Ora è chiaro a tutti: per Renzi la Calabria non esiste. Ancora una volta il rottamatore, che doveva usare il lanciafiamme, ha finito col cedere alle pressioni dei soliti potentati politici, candidando proprio coloro i quali si sono resi responsabili negli anni del saccheggio delle risorse destinate allo sviluppo economico della Calabria. Perché quello che interessa a Renzi non è tanto la moralità, l’etica, l’onestà dei candidati, ma la loro capacità di raccogliere voti clientelari, e anche mafiosi. Che a Renzi schifo non fanno.
Così il PD schiera candidature che dire imbarazzanti è dire poco. Il solito ceto politico che ritornerà a sedere in parlamento con l’unico scopo di curarsi la propria clientela e gli affari propri, esattamente come è stato in questi ultimi 5 anni.
Ogni volta Renzi annuncia cambiamenti epocali, salvo poi propinarci il solito ritorno al passato che in tanti vorrebbero vedere cancellato per sempre. Renzi si è fatto due conti e, tra il “giocarsi la carta del cambiamento”, e cospicui pacchetti dei voti preconfezionati, ha scelto la sicurezza dei pacchetti dei voti. Sa che per ritornare a sedere sulla poltrona di primo ministro deve prendere un voto in più della coalizione di Berlusconi, e allora tutto fa brodo.
A votare PD, quel tanto che basta per confermare due deputati e un senatore in Calabria, coloro i quali hanno avviato, in questi mesi, frenetiche trattative con la Regione Calabria: lavoratori che chiedono la stabilizzazione, precari della pubblica amministrazione, lavoratori che aspettano di essere pagati da anni, e assistiti vari, tipo i forestali di una volta. E’ questo il principale bacino di “utenza” del PD: i ricattati. I costretti a votare per corrotti e mafiosi, in cambio di una misera esistenza a 500 euro mensili, nella migliore delle ipotesi. Chi non li vota è tagliato fuori anche da questa misera possibilità. Un esercito di disperati per lo più distribuiti nei tanti paesi e paesini che compongono la provincia di Cosenza, dove i masso/mafiosi hanno vita facile. Tutti sono controllabili. E’ lì la loro forza. Ancora una volta utilizzeranno i diritti dovuti ai cittadini come merce di scambio elettore, facendoli passare come un favore. Ancora una volta utilizzeranno la pubblica amministrazione come segreteria politica per la campagna elettorale, come fosse cosa loro.
Non c’è davvero speranza per la Calabria sempre costretta a scegliere tra il meno peggio. Non c’è speranza per questa Calabria che non riesce a liberarsi dei capibastone politici. Possibile che la loro potenza arrivi a tanto? Possibile che nessuno è in grado di chiedergli di fare un passo indietro? Possibile che non c’è nessuno che abbia una coscienza sociale dentro questo PD?
Se anche questa volta è finita così, la colpa è delle altre correnti interne che non sono riusciti a contrastare lo strapotere di Renzi nel partito. Su tutti Orlando.
Il ministro Orlando non è riuscito a far passare, nonostante il suo terminale locale Guccione, nonostante Cosenza sia la città dove ha vinto la “mozione Orlando”, l’idea di cambiamento che aveva promesso.
La colpa è di Guccione che evidentemente non è riuscito a spiegare bene al ministro Orlando l’emergenza legalità che si vive a Cosenza e provincia. Nonostante le tante denunce prodotte dallo stesso Guccione.
Il ministro Orlando non si è mai di fatto interessato del grave problema Giustizia dalle nostri parti. E questo ha rassicurato i capibastone che hanno capito che possono continuare nelle loro pratiche clientelari senza mai pagare dazio. E tutto “funziona” come sempre: impresentabili che si ritroveranno in parlamento con l’aggiunta dell’immunità parlamentare. Che è la cosa che più gli interessa.
Se Guccione avesse coinvolto il ministro concretamente nelle gravi vicende di malagiustizia presenti nella nostra città, chiedendogli magari qualche ispezione, forse, oggi, alcuni candidati sarebbero fuori. Ed è chiaro che se vige l’impunità “i topi ballano”. Se il ministro della Giustizia non ha inteso intervenire neanche sulla grave vicenda che coinvolge il ricandidato Magorno, sorpreso dai carabinieri del ROS in auto con il braccio destro del boss Muto a vantarsi dei favori fatti al clan, vuol dire che: o non ha potuto farlo perchè ostacolato da qualche potere veramente forte, oppure è complice dell’insabbiamento dell’inchiesta, al pari di Renzi, e Minniti.
Le candidature del PD nei collegi proporzionali sono un evidente schiaffo ad Orlando e soprattutto a Guccione che non è riuscito a contrastare la prepotenza politica di chi oggi si vanta della candidatura, mostrando i muscoli.
Oltre il danno anche la beffa: spetterà a Guccione rastrellare i voti necessari per mandare in parlamento i suoi “rivali”.
Ancora una volta questo PD tradisce il suo popolo e le sue aspettative. Ma resta un dato: nessuno dei gaglioffi eletti potrà gridare alla vittoria, perchè la sola ed unica vincitrice, come sempre, sarà la miseria. Viva la democrazia! Viva La Calabria.