Ormai si fa fatica a tenere il conto dei salti della quaglia di Giacometto Mancini. Ci vorrebbe un biografo al suo seguito per aggiornare di continuo la casella delle sue appartenenze politiche. Nessuno vorrebbe tracciare ingenerosi paragoni con il nonno che portava il suo stesso nome ma alla fine è inevitabile e il vecchio Giacomo non sarebbe stato per niente soddisfatto della carriera del nipote, che tra l’altro aveva iniziato a tracciare proprio lui.
Nel 2001, solo un anno prima della sua morte, era riuscito nell’impresa di vederlo eletto alla Camera sotto le insegne dei Ds dopo averlo piazzato in un listino bloccato al numero 2 del proporzionale sfruttando uno dei tanti paracadute del solito Minniti. Dopo la morte del vecchio leone continua a mantenere alto il vessillo socialista e nel 2006 riesce ad essere confermato alla Camera con la Rosa nel pugno. La prematura fine del governo Prodi lo obbliga ad un’altra tornata elettorale nel 2008: stavolta però il garofano si appassisce e Giacometto è costretto a rimanere ai box, in cerca di qualche partito-taxi che lo possa rilanciare.
A seguito della sconfitta elettorale, assume un atteggiamento critico nei confronti del centrosinistra e del Partito Democratico e, nel novembre 2008, annuncia la sua adesione al processo costituente del Popolo della Libertà, la formazione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. Il primo salto della quaglia del giovane Mancini fa discutere e non poco e in tanti pensano che il vecchio Giacomo, appena appresa la notizia, si sia rivoltato nella tomba. Inevitabile.
Nel 2009 Giacometto, alla prima esperienza con la destra, viene “trombato” alle Europee ma un anno dopo viene nominato assessore regionale con delega al Bilancio, Programmazione e Fondi comunitari nella Giunta di centrodestra guidata dal presidente della Regione Calabria Peppe Scopelliti.
Rimane nel centrodestra anche nel 2014, quando si ricandida alle Regionali con Forza Italia e arriva terzo, dietro Orsomarso ed Ennio Morrone. In sostanza, è il primo dei non eletti. Ma nel 2016, nel corso delle fibrillazioni politiche del centrodestra, Giacometto decide il secondo salto della quaglia e se ne va con tutta quell’area verdiniana che si sposta verso il centrosinistra. Nessuno avrebbe mai scommesso neanche un euro sulla sua candidatura al collegio camerale di Cosenza con il Pd ma i fatti ci dicono che ci è riuscito.
Il problema, tuttavia, è che quella lista del 2014 è ancora valida e se, per puro caso, il pallone gonfiato di Orsomarso dovesse essere eletto al Parlamento, Giacometto entrerebbe addirittura in consiglio regionale in quota centrodestra… E se dovesse essere eletto anche Giacometto, si troverebbe addirittura nella posizione di poter scegliere quale (terzo!!!) salto della quaglia spiccare. Vi renderete conto, allora, di quanto sia impresentabile il giovane Mancini, che di certo non ha seguito per niente le orme del nonno. Ma, si sa, con i discendenti bisogna essere fortunati e il vecchio Giacomo non lo è stato. Amen.