‘Ndrangheta. Processo Crypto, chiesti 20 anni per Porcaro e Suriano

Francesco Suriano e Roberto Porcaro

Una mazzata contro le ‘ndrine di Rosarno coinvolte nell’operazione “Crypto” ed accusate di narcotraffico internazionale. Davanti al Gup di Reggio Calabria, Giovanna Seri, i Pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia, Paola D’Ambrosio e Domenico Cappelleri, hanno chiesto oltre 60 condanne.

Tra le richieste di condanna più alte quelle invocate per i vertici della ‘ndrina per la provincia di Cosenza Francesco Suriano di Amantea, classe 1979, è il nipote del boss di Amantea Tommaso Gentile, capo indiscusso dell’omonima ‘ndrina e Roberto Porcaro di Cosenza, classe 1984, è stato considerato, nella recente inchiesta della Dda di Catanzaro, boss reggente di Cosenza durante la carcerazione del “capo” Francesco Patitucci. Per entrambi la Dda ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione.

Per i membri dei clan reggini accusati di essere i fornitori delle sostanze stupefacenti sono state chieste pene tra i 10 e i 14 anni di carcere.

Giuseppe Battaglia, 13 anni e 4 mesi di reclusione; Giuseppe Cacciola, 20 anni di reclusione; Francesco Cambria, 20 anni di reclusione; Domenico Certo, 20 anni di reclusione; Nicola Certo, 20 anni di reclusione; Alessio Martello, 11 anni e 4 mesi di reclusione; Stefano Montano, 11 anni e 4 mesi di reclusione; Giampiero Pati, 13 anni e 4 mesi di reclusione; William Pati, 11 anni e 8 mesi di reclusione; Santa Pitarà, 12 anni di reclusione; Bruno Pronestì, 20 anni di reclusione; Vincenzo Raso, 20 anni di reclusione; Alessandro Talarico, 11 anni e 4 mesi di reclusione; Giuseppe Trombetta, 11 anni e 4 mesi di reclusione; Gianfranco Viola, 14 anni e 8 mesi di reclusione. Unica richiesta di assoluzione per Rosario Zagami.

L’indagine “Cripto” ha sgominato un’altra organizzazione gestita da reggini specializzata nel narcotraffico internazionale con la cittadina di Rosarno base operativa; ramificata in mezza Italia – in provincia di Reggio Calabria, Cosenza ed Amantea, Sicilia (in particolare Messina, Catania), Campania, Puglia e Piemonte (in particolare Torino e provincia) – e all’estero – Germania, Olanda, Belgio, Spagna e Malta – la potente holding della droga che faceva capo alle potenti cosche della ’ndrangheta rosarnesi.