Politiche 2018: nessuna maggioranza, altri 5 anni di tira a campare

Lo dicevamo un po’ di tempo fa, quella che si prospetta è una “tornata elettorale” il cui esito è tra i più incerti di sempre. Nessuno oggi è in grado di dire come finirà. Neanche i sondaggisti che, come si sa, spesso e volentieri hanno preso fischi per fiaschi.

Tutto dipende da diversi fattori, tra i quali l’astensionismo. La speranza di molti è quella di recuperare voti proprio da chi ha deciso da tempo di non votare più. Alcuni studi dicono che la percentuale di astensionismo potrebbe aggirarsi, questa volta, tra il 35 e il 40% degli aventi diritto.

Se stiamo a quello che dicono i partiti, gli eserciti sono schierati e i fedelissimi di ogni schieramento già pronti a votare. E a fare la conta nessuno arriverebbe ad avere una maggioranza in Parlamento. Solo “attingendo” dagli astensionisti, il quadro prefigurato potrebbe cambiare. Ma siamo, anche qui, nel campo delle ipotesi. Niente di certo. Convincere chi non vota da anni perché disgustato da questa politica corrotta, non è cosa da poco. Specie se a riproporsi sono sempre gli stessi, ovvero coloro i quali li hanno indotti all’astensionismo. L’unica chance di recuperare qualche astensionista è in mano ai 5Stelle, che sono la novità elettorale, e l’alternativa ai soliti noti. Ma recuperare un 10% di astensionisti è un’impresa titanica. Direi impossibile.

Questo lo hanno capito bene sia Berlusconi che Renzi. Che da diversi giorni lanciano frecciatine al capo dello stato: se nessuno raggiunge la maggioranza, si torna al voto. Niente alleanze se non per promuovere, nell’arco di 6 mesi, una ulteriore modifica alla legge elettorale, magari ripristinando il famigerato “premio di maggioranza” al 35%. Ovvero: il 4 marzo votiamo, il 20 marzo la proclamazione degli eletti e, nell’arco di una decina di giorni la presa d’atto da parte del presidente Mattarella di non poter conferire a nessuno l’incarico di formare un nuovo governo. A questo punto, Mattarella, dovrà per forza confermare un “governo di transito”, magari ancora guidato da Gentiloni, per risolvere il problema della governabilità legato alla legge elettorale. A settembre se tutto è filato liscio, scioglierà le Camere, e a novembre si ritorna a votare. Così com’è successo in Spagna. Questo è uno scenario altamente probabile. Anche se sarà difficile far sloggiare chi appena è stato eletto.

Infatti quello che si prospetta è un film già visto: la passata legislatura era stata “autorizzata” dall’allora capo dello stato Napolitano, con il compito di approvare la legge elettorale e poi subito al voto. Sono passati 5 anni e 4 primi ministri e tutto quello che sono riusciti a fare è una legge elettorale che permette solo ai capi di partito di nominare i propri gregari, senza tener conto della governabilità.

Una legge contro il Movimento 5 Stelle che oggi si ritorce contro il cittadino. E non è detto che con lo stesso “trucchetto di rifare la legge elettorale” qualcuno non provi a mettere in campo il solito “tira a campare”, magari giusto il tempo per farsi validare “la pensione da deputato”, e poi “andando, vedendo”. Che tradotto significa avere un governo che cambia ogni anno e che può solo approvare ciò che ci dice l’Europa in termini di balzelli da pagare, e continuare con l’ordinaria amministrazione: niente riforme significative, niente reddito per nessun disoccupato, niente aumento delle pensioni, niente politiche per il lavoro, niente di niente. Tutto continuerà allo stesso modo, così com’è stato fino ad ora, perché un governo di transizione può solo tirare a campare. Il tutto sempre a discapito del cittadino che tanto non reagisce neanche se gli togli il pane di bocca ai figli. Si sa che gli italiani sono gonzi, e dimenticano facilmente.

Insomma ancora una volta ci hanno presi per il culo, loro ci provano, non si sa mai che qualcuno davvero arrivi al 40%, e se così non sarà, hanno già studiato come parassitare per altri 5 anni sempre con la scusa della legge elettorale.

Ovviamente in tanti correranno a votare gente come Berlusconi, Salvini e Renzi, gli autori di questa porcata di legge elettorale, per garantire loro, ancora una volta, tutti i privilegi che si meritano, anche se questo significa passare altri 5 anni di miseria e fame. L’importante per gli italiani è il benessere dei propri parlamentari. Per quello dei propri figli, possono pure aspettare.