

occhiuto paolini showI più gettonati sono i soliti tre, non nuovi a queste pratiche: Occhiuto, Paolini, Guccione. La voce è para, come si dice da noi. Diverse persone si stanno muovendo con mazzine in giro per la città. Ognuno per conto del proprio padrone. Questo è sotto gli occhi di tutti. Chi lo nega non appartiene a questa realtà. Vive in un altro mondo, evidentemente.

Chiunque è in possesso di pacchettini o pacchetti di voto, in questo momento sta contrattando con il miglior offerente. Si sa. Anche quelli di natura familiare, che so, i 15, 20 voti. Sul mercato hanno un prezzo, e questo è il momento migliore per offrirsi.

Certo, questa è una pratica che non appartiene a tutta la città. Si riferisce, e si manifesta nelle forti aree di disagio sociale presenti in città, che possono coinvolgere anche diverse migliaia di soggetti. Che in una tornata elettorale come questa dove tutto si gioca sul filo, possono fare la differenza.

leone E’ chiaro che chi media queste “trattative” lo fa in maniera scusagna e con tutte le precauzioni del caso. Ma il dato che la guagna sta girando, resta.

Se solo chi assiste a questa pratica, o chi la riceve, trovasse il coraggio di documentarla e denunciarla sarebbe meglio di una rivoluzione. Da noi sono stati in tanti quelli che ci hanno raccontato in prima persona di questi episodi. Ma non vogliono apparire in nessun modo. Hanno paura.

Per dimostrare l’avvenuto voto di scambio non basta come “prova” una foto dove si vede una mano che da e l’altra che prende, serve un nome e un cognome. Una denuncia firmata. Qualcuno che ci metta la faccia per avere un prosieguo giudiziario. E questo qualcuno non c’è. Ed io, più che raccontarla così, con il rischio di farmi dire pure che me la sto inventando, non so come fare. Ma lo sapete tutti che è vero.

Speriamo solo che a differenza nostra che non possediamo potenti mezzi, la DDA di Catanzaro abbia sfruttato questo propizio momento per meglio documentare, con i loro potenti mezzi, questo squallido mercimonio. A conferma finale dell’esistenza, senza ombra di dubbio, di una Cosenza corrotta. E speriamo che presti si passi all’azione.

GdD