Ponte sullo Stretto. Lo strano caso di Orsola Reillo, da indagata a “valutatrice”. La parentela pesante e tutte le accuse della Dda

Tra gli indagati del blitz di Gratteri a Crotone del luglio 2023 denominato “Glicine Acheronte” e per il quale sono stati chiesti 126 rinvii a giudizio c’è anche l’ex direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria Orsola Reillo.

Un mese dopo, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica le ha dato un “premio” e l’ha nominata vicario del direttore generale “Valutazioni Ambientali”.
È la storia di Orsola Renata Maria Reillo che, dopo essere stata indagata (oggi imputata), è diventata il numero 2 di un importante ufficio pubblico, quello che valuta la compatibilità ambientale di tutte le grandi opere che il governo intende realizzare in Italia, compreso il futuro Ponte sullo Stretto.

Secondo l’accusa Orsola Reillo avrebbe concorso “ad assumere iniziative che avrebbero favorito un sistema illecito di gestione dei rifiuti, omettendo di assumere iniziative volte a contestare e impedire le condotte abusive”. Orsola Reillo era già stata coinvolta in indagini dell’ex pm di Castrovillari Eugenio Facciolla per l’alluvione nella Sibaritide del 2015 e poi prosciolta. Ed è la sorella di Gabriella, attuale facente funzioni di presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, a sua volta moglie dell’avvocato Italo Reale, già difensore di Antonio Saladino, tra i principali imputati dell’inchiesta Why Not ed esponente del Pd calabrese.

La coincidenza, solo politica, è che Mario Oliverio, sotto la cui presidenza alla Regione era stata nominata Orsola Reillo, aveva tentato di tirare la volata nel 2019 a Gabriella Reillo per la carica di sindaco di Lamezia (poi non se ne fece nulla anche per i guai giudiziari del presidente) e il nome del giudice spuntò sulla stampa addirittura per la candidatura a governatore della Regione. Orsola invece si ritrova in un capo d’imputazione dell’ultimo blitz proprio con Oliverio, l’ex assessora Antonella Rizzo e anche con l’ex presidente del Crotone Calcio Raffaele Vrenna, nella sua qualità di titolare di una fiorente società nel settore rifiuti.

All’epoca dei fatti, Orsola Reillo era ancora Direttore generale del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Calabria e secondo la Dda era consapevole del funzionamento del ciclo di smaltimento dei RSU in Calabria, con particolare riguardo alle criticità degli impianti di Trattamento meccanico biologico di Ponticelli e Rossano, di cui aveva concorso a redigere le AIA (autorizzazioni), partecipando alle riunioni tecniche afferenti la situazione del suddetto ciclo, e concorreva ad assumere le iniziative per favorire un sistema illecito e, in ogni caso, nella sua qualità, ometteva, seppur giuridicamente obbligata dal suo ruolo in seno alla stazione appaltante, di assumere iniziative volte a contestate e impedire la perpetrazione delle condotte abusive;

La Reillo in particolare avrebbe assecondato i desiderata di Oliverio, Rizzo, Devona (segretario di Oliverio), Pallaria (dirigente regionale factotum) e Vrenna al fine di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel mantenimento di un ruolo attivo e rilevante nel ciclo dei rifiuti in Calabria, con contestuali:
quanto ai soggetti privati: per i gestori degli impianti di Trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti, a fronte di prestazioni non conformi a quelle dovute, monetizzazione delle tariffe di smaltimento dei RSU;

per i gestori delle discariche, profitti legati all’incameramento delle tariffe di conferimento dei rifiuti urbani, nonostante a detti impianti fosse preclusa la possibilità di introitare rifiuti non trattati, i quali venivano fittiziamente lavorati dagli impianti TMB in guisa da essere classificati con codici CER (19.12.12; 19.05.03; 19.05.01) compatibili con la discarica; con ii mantenimento e Taccrescimento di una posizione di influenza e di un forte potere di contrattazione, nei confronti della parte pubblica, tenuto conto del fatto che la inesistenza di una effettiva filiera di smaltimento dei RSU, in ossequio all’allora vigente Piano regionale dei rifiuti, imponeva ii ricorso necessariamente a operatori provvisti di discariche di servizio;quanto ai soggetti pubblici del sistema i seguenti vantaggi: per gli organi politici (OLIVERIO Gerardo Mario e RIZZO Antonietta) vantaggi legati alla possibilità di mantenere inalterata la loro credibilità politica, rispetto al Corpo elettorale, in ragione della loro apparente capacità di fare fronte alla situazione emergenziale;

