GRANDE SILENZIO SUL PONTE SULLO STRETTO
Sta succedendo un fatto strano. Matteo Salvini, che un giorno sì e l’altro pure parlava del Ponte sullo Stretto, da settimane non proferisce più una parola sull’argomento. Ma non solo lui, non ne parla nemmeno il suo plenipotenziario in Calabria Giacomo Francesco Saccomanno, commissario regionale della Lega e piazzato da Salvini e Occhiuto nel Consiglio di amministrazione della società “Stretto di Messina”, non ne parla il presidente Occhiuto, che compartecipa alle spese con i soldi nostri, non ne parla il TG3 Calabria che spesso e volentieri intervistava sull’argomento Salvini e Saccomanno che propagandavano gli effetti straordinari della grande opera su lavoro, ambiente, sviluppo, e chi più ne ha più ne metta. Addirittura per la prima volta non ne ha parlato la presidente Giorgia Meloni nella conferenza stampa del 4 gennaio, neanche una parola sul Ponte e sul Mezzogiorno. Forse è colpa delle vacanze di Natale e poi di Capodanno, forse il Capodanno di Amadeus ha inciso, ma l’anno scorso non è stato così, anche a Natale e Capodanno abbiamo assistito al bla bla bla di Salvini, Meloni, Occhiuto and company.
Pur non riguardando direttamente il Ponte, l’unica motivazione del grande silenzio è lo scandalo che è scoppiato a fine anno sulle gare Anas condizionate da Tommaso Verdini, figlio di Denis Verdini, cognato di Matteo Salvini, e indirizzate verso società amiche. Diciamo subito che Matteo Salvini non è sotto indagine, così come la Società dello Stretto. D’altronde la premier Meloni l’ha detto in conferenza stampa: “Salvini non è chiamato in causa e ritengo che non debba intervenire in aula”. E su questa conclusione non siamo d’accordo, sia perché Salvini viene più volte citato nelle intercettazioni e sia perché serve fare chiarezza su un intero mondo che è quello dei lavori pubblici e delle grandi opere. E’ tutto il sistema delle opere pubbliche che è in discussione.
Riassumiamo in breve la vicenda. L’accusa con i pm Veneri e Cedrone della Procura di Roma sostiene che Tommaso Verdini, finito agli arresti domiciliari, e il suo socio Fabio Pileri, hanno costituito una società di consulenza, la Inver srl, per favorire imprenditori amici con informazioni riservate sulle gare in corso di pubblicazione di Anas. I due, avvalendosi anche dei rapporti di Denis Verdini, anche lui finito agli arresti domiciliari, avrebbero avuto notizie riservate da alcuni dirigenti Anas utilizzando i loro rapporti con la politica e le istituzioni. Nel provvedimento è infatti scattata una interdittiva per 12 mesi dal pubblico ufficio per Paolo Veneri e Luca Cedrone rispettivamente, all’epoca dei fatti, dirigente e funzionario della Direzione Appalti e Acquisti di Anas.
In cambio gli imprenditori pagavano alla società Inver consulenze che per la Procura sarebbero fittizie. L’imprenditore Veneziano, anche lui finito agli arresti domiciliari, “attraverso la Phos srl a lui riconducibile” ha versato 137 mila euro tra luglio 2021 e aprile 2023, Angelo Ciccotto, stessa sorte, attraverso il Consorzio Stabile Aurora, 114 mila tra il luglio 2021 ed il febbraio 2023. Stefano Chicchiani, sempre secondo i pm, pagava in nero e avrebbe versato tra somme in contanti e lavori eseguiti circa 500 mila euro e “opere edilizie presso la proprietà di Denis Verdini”.
I pm sottolineano come il sistema creato dai Verdini era basato anche sulla promessa di interventi e raccomandazioni in sedi politiche ed istituzionali (tra gli altri presso Massimo Bruno, Chief Corporate Affair Officer di Ferrovie dello Stato, e presso Diego Giacchetti, neo direttore delle risorse umane e gestione del personale di Anas) per la conferma in posizioni apicali di Anas o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati”.
Quello che esce fuori è una rete di rapporti amicali e di conoscenze che hanno creato un sistema di potere. Bisogna capire quanto è profondo questo sistema, quante scelte sono state fatte in base a questi criteri di amicizia e di raccomandazioni. Molti fatti risalgono al periodo del governo Draghi. Ma Il governo Meloni non può stare zitto, così come Matteo Salvini che è ministro alle infrastrutture deve chiarire tanti passaggi e tante scelte. Ripetiamo, è tutto un sistema trasversale che è sotto i riflettori politici.
