Pizzo, degrado inarrestabile: le gravi colpe dei commissari. L’esposto a prefetto e questore

Il commissario Reppucci

Pizzo, 25 Maggio 2022

LETTERA APERTA
Al Signor Prefetto di Vibo Valentia
Dott.ssa Roberta Lulli
Al Signor Questore di Vibo Valentia
Dottor Raffaele Gargiulo
Agli Organi di Stampa e Comunicazione con cortese preghiera di diffusione.
Oggetto: considerazioni e conclusioni, in merito alla gestione commissariale del comune di Pizzo (VV).

Si accinge finalmente a concludersi con una triste quanto liberatoria uscita di scena, una parentesi governativa che consegnerà alla travagliata storia istituzionale della città di Pizzo l’ennesimo triumvirato prefettizio che ha lasciato, a parere di molti, l’amaro in bocca per i tanti rimpianti e le parecchie occasioni perdute. Infatti, come ben si sa, circa due anni e mezzo or sono l’allora governo cittadino targato Gianluca Callipo, dopo oltre sette anni di gestione a dir poco discutibile, implodeva sotto i devastanti colpi della monumentale operazione di polizia Rinascita- Scott, (che svelava, per quanto riguarda Pizzo, solo in parte le dinamiche criminali che da circa un trentennio opprimono e condizionano la cittadina), consegnando ad una collettività sgomenta un paese metaforicamente paragonabile alle drammatiche immagini della nave Concordia.

Tuttavia la nomina di una terna commissariale aveva suscitato nella popolazione quella fiducia e soprattutto quelle sacrosante aspettative, di cui tanto si sentiva la mancanza in ordine alle varie tematiche che segnano la vita amministrativa di una comunità. Invece sin da subito la terna si è dimostrata avulsa dal contesto sociale ed arroccata su sé stessa, impegnata quasi unicamente in ossessive pratiche narcisistiche ed autocelebrative che spesso si concretizzavano sulla stampa locale e sui social.

Un’occasione persa dunque, visto che chi non ha colore politico in quanto rappresentante dello Stato, avrebbe potuto e dovuto dare piccoli ma significativi segnali di discontinuità rispetto al passato, soprattutto dopo aver stilato a pochi mesi dall’insediamento una prima relazione di pubblico dominio a dir poco inquietante, nella quale si cristallizzava un quadro apocalittico ed il conseguente marasma nel quale annaspava l’intera macchina burocratica comunale, tanto da additarla negativamente soprattutto per i servizi erogati ai cittadini non sempre ottimali, per l’incuria, il degrado e lo stato di abbandono in cui versa il territorio e per ritenute opacità ed omissioni di alcuni uffici in particolare, non senza rimarcare l’approssimazione organizzativa e la scarsa trasparenza amministrativa con buona parte del personale inserito in uffici nevralgici senza avere le giuste e dovute competenze. Tutto ciò ha finito solamente con l’offrire un quadro desolante in merito a quello che si sarebbe potuto fare ma non si è fatto.

Certamente eravamo consapevoli che in un tempo relativamente breve non si poteva pretendere la luna, ma se chi ha responsabilità di governo invece di raccogliere suggerimenti od eventuali criticità li rintuzza come fossero segnali di lesa maestà, e risponde addirittura con slogan e propaganda in perfetto stile Istituto Luce….

Piccoli segnali, quindi, venuti meno, ad iniziare dall’operato di quel che rimane del Corpo di Polizia Municipale (magari senza trasformare per magia gli LSU in agenti di polizia locale con tanto di divisa), dando così qualche timido segnale di legalità visto lo stato di anarchia in cui versa il paese dinanzi alle costanti violazioni al Codice della Strada che ne pregiudicano la viabilità in determinati orari e in specie nel periodo estivo dove tra l’altro, in nome di una “volgare movida”, volutamente incontrollata e tollerata, il paese viene preso letteralmente d’assalto da orde di gente di ogni risma e latitudine, e come al solito a pagarne il conto in termini di vivibilità e disagio sono i residenti, senza dimenticare le immani difficoltà e le drammatiche conseguenze che potrebbero avere i mezzi deputati al soccorso pubblico in un simile ed infernale contesto.

E sempre a proposito di legalità, e quindi ancora trasparenza amministrativa, ordine e sicurezza pubblica, (argomenti che a Pizzo hanno sempre creato un malcelato fastidio in chiunque lo abbia amministrato), visti i nefasti accadimenti, a dir poco sconcertante ed inaccettabile è sembrata la totale ed assoluta mancanza di presa di coscienza da parte della triade della reale portata di quello che di gravissimo è accaduto, (Pizzo unico comune sciolto per infiltrazioni mafiose nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott), permettendo ai vari uffici con un continuum di condotte sprezzanti di mantenere inalterato uno status quo gestionale a dir poco personalistico ed al di fuori da quelli che sono precisi ed ineludibili indirizzi normativi, tanto che nonostante diverse segnalazioni da parte di numerosi cittadini relative ad ataviche ed annose criticità, si sono visti solo sporadici interventi dei commissari che si concretizzavano con “asettiche e pilatesche letterine” all’indirizzo di vari Uffici provinciali, regionali ed ai responsabili di settore del comune napitino, quest’ultimi però mai messi in discussione anche e soprattutto con una opportuna e dovuta rotazione degli incarichi e redistribuzione delle deleghe. Allo stesso modo inquietanti sono sembrati l’assenza di fattive e concrete politiche per la sicurezza – al di là di qualche sterile, circostanziata e stereotipata dichiarazione o comparsata da social – che potessero portare ad un fisiologico innalzamento della guardia e quindi alla necessità di richiedere l’istituzione di nuovi presidi di polizia, od in alternativa l’assegnazione di un numero maggiore e permanente di personale delle forze dell’ordine di qualunque parrocchia.