per i dirigenti pubblici la possibilità di salvaguardare la permanenza nelle proprie funzioni, nel proprio ruolo, in uno con la possibilità di rivendicare l’apparente corretta gestione dei rifiuti e quindi la malintesa “fedeltà” alla struttura pubblica e ai suoi, altrettanto malintesi, scopi per ii mantenimento della propria posizione in seno all’ente regionale;

1) attraverso l’impianto TMB di Crotone,

nel quadro della gestione de! servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella regione Calabria, attraverso l’impianto TMB di Ponticelli, gestito dalla società EKRO sottoposto ad Autorizzazione integrata ambientale n. 11695 del 5 ottobre 2016, a finna de! Dirigente di settore Rodolfo Marsico e de! Dirigente generate Orsola REILLO, con la quale ii predetto impianto veniva autorizzato alla:

ricezione di RSU indifferenziati (codice CER 20.03.01) per un totale di circa 51.000 ton/a; alla successiva selezione e differenziazione dei rifiuti lavorati in distinte aliquote, segnatamente,

combustibile solido secondario (CER 19.12.10), per un quantitativo pari a circa il 33-40% dei RSU in ingresso, da avviarsi presso impianti di recupero energetico attraverso combustione (RI), fatta salva la impossibilità di utilizzare energicamente detto rifiuto; compost fuori specifica, ovvero parte di rifiuti urbani e simili non destinata a compost, da avviarsi presso impianti autorizzati;

ricezione di frazione organica proveniente da raccolta differenziata, al fine di produrre ammendante compostato misto (quindi <<non rifiuto>>), oltre a scarti di lavorazione (da qualificarsi <<rifiuto>>);

ricezione di frazione secca proveniente da raccolta differenziata, per un totale di circa 15.000 ton/a al fine di avviare a successive operazioni di riutilizzo/riciclo;
con più operazioni consistenti nella selezione del rifiuto solido urbano codice CER 20.03.01 prodotto nella regione Calabria e conferito presso ii suddetto impianto di trattamento meccanico e biologico, nella successiva produzione di rifiuti denominati: rifiuto secco di sopravaglio codice 19.12.12, combustibile solido secondario codice 19.12.10, frazione non compostata soggetta a trattamento aerobico cod ice I 9.05.0 I, compost fuori specifica, scarto di lavorazione codice 19. 12. 12, rottami ferrosi codice 19. 02. 12,

nel successivo conferimento presso la discarica di Crotone, la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti (RSU prodotti nella regione Calabria, per gli anni 2017, 2018 e 2019) in violazione dell’AIA e delle ivi richiamate norme di legge, con le seguenti modalità:
a) produzione e smaltimento di frazione umida in realt~ non sottoposta al trattamento aerobico (32.323 tonn.);
b) produzione di pseudo compost fuori specifica, in realt~ non sottoposto al trattamento aerobico (288 tonn.);
c) trattamento inefficace come tale insuscettibile di permettere la modifies dei codici da 20.03.01 a quelli rientranti nella classe 19, essendo stati reperiti Sacchi di immondizia interi a valle de) processo;
d) redazione, attraverso gli addetti degli impianti, di formulari identificativi di rifiuto dal contenuto mendace quanto ai codici CER nonchè redazione da parte dei coordinatori di falsi MUD;
e) trasporto dei rifiuti non conformi rispetto a quanto indicato sui formulari, in quanto ivi presenti i codici CER fittiziamente attribuiti dai produttori nei termini sopra indicati;
f) conferimento illecito dei rifiuti apparentemente lavorati presso la discarica di Crotone della SOVRECO, atteso che detto impianto non era autorizzato a ricevere rifiuti solidi urbani non trattati;

