Politiche 2022. Sono solo barzellette (di Antonio Padellaro)

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Se non andasse incontro a una sconfitta che definire storica è poco, l’holiday in the sun del centrosinistra potrebbe dare una scossa frizzante a questo agosto elettorale (in attesa del campionato di calcio e di Miss Italia). Nel Carlo Calendario del Pd ogni giorno ha la sua pena stante i capricci del sopravvalutato d’insuccesso che se la spassa un mondo a farsi corteggiare. Forte di quei numeri che almeno per metà (con simbolo annesso) sono proprietà di Emma Bonino: un caso di coabitazione nella cabina dei bagni Splendid. Sotto il livello di Italexit di Paragone, che però se la tira molto meno, c’è l’altro oggetto di desiderio del Nazareno, Matteo Renzi. Dopo che un sondaggio rivela che l’1% degli elettori pidini approva il suo operato l’unico commento possibile è quello di Spinoza.it: “al 3% c’è Pacciani”.

Non si capisce davvero quali contatti abbia con la vita reale Enrico “occhi di tigre” Letta. Se soltanto provasse a mettere il naso fuori dai vetri fumé sarebbe avvicinato da elettori che si dicono sgomenti per l’avvento del governo Meloni-Salvini-Berlusconi e che chiedono cosa si possa fare per impedirlo. Niente si può fare, è la risposta più onesta, perché temiamo che l’unica bussola del segretario Pd sia la lettura di Repubblica. Che domenica scorsa aveva un titolo indicativo sui cinquanta collegi in bilico, e dunque contendibili alla destra, se solo il centrosinistra si schierasse nel modo più ampio e compatto possibile. Un’analisi accompagnata da una frase apodittica che escludeva da qualsiasi accordo elettorale (cosa ben diversa da un’alleanza politica) il movimento di Giuseppe Conte, poiché “il M5S ha evidentemente deciso di suicidarsi”. Punto e a capo.

Seguiva una disamina sulle conseguenze della possibile maggioranza assoluta della destra in entrambi i rami del Parlamento. Da quel momento in poi nulla sarebbe impedito ai nuovi padroni del paese: cambiare la Costituzione, condizionare le nomine della Consulta e perfino esercitare indebite pressioni sul Quirinale. L’idea che il solo rimedio al cataclisma sia Calenda ricorda la barzelletta sull’esame per capostazione e su come evitare il disastro di un treno con i freni rotti lanciato a folle velocità. Poiché ogni soluzione prospettata dall’esaminando – semaforo, freno elettronico, segnalazioni manuali, elicotteri – è risultata per misteriose ragioni impraticabile costui gioca la carta estrema: “Ninetta”. E chi sarebbe, gli chiedono. “È mia moglie e gli dico Niné vieni a vedere che botto”.