Altro segnale non pervenuto riguarda il permanere di un degrado urbano che a tutt’oggi si osserva in ogni angolo del paese, e che si estrinseca nelle vergognose condizioni in cui sono lasciate molte strade luride, nauseabonde ed insozzate anche da deiezioni di animali, e dove non di rado fanno da degna cornice pure ratti, blatte, gatti, cani randagi e cinghiali. A tal proposito in alcune zone del paese non si vede un netturbino da anni, mentre il risultato per quelle spazzate (per usare un eufemismo) dipende dalle voglie e dagli umori degli operatori ecologici di turno e di chi li gestisce, malgrado per tale servizio le casse del Comune, e quindi degli utenti tassati con la Tari, si alleggeriscono ogni anno di ben 600.000 euro per il pagamento del servizio affidato ad una ditta privata.

Altra nota dolente sono le tante pompe di sollevamento o vasche di decantazione dei liquami fognari, spesse volte in tilt in determinate zone tanto da portare a scaricare il troppo pieno direttamente a mare senza che per questo sia mai stato apposto un segnale di divieto di balneazione.
Così come un’altra grande ed inaccettabile pecca alla quale non si è posta fine, è il non aver mai fatto effettuare controlli a campione all’acqua che raggiunge le abitazioni attraverso le fatiscenti e putride condutture cittadine, da sempre interessate da perdite e contestuali interventi di riparazione a macchia di leopardo, con ciò arrogandosi la facoltà di dichiarare pretestuosamente che l’acqua che raggiunge i rubinetti delle case sia potabile (anche se quasi nessuno a Pizzo la usa per bere).

Ed ancora, che dire dell’impianto di pubblica illuminazione spesso in alcuni punti acceso di giorno e spento di notte, e delle artistiche lanterne presenti in piazza della Repubblica e lungo il corso principale del paese letteralmente vandalizzate da interventi che invece di prevedere la sostituzione della lampada allo iodio con quella a led a risparmio energetico, di fatto sono state mutilate levando i vetrini laterali e la borchia sulla quale veniva avvitata la classica lampada a forma di candela.

Un intervento, ad osservarlo, deplorevole, ripugnante dal punto di vista estetico, ed a dir poco carente dal punto di vista della luminosità in quanto piuttosto che aumentare la visibilità notturna ha creato delle vaste zone d’ombra tanto da indignare numerosi cittadini. Un intervento costato complessivamente 85 mila euro, quando con gli stessi soldi si poteva intervenire ammodernando i vetusti impianti esistenti in numerosi vicoli e risalenti agli anni ’50. Insomma un fallimento totale su tutti i fronti atteso anche che non si è dato nemmeno mano ad alcun piano del colore, di conservazione del decoro architettonico del centro storico, piano del commercio, piano paesaggistico, ossia tutto ciò che potesse dare un vero segnale di svolta ad una comunità che vive di turismo.

Invece la meccanica e petulante lamentela sulla quale la comunità è stata pedissequamente edotta ad ogni intervento pubblico è stata l’evasione dei tributi locali, che probabilmente alla fine ha indispettito la gente piuttosto che farla partecipe del diritto a pagare ciò che merita di essere pagato.
Infatti, grazie a questa continua e stucchevole nenia l’evasione dal 50 è passata al 70%. A ciò ha contribuito pure l’assoluta mancanza di una Carta di qualità dei servizi comunali, quella sorta di patto tra utente e fornitore del servizio ove sono sanciti diritti e doveri dell’uno e dell’altro. Insomma al Comune di Pizzo si navigava e si continua a navigare a vista in virtù del motto: paga e stai zitto!
E ciò lo sta riscontrando la comunità pure in questi ultimi mesi, durante i quali sono arrivate nelle case dei pizzitani migliaia e migliaia di ingiunzioni di pagamento per tributi risalenti addirittura al 2014 e relativi alla sola depurazione delle acque, senza che però in bolletta ci sia un parametro di raffronto in termini di consumo idrico visto che la depurazione interessa le acque reflue urbane che dovrebbero (usiamo il condizionale per via delle risapute ed annose problematiche delle pompe di sollevamento e del depuratore comunale ancora oggetto di sequestro giudiziario) essere depurate in rapporto appunto al consumo idrico dell’utente.

