Piazza Fera: dal patto di potere al complotto

Foto di MASSIMILIANO PALUMBO

La caduta della rossa Cosenza è un evento per la destra calabrese di non poco conto. Scopelliti arma le truppe e marcia su Cosenza. Mario Occhiuto è da qualche mese sindaco. La roccaforte che fu di Mancini, l’Atene della Calabria, cambia fisionomia politica. Per vecchi e nuovi fascisti è la rivincita tanto attesa. D’ora in poi niente sarà più come prima, vanno ripetendo. E’ la fine, a detta loro, di un’ era politica che della clientela e della speculazione ha fatto la sua vera ideologia. Altro che comunismo!

Truppe cammellate da ogni dove si riversano su Cosenza. Tutti dietro alla prima fila composta da cinghiali, avvoltoi e ogni specie di fauna selvatica, a manifestare la loro gioia. Dal palco, posizionato in piazza dei Bruzi, Scopelliti arringa una folla galvanizzata al grido di: faremo, costruiremo, erigeremo. Ma i calabresi si accorgeranno presto che più che questi verbi, quelli usati da Scopelliti saranno: intrigheremo, intrallazzeremo, arrafferemo.

L’architetto ha da poco varato la sua prima giunta che volge molto al femminile. Vecchie conoscenze del sindaco, acquisite nell’ambito lavorativo, entrano a far parte della sua squadra di governo: Martina Hauser. Il resto è nominato in base alla solita lottizzazione di partito, o meglio, in base ai pacchetti di voto. Spicca su tutti Katya Gentile, che con il ruolo di assessore ai Lavori pubblici, è di fatto la garante del “patto dei lazzaroni”.

E per bilanciare, Occhiuto nomina al quarto piano il suo uomo di fiducia: l’architetto Domenico Cucunato. Oltre ovviamente a tirarsi dietro mezzo personale del suo oramai fallito studio di progettazione. Molte erano le spettanze dovute dall’architetto ai suoi dipendenti, e per rimediare, non c’era altra via, se non quella di proporre loro un’alternativa lavorativa. Una proposta economica importante, che bloccò di fatto ogni iniziativa legale degli stessi (che rivendicavano le loro spettanze) contro il sindaco.

La giunta è varata, gli uomini di fiducia posizionati e l’apparato parallelo allertato. Il messaggio è chiaro: state buoni che ce n’è per tutti… riferito ai loro amici, ovviamente. Sono loro, ora, i nuovi padroni della città.

E tutto intorno regna l’armonia. E’ un mondo fantastico, quello che gli si apre davanti. Ruzzolano felici, tutti insieme, nei verdi pascoli. E si apre ufficialmente la stagione dello “sciacqua Rosa e biva Agnese”.

Il senso d’impunità è forte, viste le protezioni. E giù con delibere e determine. Non ci si preoccupa nemmeno di curare un po’ la forma amministrativa, si scrive a braccio. Si firma tutto il firmabile, specie se le carte arrivano dal sindaco o dal suo vice. E dopo una dura giornata di lavoro, la sera, tutti insieme a prendere l’aperitivo nei bar “fighi” della città. Si sguazza che è una meraviglia.

E in questo dolce cullarsi inizia lento il 2012.

PIAZZA FERA/BILOTTI

Gli uffici del quarto piano lavorano alacremente e, tra un cottimo fiduciario e l’altro, una determina e l’altra, bisogna concentrare gli sforzi per costruire il capitolato d’appalto della gara del secolo: piazza Bilotti.

Occhiuto ha già delineato la sua visione di città: investire in cultura. O almeno quella che lui reputa tale. E si inventa anche un nuovo brand: Alarico il barbaro.

