Caro direttore,
dopo i recenti fatti di cronaca, letta la nota declamazione “la burocrazia é peggio della ‘ndrangheta”, da ex funzionario regionale, per quanto io ne sappia, mi meraviglio che non si é mai fatto un accertamento fiscale puntuale su tutti i funzionari e dirigenti (compresi i familiari) che lavorano nei centri di spesa.
La politica regionale si illude, ma lo sa che non comanda, né alla Regione né al Consiglio regionale, essa ad ogni elezione si presenta alla burocrazia, nomina i vertici ed ecco che una parte di essa li usa: si fa credere al consigliere, assessore o Presidente di turno di essere a sua disposizione ed in apparenza è acquiescente. La politica di fatto sceglie i direttori e i segretari generali e da questi a cascata dipendono premi, incarichi e valutazioni di dirigenti, funzionari e personale più basso.
Per questo (motivi economici in primis e di prestigio personale) buona parte del personale, dopo ogni elezione “mette la bandiera al vento”, ma con sempre presente il retro pensiero: loro cambiano, noi siamo sempre qua e senza di noi nulla possono fare. Il politico eletto, a mio parere, “deve pagare le promesse elettorali” e senza una burocrazia compiacente (per la separazione dei poteri), non può realizzarli, non va da nessuna parte.
Aggiunga a questo, a mio parere, una grassa ignoranza amministrativa della classe politica calabrese. Ciò detto, non ritengo Oliverio un disonesto, ma con la sua notevole esperienza é stato incapace di gestire al meglio la cosa pubblica, nessun rinnovamento sostanziale della macchina burocratica, delle infrastrutture e delle condizioni di vita dei calabresi. Anche lui é stato inglobato dal sistema, non ha sostituito i mandarini apicali e questi usando una tecnica collaudata da tempo, ossequiosi, lo fanno sentire, importante, onnipotente, pendono dalle sue labbra.
La complessa macchina consiliare e regionale osanna i governatori di turno e li rinchiude in un cerchio magico di fedelissimi che spesso, letta la cronaca, agiscono per proprio tornaconto. Le principali colpe di Oliverio (ripeto: un uomo di esperienza notevole) sono quelle di non avere rinnovato la burocrazia verticistica, di non controllare la macchina burocratica attraverso personale competente ed estraneo alla Regione, di non aver reciso i legami negli uffici con una vera rotazione e cioè spostare a turno almeno il 30% di dirigenti e funzionari da un dipartimento all’altro.
Certi dipendenti hanno una concezione proprietaria della funzione che svolgono. Spesso da una stanza all’altra non si sa cosa fa il collega. Il male di tutti i governatori é che oltre a circondarsi rinchiudendosi nei cosiddetti cerchi magici, sono incapaci di mettere nei posti apicali persone nuove e di comprovata esperienza attingendo da albi nazionali e non su altri requisiti. Sarebbe utile un forte ricambio negli uffici. Da superare, in quanto non ha senso, la norma del 1991 che separa i ruoli del personale tra Giunta e Consiglio regionale. Serve recidere di netto il paradigma “questo ufficio é mio, qui comando io e senza di me nulla si può fare”, spostando il personale burocratico tra Giunta, Consiglio, ASP e A.O..
La politica é debole in Calabria, eravamo e siamo sempre l’ultima regione d’Italia, non vola alto e vive il mandato elettorale con l’eterna preoccupazione della rielezione quinquennale, ogni consenso acquisito è sicurezza. La burocrazia ben conosce la debolezza di questa politica e non avendo problemi di rielezione, la mette sotto, si rivolge al politico, frequenta le segreterie, dicendo, “sa onorevole (termine improprio, lo statuto recita che sono consiglieri), ci sono da rinnovare gli incarichi dirigenziali… io vorrei andare là, ci sono da rinnovare le posizioni organizzative etc…)”.
Questo è tratto dalla mia esperienza lavorativa, deluso da una giunta regionale che doveva essere il rinnovamento in quanto il 70% sono giovani e molti alla prime esperienza politica. Questa terra produce solo giovani emigrati (con esclusione dei figli delle caste locali) e viaggi della speranza. La Regione Calabria non ha senso che esista, andrebbe eliminata, si stava meglio amministrati da Roma. Circa duecento milioni di spese tra politici e personale, per essere tristemente in coda nelle classifiche europee. Certo, un popolo che ha bisogno, con il cappello in mano e genuflesso, diventa facile preda di chi gli propone soluzioni che raramente si realizzano, va tenuto sotto. Andrebbe azzerata la classe politica e burocratica di vertice regionale. Ahimè, purtroppo, conoscendo i miei corregionali dico che non c’è speranza. Lo stato di necessità della popolazione ha fatto la fortuna e l’arricchimento di politici e burocrati. Perché cambiare? La risposta sta ai calabresi: tra un anno si vota, sarei felice di essere smentito ma continuo a non avere nessuna speranza.
Carlo Ranieri