E che dire poi delle artificiose note di notifiche per non far mandare in prescrizione quanto richiesto, notifiche che peraltro mai nessun cittadino ritiene di aver ricevuto. A proposito, che fine ha fatto l’inchiesta relativa al ritrovamento di sacchi di lettere da notificare, rinvenute davanti alla sede comunale? Si è accertato se le notifiche siano realmente mai partite dal Comune di Pizzo? Quale la fretta di abbandonarle in una pubblica via? Interrogativi leciti che rafforzano un quadro già di suo “a tinte fosche”, così come lecito è evidenziare le spese folli e senza alcun criterio e necessità, come ad esempio la levigatura a lucido dei pavimenti delle stanze del Municipio, la sostituzione contestuale di intere plafoniere nelle stanze degli uffici comunali e dei lampadari di pregevole fattura che adornavano la sala consiliare con delle fredde ed inestetiche plafoniere in plastica, il tutto per un esborso di quasi 300 mila euro. E continuando nel festival dello spreco, segnaliamo la spesa di 10 mila euro per il tornello all’ingresso del Municipio per controllare chi era o non era in possesso del green pass, i 99 mila euro spesi per realizzare un muretto in calcestruzzo con soprastante rete metallica al campo sportivo V. Tucci, assieme a circa 60 sedute in plastica senza schienale e ad una porta in ferro all’ingresso dello stadio. Ma il limite del grottesco per un Comune oberato di debiti si è raggiunto con l’acquisto di un SUV, che si affianca ad un’altra auto di servizio per i soli TRE vigili urbani effettivi, un’autovettura costata ben 35.000 euro più altri 3.000 l’anno per spese di assicurazione e tassa di possesso.

A dir poco deprimente ed imbarazzante, è stato anche leggere poi di un pregno elenco di lavori pubblici definiti ultimati ma che in realtà non lo sono, ed il riferimento è ad esempio al tratto finale dell’impianto di pubblica illuminazione tra la ex SS 522 e il bivio Angitola completamente buio, la ristrutturazione di un rudere presso l’ex mattatoio costato 50.000 euro perché diventasse un’isola ecologica ma che di fatto fa’ vedere alla cittadinanza solo l’installazione di un cancello in ferro ad apertura manuale; cosi come l’ultimazione di un parcheggio e parco giochi in via Pietà che nessuno ha ancora visto, per non parlare dell’indigesto… impianto di video sorveglianza monco, rattoppato in alcuni punti “alla carlona” e privo di varchi con lettore targhe, con intere zone del paese non coperte per la gioia dei malintenzionati di turno. Ed ancora, una zona ZTL rimasta solo su carta con annessi dissuasori del traffico a scomparsa, che nessuno sa come si potranno far abbassare per permettere il transito ai residenti o ai mezzi di soccorso.

E proseguendo la saga delle occasioni mancate, anche e soprattutto dal punto di vista umano e sociale, ci sarebbe piaciuto che alle convocazioni del popolo fatte dalla triade in aula consiliare per discutere di dehors coperti, toponomastica, piano spiagge e altre pinzillacchere varie, si fossero trattati anche altri argomenti come per esempio lo stato di indigenza e difficoltà che vivono diverse persone abbandonate al loro triste destino, che in mancanza di servizi sociali adeguatamente presenti sopravvivono in una condizione di inaccettabile marginalità e prostrazione, il che dovrebbe far riflettere e smuovere qualche coscienza a dir poco distratta o sopita… o chiunque blatera e disserta filosoficamente, senza nessun riscontro con azioni specifiche e concrete, di inclusione e tanti bei discorsi teorici che tali poi rimangono. Come del resto avremmo certamente plaudito a che la stessa cittadinanza ed associazioni di categoria venissero coinvolti ed ascoltati sul livello di sicurezza percepita ovvero: il tema stupefacenti che spesso ha visto Pizzo riempire intere pagine di cronaca giudiziaria, aprendo un serio ed onesto confronto anche su eventuali estorsioni e lavoro nero; ma meglio evitare di parlare di quello che non si vede o non si vuol vedere, teniamo tutti famiglia…

Potremmo continuare all’infinito, ma non ci va di tediare oltremodo chi già subisce quotidianamente scelte inique e tracotanti, e per di più è costretto a continuare a pagare tributi esosi ed onerosi per sprechi e servizi praticamente inesistenti. Pertanto ci rivolgiamo per l’ennesima volta alla cittadinanza: ci può stare il furore e l’animosità dimostrata per lo stravolgimento delle antiche funzioni religiosi pasquali, ma altrettanto ardore e “fuoco sacro” ci piacerebbe vederlo quando si tratta di esporsi a salvaguardare e difendere quella gloriosa identità pizzitana per la quale la città nel passato era presa come esempio di legalità, correttezza e comportamenti civili, e che oggi purtroppo è calpestata quotidianamente anche da chiunque gestisce la cosa pubblica.

Originale firmato agli atti di questa O.S. Il referente l’Osservatorio per l’ordine la sicurezza pubblica e la criminalità Pizzo.
Giacomo GULLO