Diciamocelo francamente: Presa Diretta di ieri sera e il suo racconto de “I Mammasantissima” è stato una mezza delusione, forse anche di più. Chi si attendeva rivelazioni importanti sul prosieguo dell’inchiesta della DDA di Reggio Calabria è rimasto deluso e si è dovuto accontentare di rivedere quello che già si sa abbondantemente, colorito di qualche frase in dialetto, di qualche minaccia, di qualche stralcio di dichiarazione di pentiti ma niente di più.
Per non parlare della comparsata del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che con “Mammasantissima” non ha proprio niente a che fare e che sembrava già un ministro della Giustizia in pectore chiamato lì per fare commenti e per dirci chi fa bene l’Antimafia (secondo lui, ovviamente) e chi no. Il solito teatrino delle chiacchiere che il buon Riccardo Iacona avrebbe fatto meglio ad evitare. Anche perché nulla ha aggiunto al lavoro dei suoi collaboratori.
Del resto, la differenza tra magistrati come Federico Cafiero De Raho e Giuseppe Lombardo da una parte e Nicola Gratteri dall’altra sta proprio nel diverso modo di approcciarsi non solo alle indagini ma anche ai media. De Raho e Lombardo fanno poche apparizioni e molti fatti, l’esatto contrario di Gratteri, che parla a volontà e dappertutto ma finora ha partorito solo “topolini”.

Ma veniamo al merito dell’inchiesta di Presa Diretta. Iacona, che cerca il sensazionalismo, ci dice subito (come se noi in Calabria avessimo l’anello al naso) che la ‘ndrangheta è protetta da pezzi deviati dello stato e introduce la figura di Giuseppe Lombardo, protagonista dell’arresto di Pasquale Condello alias “il Supremo” e dell’attacco al clan De Stefano con la sua “Mammasantissima”, che entra nel cuore del “livello invisibile”.
De “La Santa” e dei “santisti” ormai sappiamo tutto, così come delle protezioni dei servizi segreti per i De Stefano che risalgono ai moti di Reggio del 1970. Niente di nuovo, così come non è nulla di rilevante il richiamo del pentito Nino Fiume ai “burattinai” – come li chiama lui – che stanno al di sopra della ‘ndrangheta e che gente come Minniti, tanto per fare un nome, conoscono perfettamente da decenni senza muovere un dito.

L’inchiesta si addentra nella realtà reggina e ci spiega perché pezzi di malacarne come Giorgio De Stefano e Paolo Romeo scelgono Alberto Sarra e Totò Caridi ovvero i “Mammasantissima” per controllare il “cavallo di razza” Peppe Scopelliti, che è l’uomo designato dal livello invisibile per far girare tutto il sistema. Paolo Romeo neanche lo apprezza, affermando candidamente che è meno capace di Demetrio Naccari Carlizzi ma evidentemente è più malleabile. Ed è proprio Naccari Carlizzi che conferma questi legami e non vede l’ora di gridare ai quattro venti che Peppe lo ha battuto diventando sindaco di Reggio nel 2002 non solo con i voti della ‘ndrangheta ma anche di tutti quei viceprefetti, sottosegretari alla Giustizia, sindaci e amministratori che sono andati a braccetto con Romeo.
Scopelliti viene trainato al successo ancora nel 2007 (riconfermato sindaco di Reggio col 70% dei voti) e nel 2010 (presidente della Regione) mentre nel 2013 tocca a Totò Caridi diventare senatore della Repubblica. Presa Diretta ci fa vedere come il buon Totà frequentasse casa “Gambazza” (il boss Giuseppe Pelle) e casa De Stefano ma anche in questo caso non ci rivela nulla di eclatante o che non si sapesse.
Tocca poi ai “riservati” ovvero il commercialista Giovanni Zumbo, il giudice Giuseppe Tuccio e il prete don Pino Strangio, che non sono affiliati ma è come se lo fossero e c’è il siparietto con il religioso, che si rifiuta cortesemente di rispondere prima che al cronista di Raitre arrivino le minacce di qualche picciotto in cerca di gloria effimera. Anche queste cose già viste, trite e ritrite. Almeno quanto gli incontri combinati con Dell’Utri…
Spostando l’orizzonte sui massoni, Presa Diretta ci propina il pentito Cosimo Virgiglio che ci spiega cos’è la “Superloggia” che ricicla il denaro sporco della ‘ndrangheta. Roba che il giornalista d’inchiesta Francesco Gangemi (per quanto sia stato vicino a Paolo Romeo) scrive ormai da anni senza essere ascoltato da nessuno e forse finalmente qualcuno se n’è accorto (http://www.iacchite.com/massoneria-il-tesoro-della-superloggia-calabria-z-tutte-le-banche-dei-fratelli-reggini/).
Iacona prova a movimentare il racconto facendoci vedere quel ronzino di Riccardo Nencini, sottosegretario socialista, partecipare alla gran riunione dei massoni del Goi e dando un po’ di spazio all’avvocato rossanese Amerigo Minnicelli che aveva denunciato la deriva della massoneria ufficiale ma niente di che. Così come l’intervista di quel gran pezzo della Bindi, che già il giorno prima era stata anticipata ai media per fare un po’ di “scruscio” affermando (ma guarda un po’ che novità!) che nella massoneria ci sono anche mafiosi condannati in via definitiva. Roba che ormai sanno anche i bambini.
Entra in scena Gratteri, con commenti scontati e più che mai banali e inutili, che precede di qualche secondo il racconto – anche questo straconosciuto – dei soldi volatilizzati con il famigerato “decreto Reggio” del 1989. Un passaggio per ricordare che la deputata Finocchiaro riceveva Romeo in Parlamento (notizia vecchia ormai di anni) ed ecco che torna il “ministro” Gratteri per dirci (perché ce lo doveva dire lui in persona!) che il concorso esterno in associazione mafiosa è un cuscinetto comodo per tutti quelli che ci si aggrappano… Siamo quasi all’epilogo. Per non far vedere di essere proprio schierati mani, piedi (e culo, per usare il termine famoso di Micciché) con Minniti, Iacona fa parlare per qualche minuto anche il latitante Amedeo Matacena, che si lamenta dell’ostracismo dell’agente pelato. Un passaggio per il povero colonnello Pace, fatto fuori dai servizi segreti ed eccoci al gran finale, nel quale Gratteri e Iacona, in concorso (non sappiamo se… esterno), ci decantano il molto presunto eroismo di questo gruppo Goel, che il “ministro” sponsorizza ormai a piene mani mentre invece ci sono molte zone d’ombra sulla sua attività.
Iacona non ci ha spiegato come mai i “Mammasantissima” appartengono soltanto al centrodestra e non ci ha detto una sola parola sulle elezioni regionali del 2014. Capiamo le esigenze elettorali di Minniti e Gratteri ma il giornalista si rende conto di averci nascosto una parte determinante della verità? Speriamo ci pensino Lombardo e De Raho a fare giustizia, che se aspettiamo Gratteri e Iacona rischiamo di diventare vecchi e decrepiti.