Ponte sullo Stretto, si allarga a Villa San Giovanni il fronte pro ricorso al Tar

Il ricorso al Tar di Comune e Città Metropolitana rispetto al parere della Commissione Via-Vas sul progetto Ponte, di cui si è discusso nel recente civico consesso, viene inquadrato dal segretario cittadino del Pd nel contesto di un progetto «non adeguato».
«Lo “spezzatino” per fasi costruttive – scrive Enzo Musolino – è peggio dell’opera stessa, preludio sconsiderato all’incompiuta. Sulla tutela di zone speciali, fondali, Costa Viola, protezione dell’ambiente Stretto, il parere della Commissione è esplicitamente negativo. Qual è il “superiore interesse pubblico” che può legittimare ad andare avanti? Come si fa ad ottemperare alle prescrizioni, vecchie e nuove, prima dell’esecutivo?».
Questo si chiede il segretario del circolo “Tonino Giordano” richiamando la mancanza del piano di cantierizzazione, l’incertezza sulle aree da espropriare e la questione di legittimità costituzionale sollevata. «Non si proceda con gli espropri, non si trasformi questo progetto “privato” in progetto di Stato. Non è tempo di titubanze. Chiediamo ai consiglieri di minoranza di sottrarsi da questo elenco», conclude Musolino.
Si fa sentire anche il comitato “Titengostretto” che, per voce di Rossella Bulsei, sottolinea le peculiarità del ricorso che eccepisce «vizi di legittimità e eccesso di potere, riproponendo dubbi di costituzionalità sulla decretazione d’urgenza del Dl Ponte e del Dl Infrastrutture», definendo l’iniziativa «atto importante che risponde all’imperativo esercizio delle azioni a tutela di territorio e cittadini nei confronti del progetto che non riesce, nonostante il parere di un comitato scientifico interno alla SdM e di due commissioni di valutazione di impatto ambientale, a superare la soglia dell’approvazione senza raccomandazioni, osservazioni e prescrizioni».

Il Comitato, pur non entrando di nuovo nel merito delle criticità (“già note”) richiama lo stato dell’iter “giunto alla fase di discussione Cipess, ultimo step per l’elaborazione dell’esecutivo, con assenza di documentazione e risultati di prove tecniche e studi che dovrebbero far riflettere, a cui altri se ne aggiungono, altrettanto rilevanti. La stessa commissione Via segnala che il danno ambientale, qualora l’opera non dovesse giungere a completamento, sarebbe irrimediabile”. L’approvazione, quindi, come “un no camuffato, condizionato e sempre più ideologico”.

Il Comitato ribadisce “la ferma richiesta di tutela e garanzia per territori e cittadini” e il diritto ” a non dover subire un progetto calato dall’alto che serve ad una ristretta oligarchia sorda rispetto alle vere necessità. pronta a impegnare quasi 14 miliardi che hanno più il sapore di un’ipoteca sul presente e sul futuro che di un’innovazione infrastrutturale”.