Procura di Salerno, 15 magistrati calabresi indagati ma solo Facciolla sotto processo

Luca Masini e Vincenzo Senatore

A voler tirare le somme del lavoro fin qui svolto dalla procura di Salerno sulla corruzione dilagante nei tribunali del distretto giudiziario di Catanzaro, il risultato è pari a zero. Anzi il risultato è 1. La procura di Salerno competente per i reati commessi dai magistrati calabresi indaga dall’estate del 2018 su ben 15 magistrati operanti a Cosenza, Crotone, Catanzaro. Le accuse mosse dai pm salernitani ai colleghi calabresi infedeli spaziano dal favoreggiamento mafioso, alla corruzione in atti giudiziari. La notizia, dopo mesi e mesi di nostri articoli sulla corruzione al tribunale di Cosenza e non solo, arriva alla grande stampa nel gennaio del 2019, e come per incanto tutto quello che abbiamo scritto per anni diventa reale. Non lo diciamo per questioni di merito, a noi non interessa la “gloria”, quello che ci interessa è che sia fatta Giustizia.

La grande stampa, entrata in possesso della notizia da fonti “dirette”, fornisce anche i nomi di alcuni magistrati indagati. Il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo, indagato per corruzione mafiosa e corruzione in atti giudiziari. Secondo i pm salernitani nel 2016 Spagnuolo avrebbe favorito l’indagato Giuseppe Tursi Prato in cambio del suo silenzio sul fratello: Tursi Prato, noto ex consigliere regionale socialdemocratico ed ex presidente dell’allora Usl n°9 di Cosenza, avrebbe favorito in precedenza “Ippolito Spagnuolo per il suo trasferimento dal reparto di psichiatria dell’Asl di Cosenza al servizio territoriale”.

Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto, sempre secondo i pm di Salerno, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio; il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, è accusato di abuso d’ufficio. Ed è proprio notizia dell’altro giorno che il sobrio e posato pm Luca Masini ha chiesto per Facciolla il rinvio a giudizio. L’unico all’oggi ad essere “sotto processo”.

In due anni di indagini i pm Luca Masini e Vincenzo Senatore non sono andati oltre la richiesta di rinvio a giudizio di Facciolla. Degli altri 14 magistrati sotto inchiesta nessuna notizia. Anzi le notizie ci sono. E per chi aspetta Giustizia non sono belle notizie. Il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, ad esempio, in questa vicenda ha dimostrato di essere un vero e proprio pezzo da 90. Un intoccabile. È riuscito a neutralizzare l’ispezione in procura chiesta da 8 deputati 5 Stelle, mobilitando il solito apparato masso/mafioso che ha imposto al ministro Bonafede il rigetto della richiesta proveniente dai deputati del suo stesso “partito”. Non solo. Spagnuolo ha vinto anche la guerra contro Morra e la Manzini, costretti entrambi a scappare da Cosenza. Ed oggi che la Manzini è rientrata, è stata costretta a barricarsi nel suo ufficio senza avere più relazioni con i “colleghi”. Spagnuolo ha usato tutto il suo potere anche per fornire coperture ai suoi sodali: Cozzolino e Tridico. Il braccio operativo della cupola masso/mafiosa che governa la città. Entrambi più volte denunciati alla procura di Salerno che non ha mai inteso, nonostante le prove evidenti dei loro intrallazzi, procedere contro di loro. Ricordiamo che il pm Tridico è stato oggetto di attenzione da parte della Dda di Catanzaro: seguito, intercettato, pedinato, insieme al maresciallo Greco, arrestato per corruzione mafiosa. Ma gli atti relativi all’indagine su Tridico non sono mai arrivati alla procura di Salerno. Oppure sono arrivati e qualcuno, come spesso accade quando si tratta di Spagnuolo e dei suoi sodali, li ha fatti sparire. Sul pm Cozzolino invece pende la famosa cena con l’indagato Carmine Potestio già capogabinetto del sindaco Occhiuto e il presidente del consiglio comunale di Cosenza Pierluigi Caputo.

