Politiche 2018, il Pd con le spalle al muro: o Di Maio o il razzista

ADESSO È IL PD A DECIDERE COSA FARE PER IL FUTURO

Lo scenario che si prospetta è tra i più delicati per un (ex) grande partito che ha deciso le sorti dell’Italia nel bene e nel male negli ultimi dieci anni, anche attraverso la collaborazione con Berlusconi. La sconfitta sulla riforma del referendum costituzionale, la sconfitta nelle comunali di Roma,Torino e Livorno e la sconfitta alle ultime elezioni politiche, testimoniano definitivamente che il Pd non è più un grande partito. Lo stesso vale per Forza Italia, un partito da rifondare con nuovi esponenti e politiche coerenti. Sta di fatto che questi due partiti hanno promosso e votato il Rosatellum bis, anche grazie al voto dei piccoli partiti di centrosinistra e centrodestra, compresa la Lega, che allo stato attuale è la vera sorpresa, che non era stata prevista sia dal Pd che da Forza Italia.

La grande affermazione del Movimento Cinque stelle, che pur non avendo raggiunto la maggioranza politica assoluta sia alla Camera che al Senato, oggi come nel 2013, si è confermato il primo movimento politico con circa il 32% di consensi elettorali, obbliga il Pd ad una scelta. 

Una scelta dalla quale si stabilirà il futuro della politica, il futuro dell’Italia, ma soprattutto il futuro del Pd stesso, che non avendo la forza dei consensi elettorali non può più dettare legge ma può decidere chi far governare.

Gli scenari politici sono due, non avendo nessun partito politico la maggioranza assoluta: il Pd che sostiene il centrodestra, con Salvini presidente del Consiglio e questo nuocerebbe gravemente in termini di consensi elettorali futuri, sia alla Lega che al Pd. Ma questo scenario darebbe poltrone e ministeri a tutti i vecchi partiti già dal 25 marzo.
Mentre il Movimento Cinque stelle, da nemico politico giurato dei vecchi partiti e amico dei cittadini Italiani, rimarrebbe all’opposizione in attesa di una chiusura imminente di legislatura, visto lo scontro di interessi e le ideologie politiche lontane di Pd e lega con Salvini addirittura presidente del Consiglio.

La seconda ipotesi di soluzione di governo è un governo a Movimento Cinque stelle con Luigi Di Maio presidente del Consiglio e il Pd che sostiene il governo pentastellato attraverso il voto di fiducia per i 20 punti di programma presentati da Di Maio, senza che il Pd abbia nessun ministero e nessun accordo se non il programma stesso del movimento.

Questo scenario farebbe riguadagnare consensi elettorali futuri al Pd e nello stesso tempo servirebbe a farli perdere al centrodestra, con il risultato positivo che si andrebbe a godere attraverso la messa in atto del programma, sia nell’ambito sociale che in quello economico. Adesso lo tsunami politico potrà prendere forma sia nel caso di grande ammucchiata politica o ancora meglio in un governo a Cinque stelle. Chi vivrà, vedrà.

Fra.Tut