Noi vogliamo mettere in luce solo gli aspetti che riguardano la Calabria che viene tirata in ballo sia per i lavori della Statale 106 jonica e sia indirettamente per il Ponte sullo Stretto.
MASSIMO SIMONINI… “A Massimo — dice a Omar Mandosi (non indagato), oggi tra le fila della società Ponte sullo Stretto — lasceranno una direzione buona, le opere dove è commissario così almeno giustificano anche lo stipendio”.
MASSIMO SIMONINI, COMMISSARI0 STATALE 106 IONICA
Massimo Simonini, ex Ad di Anas, attualmente è Commissario Straordinario di due grandi opere italiane, la Statale 106 jonica in Calabria e la E78 Fano-Grosseto.
Nelle intercettazioni Pileri, il socio di Verdini, dice che l’attuale commissario Simonini, quando era Ad di Anas avrebbe fatto una serie di favori a loro mettendosi a disposizione per degli incontri e fornendo dei documenti riservati. La Guardia di Finanza scrive nell’informativa che “Fabio Pileri faceva incontrare Simonini con i loro imprenditori clienti”. La Stampa riporta un’intercettazione di Pileri: «Io facevo veni’ qui l’amministratore delegato (Simonini) chi lo vedeva … eh i clienti». Secondo i pm Denis Verdini avrebbe cenato in una saletta «riservata al piano sotterraneo» del Pastation (il locale del figlio Tommaso) con l’ex ad di Anas Massimo Simonini e con l’imprenditore Vito Bonsignore, oltre che con il figlio e Fabio Pileri.
L’accusa principale verso Simonini parla di un documento interno Anas che venne sequestrato dai magistrati a giugno del 2022. Per i magistrati quest’audit era stato portato da Simonini a una cena con Verdini jr. L’audit non riguardava la nostra Statale 106 e si riferisce all’autostrada Orte-Mestre e la Statale ragusana ai tempi, ripetiamo, in cui Simonini era Ad dell’Anas. Scrive Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano: “L’ex Ad di Anas è stato indagato perché per i pm metteva a disposizione le sue funzioni in Anas in cambio della promessa di intervento grazie al peso politico istituzionale di Verdini e Pileri per favorirne la riconferma all’Anas o comunque la sua ricollocazione in posizione di vertice in altre società”. Nell’intercettazione agli atti Pileri esclama riferendosi a Simonini: “No è sospeso… (…) vorrei capi’ perché è sospeso, secondo me è sospeso lui perché (…) è stato accusato all’inizio di aver dato dei documenti segretati a Tommaso ( n.r Verdini).Secondo me i documenti so’ però riservati, lui non glielo poteva da’. (…) Secondo me eh… lì è stata commessa un’ingenuità mi sa (…) anche da Massimo… però Massimo non pensava che Tommaso…”.
Quando Simonini viene messo in discussione come Ad di Anas, il gruppo Verdini si mobilità per cercare di salvarlo: “E’ uno che risolve problemi, va aiutato”. Se ne parla, secondo il quotidiano Repubblica, in cene organizzate nel ristorante di Tommaso Verdini, anche alla presenza del sottosegretario Freni (non indagato) della Lega nel governo Draghi. Lo stesso Simonini avvicina l’ex deputato Vito Bonsignore. In una intercettazione riportata da Repubblica, Bonsignore dice a Simonini: “Io ho cercato… cerco. . . tutto quello che ho… che è possibile… ho potuto fare per togliervi dalla graticola…non è una questione a livello personale ma è una questione per il bene comune”. La cosa non va in porto e Simonini apprende il suo defenestramento da Ad dell’Anas da Alberto Stancanelli, capo di gabinetto di Giovannini, all’epoca ministro delle Infrastrutture: «Sono praticamente impazziti, stanno facendo le cose a ca. . o e gli ultimi che ho sentito è che vorrebbero mettere uno interno», avrebbe detto Stancanelli.