Tutto parte dalla nuova piazza Bilotti: quella che per lui è la porta d’entrata al MAB. Bisogna accelerare le procedure e mettere subito a gara l’opera. E’ tutto in mano al responsabile unico del progetto, all’architetto Cucunato, che tutta questa esperienza in campo amministrativo proprio non ce l’ha. Fa quello che può, pur di compiacere il sindaco e il suo vice. E spesso, come vedremo, non ne azzecca una. La stesura del disciplinare di gara è affidata alla commissione di vigilanza composta dall’architetto Stefania Frasca, con funzioni di coordinatrice, dall’ingegnere Alessandro Coletta e l’avvocato Oreste Morcavallo. L’appalto è grosso ma presenta una peculiarità: non si guadagna sul cantiere, ma sui servizi da gestire ad opera finita (che tra parcheggi, attività commerciali e gestione del museo, gli introiti stimati dovrebbero aggirarsi intorno ai 700.000 euro all’anno). E per l’esecuzione dei lavori è prevista anche una quota di 5 milioni di euro a carico della ditta aggiudicataria. Difficile che qualcuno dalle nostre parti partecipi ad un bando così.

Gira, vota e riminia, il 27 febbraio del 2012, l’appalto è a gara. E, com’era prevedibile, partecipa una sola ATI così composta: Barbieri costruzioni srl, Cittadini srl, No problem parking spa, Sigea costruzioni spa.

Ma da questo momento in poi tutto inizia ad andare storto. L’opposizione, che non ci sta, guidata da Paolini, tira fuori, dalle carte dell’appalto, una perizia geologica, che risultata copiata pari pari da un progetto precedente su piazza Bilotti. E vai con gli esposti. Nello stesso tempo, chi scrive inizia a scandagliare le carte, e partecipa all’apertura travagliata del plico.

Seguo costantemente l’evolversi della gara, senza non poche polemiche col sindaco, che mi invita in Comune per prendere visione di tutta la documentazione relativa alla gara, che secondo lui non presentava nessuna irregolarità. Le mie osservazioni erano riferite alla mancanza di una serie di elaborati, nell’offerta presentata dall’ATI, previsti per legge nel bando. Ma non solo. La mancanza della perizia geologica definitiva, l’elenco dei prezzi e altri elaborati obbligatori per la regolarità della gara. E non per ultimo le mie, ma non le sole, perplessità sulla realizzazione del “progetto di fondo” presentato dal raggruppamento di imprese che fa capo alla Barbieri Group. E, come si dice a Cosenza, sputa cca ‘nnumini, i tre membri della commissione, nominati dall’allora prefetto Cannizzaro, annullano la gara.

Tutto da rifare. Il danno è grave e i tempi stringono: si fa sempre più concreta la possibilità di perdere parte dei fondi PISU destinati all’opera. E questo non deve accadere. E qualcuno, nel mentre, fa chiaramente capire di essere incazzato. Tutta questa attenzione sui fatti del Comune non è gradita. E a questo bisogna porre rimedio. Sarà compito degli amici degli amici prendere seri provvedimenti contro chi ha messo in seria difficoltà l’amministrazione.

Ma in quel momento la priorità, per Occhiuto, era recuperare la gara. Cucunato si rimette all’opera. E così, nel mese di agosto del 2012, il sindaco ci riprova, annunciando una nuova gara.

Nel frattempo a Cosenza gli eventi sociali sono segnati da una novità per la città, che fino a quel momento era abituata ad aver a che fare con movimenti di chiara ispirazione anticapitalistica, altrimenti detti No-global. Compare sulla scena politica cittadina il primo movimento contro la precarietà dei giornalisti: OIL, oltre il labirinto.

Da subito si presenta come spina nel fianco di direttori responsabili e politici, che, visto il successo della prima uscita pubblica, cercano in ogni modo di correre ai ripari. C’è il rischio che le tante presenze di precari dell’informazione all’interno del movimento, molti dei quali conoscono bene il funzionamento delle redazioni e lo sfruttamento ad esso legato, possa sputtanare il modus operandi accomodante verso i marpioni politici, praticato nelle redazioni. I tentativi di infiltrazione e di manipolazione del movimento si susseguono. Senza contare la strumentalizzazione di questo e di quello. Ma ciò che farà breccia nel movimento, minandone l’unità, è il più classico dei giochetti…

Michele Santagata