Perché la massoneria ha protetto (e protegge ancora) la mafia?

di Fabio Menin

Sin dalla primissima ora delle indagini seguite all’arresto di Matteo Messina Denaro, il sanguinario boss mafioso, chi gli stava vicino ed è stato arrestato è risultato appartenere ad una loggia massonica trapanese. Gli inquirenti nella ricostruzione che ha fatto il procuratore capo della repubblica di Palermo hanno parlato di “borghesia mafiosa”. Questa definizione riconduce all’esistenza di un ceto sociale benestante, il ceto dirigente della società trapanese che da quanto emerge ogni giorno dalle nuove indagini sempre più appare legato alle logge massoniche locali.

La sicurezza nella quale il boss pare essersi mosso sembra sia legata proprio alla complicità di cui ha goduto proprio dagli ambienti massonici. E anche grazie a queste organizzazioni avrebbe potuto girare il mondo indisturbato. Non siamo alla P2 di Licio Gelli, ma ad un’associazione che dimostra di avere fatto affari con la mafia in vari campi. Ed è una situazione che è già stata accertata anche in Calabria, come emerge da varie ricostruzioni giudiziarie e anche di stampa. 

Comincia quindi ad essere sempre più evidente che nel Mezzogiorno d’Italia, in vaste aree la massoneria non è semplicemente un’associazione filantropica che protegge i suoi iscritti, ma un’associazione che fa affari con la criminalità organizzata e che al momento si preoccupa pure di proteggere la latitanza dei mafiosi. Se verrà accertato dai magistrati che stanno indagando che più logge sono state effettivamente coinvolte nella latitanza di questo boss penso che la massoneria trapanese dovrebbe essere sciolta COME ORGANIZZAZIONE SEGRETA CHE HA AGITO CONTRO LE LEGGI DELLA REPUBBLICA.

Sia Tina Anselmi, che anche altri politici hanno provato a scalfiggere il muro di impenetrabilità della massoneria italiana promuovendo azione legislativa contro queste associazioni segrete, ma evidentemente l’azione politica svolta anche da varie commissioni d’inchiesta parlamentari non è stata sufficiente davanti  a quanto si sta dimostrando sia avvenuto nella Sicilia.

La inconsistenza  complessiva della politica italiana attuale, la mancanza di uomini di spessore culturale impegnati in politica, certamente favorisce questo degrado a cui stiamo assistendo. Bisogna però avere il coraggio si mettere in dubbio l’opera contraria alla costituzione e alle leggi repubblicane che molte logge massoniche meridionali stanno dimostrando nei fatti di portare avanti. E’ un’intreccio perverso tra massoneria, poteri economici, politica e mafia.

E siccome la massoneria è ampiamente diffusa anche  in Calabria, anche in provincia di Cosenza, per esempio e in molte zone assume ruoli dominanti al punto che per avere appalti pubblici bisogna per forza passare da lei, credo sia venuto il momento per gli uomini che invece credono ancora nella costituzione e nei valori della nostra repubblica di dissociarsi anche pubblicamente da ogni legame con questo tipo di associazionismo che alla fine si riduce ad un passe-partout per fare affari con chiunque, anche coi mafiosi dichiarati, e coi mafiosi i più pericolosi che ci siano in circolazione, come Messina Denaro appunto.

Io non saprei dire se occorre una nuova legge contro le associazioni segrete che cercano di infiltrarsi nello stato, ma penso che la politica italiana o si decide di dividere le proprie responsabilità di separarsi dall’associazionismo massonico  cui la destra, la sinistra e pure il centro finora si è legato oppure non credo ci sia da aspettarsi nulla di buono per il nostro futuro politico come nazione civile.  Bisogna ricominciare a fare politica con le sezioni, con le riunioni di quartiere, con il confronto pubblico e i partiti e i movimenti devono ritornare alla luce del sole a discutere dei problemi del nostro paese. Solo così potremo uscire dal pantano massonico-mafioso in cui buona parte del paese è piombato.