Politiche 2018, ai calabresi piace soffrire: più li derubano, più li votano

Evidentemente ai calabresi non sono bastati 20 anni di berlusconismo per capire che questo signore, e chi lo rappresenta nei nostri territori, ha come unico scopo quello di tutelare la sua ricchezza e quella dei suoi compari. Ai calabresi non sono bastati 20 anni di false promesse, 20 anni di milioni di posti di lavoro mai arrivati, 20 anni di collusione con ogni tipo di potere mafioso, 20 anni di leggi ad personam, 20 anni di ricatti, bugie e malaffare a tutti i livelli. Evidentemente 20 anni di berlusconismo non sono bastati a convincere i calabresi che se siamo a questo drammatico punto, la colpa è proprio di personaggi come il Berlusca che ha permesso a tutti gli amici degli amici di depredare le nostre ricchezze.

I pochi calabresi che hanno tratto profitto dai governi Berlusconi sono: gli imprenditori truffaldini, i garantiti del posto fisso statale (dirigenti, funzionari, impiegati), i privilegiati delle pensioni d’oro, i politici corrotti, i masso/mafiosi, i servitori dello stato infedeli, i professionisti dell’intrallazzo, gli speculatori, i parassiti che vivono di rendita e tuttu u cucuzzaru che gli ruota attorno. Per gli onesti, i lavoratori, le famiglie, i precari, i disoccupati, gli inoccupati, i pensionati a minimo, e tutti i morti di fame, nulla è mai cambiato. E questo nessuno lo può negare. Morti di fame eravamo prima, morti di fame siamo oggi.

Nonostante l’evidente presa per il culo a cui siamo stati sottoposti da tutta la politica ladrona, compresa quella del Pd, negli ultimi 30 anni, nonostante nulla sia cambiato nelle esistenze dei calabresi, nonostante continuiamo a vivere nella regione più povera d’Italia, nonostante le tristi immagini di migliaia di ragazzi che dalla Calabria emigrano in cerca di lavoro, nonostante tutto, i sondaggi dicono che in Calabria il partito di Berlusconi vola. Eppure tutto il male che ha prodotto nella nostra terra, compresa miseria e povertà, è sotto gli occhi di tutti. Tutti conoscono i danni che ha creato, ma non fa niente, noi a Berlusconi lo votiamo lo stesso.

Si sa che il calabrese è capu tosta cchiù du ciucciu. Che è quanto dire. E 30 anni di testate al muro, evidentemente, non sono bastate a farci cambiare idea. Ci sentiamo furbi rispetto a tutti gli altri, ma la verità è che spesso e volentieri ci lasciamo fregare come dei minchioni. Siamo succubi storicamente del potere. Ci sottomettiamo quasi sempre a chi comanda, anche se questo ci porta solo fame e miseria. E magari, come è successo con Berlusconi, lo elogiamo pure. Più ci maltrattano e più li rispettiamo. Più moriamo di fame e più votiamo ladroni e mafiosi. Perché è con la paura e con un tozzo di pane, elargito con disprezzo, che ci tengono buoni. Tanto i calabresi non si ribellano mai. Possono farci tutto quello che vogliono che noi sempre lì, zitti e supini, a riverire il potere. Questa è la realtà. Altrimenti non si spiega come mai, nonostante i tanti miliardi di euro arrivati in Calabria, le nostre condizioni sociali ed economiche sono le stesse di quelle di 50 anni fa. Come mai? Tutti i calabresi sanno benissimo dove finisce il denaro pubblico: non certo nelle tasche di chi ha veramente bisogno. E nonostante ciò ci lasciamo derubare senza dire una sola parola. Anzi li premiamo con il voto. Perché il calabrese ammira chi sa rubare. Ed è giusto premiarlo.

In questa tornata elettorale insieme a Berlusconi i calabresi pare che voteranno anche per Salvini. Oltre il danno anche la beffa. Non ci basta essere derubati e costretti alla miseria, abbiamo anche bisogno di essere offesi nella dignità. Giusto per fare il servizio completo. Non solo votiamo i soliti ladroni, ma anche chi ci ha sempre disprezzato, come i leghisti. Anzi siamo fieri di dare la possibilità a Salvini di andare al governo per maltrattarci ancora di più. Perché quello che ci hanno fatto fino ad ora non ci basta. Vogliamo soffrire fino in fondo. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci offenda e ci maltratti per sentirci pienamente noi. Pur di mantenere quel tozzo di pane siamo disposti anche a mettere da parte dignità e rispettabilità, votando Salvini.

Il calabrese che vota Berlusconi/Salvini ricorda molto il personaggio interpretato dal grande Troisi in un suo famoso film, “Pensavo fosse amore invece era un calasse”. Troisi disperato perché la fidanzata lo ha mollato, si lancia in un monologo sulla sofferenza, rappresentando benissimo, a sua insaputa, lo spirito che anima i calabresi quando votano Berlusconi/Salvini. Disturbato dal suo amico Amedeo, Troisi spiega il suo bisogno di sofferenza, e dice: “… per favore lasciatemi soffrire tranquillo, io non vi ho chiesto niente… vi ho chiesto per caso qualcosa? No! E allora lasciatemi soffrire tranquillo, ho bisogno di soffrire bene e voi mi distraete, non riesco a concentrarmi… la vostra presenza, le vostre parole, mi disturbano… soffro male, soffro poco, non mi diverto… non c’è quella bella sofferenza… voglio stare male e soffrire, soffrire, soffrire… a te potrà sembrare poco o strano ma io ho bisogno di soffrire… e tu mi distrai…”.

Se non soffre il calabrese non si sente realizzato. Ed è per questo che mette in campo ogni azione autolesionista, pur di arrivare alla sofferenza pura. E niente e nessuno potrà mai fargli cambiare idea.