2) attraverso l’impianto TMB di Rossano,
sottoposto ad Autorizzazione integrata ambientale n. 4349 del 21 aprile 2016, a firma del Dirigente Orsola REILLO e del Dirigente generale Domenico PALLARIA, con la quale ii predetto impianto veniva autorizzato alla:
ricezione di RSU indifferenziati (codice CER 20.03.01) per un totale di circa 40.000 ton/a; alla successiva selezione e differenziazione dei rifiuti lavorati in distinte aliquote, segnatamente, frazione secca (CER 19.12.12), da avviarsi presso impianti per ulteriore trattamento al fine di produrre combustibile solido secondario da sottoporre a recupero energetico attraverso combustione (RI); frazione organica grezza da avviare a stabilizzazione al fine di produrre compost fuori specifica (CER 19.05.03), ovvero pane di rifiuti urbani e simili non destinata a compost da avviarsi presso impianti autorizzati;
ricezione di frazione organica proveniente da raccolta differenziata, per un totale di circa 8.000 ton/a al fine di produrre ammendante compostato misto, oltre a scarti di lavorazione; ricezione di frazione secca proveniente da raccolta differenziata, per un totale di circa 12.000 ton/a al fine di avviare a successive operazioni di riutilizzo/riciclo;
con più operazioni consistenti nella selezione del rifiuto solido urbano codice CER 20.03.01 prodotto nella regione Calabria e conferito presso ii suddetto impianto di trattamento meccanico e biologico, nella successiva produzione di rifiuti denominati: rifiuto secco di sopravaglio codice 19.12.12, frazione non compostata soggetta a trattamento aerobico codice 19.05.01, compost fuori specifica, scarto di lavorazione codice 19. 12. 12, rottami ferrosi codice 19.02. 12, nel successivo conferimento presso le discariche di Crotone e Celico,
la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti (RSU prodotti nella regione Calabria, per gli anni 2017, 2018 e 2019) in violazione dell’AIA e delle ivi richiamate norme di legge con le seguenti modalità:
a) produzione e smaltimento di frazione umida non sottoposta al trattamento aerobico (16747 tonn.);
b) produzione di compost fuori specifica non sottoposto al trattamento aerobico (24068 tonn.);
c) attribuzione dei codici CER non conforrni al reale processo di lavorazione dei rifiuti, non essendo stato fatto alcun trattamento tale da permettere la modifica dei codici da 20.03.01 a quelli rientranti nella classe 19, non essendo sufficiente a tale fine la triturazione e suddivisione del flusso in lavorazione in distinte aliquote;
d) utilizzo di formulari identificativi di rifiuto dal contenuto mendace quanto ai codici CER nonchè redazione da parte dei coordinatori di falsi MUD;
e) trasporto dei rifiuti non confonni rispetto a quanto indicato sui formulari, nonchè fittizio trasporto di rifiuti mediante predisposizione di FIR attestanti avvcnuto trasporto di rifiuti in uscitan dagli impianti;
f) conferimento illecito dei ritiuti a valle del pseudo trattamento, presso Ia discarica di Crotone della SOVRECO e di Celico della Mi GA, atteso che detti impianti non erano autorizzati a ricevere rifiuti urbani non trattati.

Orsola Reillo – si legge ancora nell’ordinanza -, insieme a Rodolfo Marsico, consapevoli del funzionamento delle caratteristiche del TMB di Crotone, avendo emesso l’autorizzazione sopra indicata e avendo preso parte alla gara di appalto, autorizzavano, nella piena consapevolezza della violazione de! contralto di appalto, in luogo di assumere iniziative volte a contestate e impedire la perpetrazione delle condotte violative dell’appalto, la modifica dell’impianto, falsamente definitiva non sostanziale, con la quale si installava un sistema di pretrattamento de! RSU volto alla mera tritovagliatura del rifiuto in Iavorazione, al fine di produrre frazione secca di sopravaglio, deferrizzata, da conferire in discarica anzichè presso ii terrnovalorizzatore di Gioia Tauro e frazione umida da immettere nell’aia di stabilizzazione/maturazione al fine di produrre compost fuori specifica…

E poi ci chiediamo perché la Calabria è inquinata… Storie vecchie e nuove che vanno avanti senza soluzione di continuità.

L’ambiente in Calabria è un affare per la politica e la criminalità organizzata e, tanto per non farci mancare nulla, si realizza con la complicità di un gruppo di magistrati in combutta con alcuni esponenti dei servizi segreti mascherati da ufficiali della Guardia di Finanza

Con Orsola Reillo, poi, si è registrato il cambio di guardia più chiacchierato alla guida del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria.