A Simonini verrà comunque assicurata una buona collocazione: rimane come Commissario della Statale 106 in Calabria e si cerca altra collocazione. Sempre Repubblica riporta le parole pronunciate da Pileri:”la tutela a Massimo gli va fatta perché è una persona per bene, disponibile, risolve i problemi… quindi è uno che va aiutato”. Il gruppo si muove, partono telefonate a imprenditori bolognesi e fiorentini. E vengono chiamati in causa anche i vertici del gruppo Fs. Pileri è fiducioso: «Non rimane a piedi, amo lavorato pè non fallo rimanè a piedi”.
Noi non poniamo un problema giudiziario, ma un problema di opportunità politica. Matteo Salvini come ministro delle Infrastrutture deve dirci come stanno le cose sul Commissario Simonini, nominato da Mario Draghi, sulla statale 106. Anche in considerazione che l’attuale Governo l’ha mantenuto al suo posto aumentando la dotazione economica con l’attribuzione al Commissario per la Statale 106 Ionica di 3 miliardi di euro da spendere in 15 anni. In una realtà difficile come la nostra non si capisce perchè nessuno ne chieda le dimissioni e non venga nominato un altro commissario.
SOCIETA’ PONTE SULLO STRETTO
Passiamo al secondo episodio. La società Ponte sullo Stretto non è coinvolta in alcun modo nella vicenda. Appare però indirettamente nella vicenda di Omar Mandosi.
Omar Mandosi era un funzionario dell’Anas che aveva rapporti con Verdini e Pileri. Marco Lillo scrive su Il Fatto Quotidiano: ”In una intercettazione, stavolta del 30 ottobre 2021, Pileri dice a Mandosi: “Sei tornato, stai facendo una grossa cosa per la famiglia che Denis ogni volta che ne parla gli brillano l’occhi. Deve ave sta cosa de la figlia”. Non è chiaro chi sia Denis, chi sia la ‘figlia’ e chi debba avere cosa. Il senso è poco chiaro. Più avanti Mandosi spiega ciò che vorrebbe dire per mettersi in buona luce con un suo superiore di Anas, tal De Santis, facendo anche il nome di “Matteo e Francesca”, entrambi estranei all’indagine romana: “Vabbè, via mò sto De Santis lo chiappo così (…) Oh gli dico pure c’è Francesca e Matteo a disposizione glielo la metto proprio, però so trasversali stanno pure sulla sinistra”. E Pileri: “Stanno sulla sinistra perché tu lo sai c’hanno rapporti con Lotti e con Renzi…”. Omar Mandosi nel 2023 lascia l’Anas e Pietro Ciucci diventa direttore risorse umane di Stretto di Messina Spa.
E lo stesso Mandosi, che sulla vicenda Simonini raccontata prima, in una intercettazione riportata da Repubblica esclama: “ … a Massimo — dice a Omar Mandosi (non indagato), oggi tra le fila della società Ponte sullo Stretto — lasceranno una direzione buona, le opere dove è commissario così almeno giustificano anche lo stipendio”.
Ripetiamo che su Matteo Salvini non c’è alcuna indagine in corso. Così come sulla fidanzata Francesca Verdini. Sicuramente si tratterà di millanterie e falsità la disponibilità presunta affermata da Pileri. Rimane un aspetto politico ed etico. Anche su questa vicenda servirebbe chiarezza e che i protagonisti parlassero. Omar Mandosi viene assunto da Pietro Cucci alla società sullo Stretto per l’intervento di Denis Verdini? I rapporti privilegiati vantati dalla famiglia Verdini e da Pileri hanno avuto un ruolo nell’assunzione?
Rimane il quesito di fondo. Dalle intercettazioni esce fuori un mondo parallelo fatto di intrecci, referenze, rapporti obliqui e trasversali. Un pianeta che si autoalimenta e che coltiva rapporti con il mondo politico e istituzionale. L’utilità delle grandi opere è quasi secondaria, la macchina ha bisogno di progetti sempre più faraonici per lubrificare e mantenere in vita questo mondo.
A questo punto nasce spontanea la domanda: il Ponte sullo Stretto è un’opera vitale per l’economia del Paese e per la Calabria oppure la vitalità nasce solo dagli interessi economici che muove e dal sistema di potere che sta creando? E come si fa ad accettare supinamente un’opera tanto discussa per l’impatto ambientale, per i costi, per le difficoltà ingegneristiche, per le possibili infiltrazioni ‘ndranghetistiche senza fare pulizia e chiarezza su tutto il mondo dei lavori pubblici in Italia ?