La cena risale al 26 luglio del 2018. A quei tempi Carmine Potestio risultava indagato proprio dalla procura di Cosenza per bancarotta fraudolenta insieme al sindaco Occhiuto e alla sorella, e non solo. L’inchiesta risale al 2014 – l’anno in cui fallì una delle tante società intestate a Mario Occhiuto, l’Ofin, lasciandosi dietro la solita voragine di debiti, in questo caso: 3 milioni di euro – ma fino al febbraio del 2019 di questa inchiesta nessuno ne sa niente, eccezion fatta per i diretti interessi. Di più: all’epoca della cena (26 luglio del 2018) il problema di Carmine Potestio non è la sola bancarotta che Cozzolino riesce a tenere nascosta, Carminuzzu risulta anche iscritto nel registro degli indagati della procura di Cosenza, a firma Manzini, già dalla primavera del 2016 nell’affaire “Luminarie” e “Appalti spezzatino”. Due inchieste condotte dall’aggiunto Marisa Manzini da poco giunta alla procura di Cosenza (aprile 2015).

Due fascicoli che risultano avere un difetto: hanno “soggiornato” per un lungo periodo sulla scrivania indovinate di chi? Di Cozzolino, ovviamente. Una “pratica” che la Manzini, dopo l’uscita di diversi articoli sulla figura del pm Cozzolino, sarà costretta a passare al pm Visconti. Dunque, a quella cena il pm Cozzolino sa bene chi ha di fronte: ha indagato su di lui. Conosce bene Carminuzzu, che a quella cena si è portato dietro un amico: il presidente del consiglio comunale Caputo che ha un’altra grana da risolvere: il caso Giuseppe Cirò. L’ex segretario del sindaco Occhiuto, denunciato alla procura dallo stesso per aver frodato l’economato appropriandosi di rimborsi non dovuti per missioni istituzionali mai avvenute,  indagato indovinate da quale pm? Da Cozzolino ovviamente. Caputo vuole sapere se ci sono problemi per lui che risulta essere l’unico responsabile nell’autorizzare l’atto di rimborso per viaggi istituzionali ai consiglieri comunali. Viaggi che avvengono spesso e volentieri. Quasi sempre i consiglieri si recano a riunioni dell’Anci a Roma. Mah! Anche qui la Manzini sarà costretta a togliere il fascicolo a Cozzolino. Infatti Occhiuto da denunciante passa a indagato. La Manzini lo accusa di aver imbrogliato insieme a Cirò, in sostanza dice che i due sono complici.

Cozzolino, durante la cena, rassicura Carminuzzu che troverà una soluzione ai suoi problemi, e infatti Carminuzzu da questa storia delle luminarie ne esce alla grande: il giorno del blitz della Manzini in Comune contro i dirigenti, Potestio tra gli indagati non c’è. Eppure era considerato, dagli atti prodotti dalla Manzini, come il perno del sistema truffaldino al Comune. Che fine abbia fatto l’inchiesta sulle luminarie e sugli appalti spezzatino non è chiaro. L’unica cosa certa è che Potestio non è più indagato. Anche per la questione “bancarotta”, Cozzolino trova la soluzione: la posizione di Potestio nell’inchiesta viene archiviata. Cozzolino rassicura anche il presidente del consiglio comunale Caputo sull’inchiesta Cirò. Ed infatti anche questa inchiesta risulta sparita. Sarà un caso ma Potestio appare e scompare dalle inchieste come un fantasma. Nonostante tanta evidenza nessuno, Csm e procura di Salerno, ha inteso prendere provvedimenti. La longa manos di Spagnuolo ha messo a cuccia anche i pm Masini e Senatore, compreso il Csm.

Questo è il desolante quadro che emerge dalle inchieste della procura di Salerno concentrata solo ed esclusivamente su Facciolla. Per gli altri 14 magistrati infedeli indagati splende il sereno. Possono dormire sonni tranquilli. Purtroppo dobbiamo, all’oggi, constatare che anche gli onesti pm di Salerno si sono dovuti adeguare allo strapotere della massomafia. E l’aver nascosto il resto delle inchieste lo dimostra. Se a questo aggiungiamo il fatto che nell’affaire Petrini (il giudice arrestato per corruzione) esiste addirittura un video che inquadra senza ombra di dubbio un avvocato (forse anche sindaco…), intento ad aggiustare processi con il giudice in cambio di bustarelle, e nonostante ciò si trova ancora al suo posto, il quadro diventa ancora più desolante. Almeno fino ad oggi è così. Vedremo nei prossimi giorni se queste conclusioni risultano errate oppure no.