La giunta regionale aveva dato enorme risalto mediatico al provvedimento di affidamento degli incarichi dirigenziali e alla rotazione degli stessi come se stesse facendo qualcosa di innovativo, qualcosa di unico. In realtà stava solo adempiendo, e neanche del tutto, a quanto viene prescritto dalla “normativa nazionale per la Pubblica Amministrazione in materia di anticorruzione” .

Dopo le necessarie precisazioni, possiamo formalmente informare il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri (a volte sembra venire anche lui dall’iperuranio!) che gli “incogniti” burattinai hanno pensato proprio a tutto ed in particolare a creare le condizioni affinché la procura di Catanzaro, specie da quando è arrivato il magistrato di grido, anche se si volesse occupare dei reati ambientali, troverebbe ulteriori difficoltà oltre a quelle già in essere.

Il groviglio o la matassa che la procura di Catanzaro si vede adesso costretta a risolvere riguarda il rapporto di parentela della dottoressa Orsola Reillo, nominata direttore generale del Dipartimento Ambiente all’epoca in cui diverse inchieste erano ancora in corso.

La signora Orsola, come abbiamo visto, è sorella della dottoressa Gabriella Reillo, che è un magistrato certamente onesto in forza presso il tribunale di Catanzaro. E proprio per questo la presenza di una delle due al Dipartimento Ambiente è stata prevista proprio per mettere un “tappo” al marciume che c’è. 

In questi anni abbiamo ripreso un’inchiesta molto particolare già condotta in precedenza perché, come purtroppo ci capita spesso di “scoprire”, tra gli imputati principali di questa ennesima vergogna tutta calabrese, sulla quale la procura di Salerno ha aperto un fascicolo, troviamo la procura di Catanzaro. E si tratta di uno di quei casi che a gennaio del 2020 Il Fatto Quotidiano indicò come emblematico della corruzione della magistratura in Calabria. 

Sì, perché attraverso una serie di lungaggini dovute principalmente ad errori di notifiche ovvero ad azioni similari, un gruppo ben preciso di magistrati ha fatto in modo di portare a prescrizione le inchieste sull’Arpacal (l’agenzia regionale di protezione dell’ambiente), allungando i termini e facendo presagire che per i reati non ancora prescritti si arriverà alla stessa conclusione. E l’Arpacal, al pari delle discariche delle quali abbiamo appena trattato, è un altro dei bubboni dell’affare ambiente in Calabria, dal momento che continua ad essere un’Agenzia corrotta fino al midollo.

COMMISSARI E NEFANDEZZE

Domenico Basile
Domenico Basile

Un altro importante tassello per comporre lo scacchiere, ci viene offerto dai vari personaggi che si sono susseguiti al Commissariamento per emergenza: Giambattista Papello, Domenico Antonio Basile, Sottile eccetera, sia nelle funzioni di commissario che di sub commissario ma purtroppo tra questi operava un altro personaggio come l’avvocato Italo Reale, che pur non avendo a che fare con le ruberie, è il marito di Gabriella Reillo, magistrato di Catanzaro e sorella di Orsola Reillo, già direttore del Dipartimento Ambiente della Regione. Insomma, qualora qualcuno di Catanzaro volesse indagare sulla materia si troverebbe sempre davanti a casi imbarazzanti di incompatibilità e dovrebbe delegare la procura di Salerno.

Italo Reale

Qualcuno, come emerge dalle carte all’attenzione della procura di Salerno, aveva tentato di attivare la richiesta di nomina di una commissione di accesso prefettizia volta ad accertare le innumerevoli illegalità e a di conseguenza commissariare l’Ente per “regolarizzarlo” e restituirlo ai calabresi funzionante almeno per l’aspetto della legalità dell’operato. Ma gli affaristi con l’ausilio dei servizi e di funzionari infedeli della prefettura di Catanzaro l’hanno impedito. L’inchiesta che coinvolge la Reillo arrivava decisamente in ritardo, con Gratteri che aveva oramai già le valigie pronte per andarsene a Napoli, ma non è ancora troppo tardi per “sgamare” le vicende in corso, come per esempio quella della discarica di Scala Coeli. Ma questa è una storia particolare della quale torneremo ad occuparci presto.