Per avvicinare i cittadini alla politica è necessario che quest’ultima possa esprimere i suoi contenuti in un linguaggio il più possibile comprensibile al cittadino comune, parlando con le persone anche (soprattutto) al di fuori dei periodi elettorali.
Purtroppo il corso della politica sembra andare in un’altra direzione: il conflitto d’interessi in chi ricopre ruoli di rilievo nella gestione del potere diffonde sfiducia e sospetti tra i cittadini; tanto è vero che l’acceso contrasto tra le opposte coalizioni di centrodestra e di centrosinistra non sempre appassiona i cittadini, molti dei quali si dicono convinti che la vita pubblica è destinata a peggiorare indipendentemente dallo schieramento politico che governa la Regione.

Quelle promesse, se concretizzate, potevano essere l’occasione per un riordino complessivo delle misure di sostegno alle giovani famiglie, che sembra non facciano parte di una vera e propria organizzazione sociale e non sono percepite come frutto di un impegno della Regione per darle prospettive certe di fronte alla crisi e alle difficoltà.
Se le famiglie appena formate sono anche le più povere, la Regione ha il dovere di fare autocritica, non si può tollerare che la nascita di un figlio costituisca per tante famiglie un passo verso la povertà.
E ancora: “questo sarà un nuovo corso, perché è fondamentale prendere la strada giusta del cambiamento e per questo che ci affideremo solo a gente che conosce bene i problemi della Regione. E basta con tutta questa inefficienza, le scelte sono sempre difficili ma noi abbiamo coraggio da vendere. Ci vuole una lucida analisi dedicata ai vecchi e ai nuovi vizi degli esponenti politici che si alternano da decenni gli uni agli altri”.
Assolutamente condivisibile, ma dal dire al fare c’è sempre di mezzo il mare.
Tuttavia, non mi pare che tutto questo sia mai passato per i media calabresi che, anziché capire e far capire i problemi, si sono spesso preoccupati di “allisciare” i politici o i loro desiderata. Se noi sbagliamo nel nostro privato, avremo e pagheremo le conseguenze, se invece questi signori compiaciuti ed arroganti, compiono corbellerie senza fine, infliggono una eredità pesantissima, anche di conflitti, ai giovani, ai nostri figli e, anziché pagare per i loro errori, finiscono la loro vita con pensioni e vitalizi da favola.
E noi poveri illusi, ancora una volta, ci saremo fatti gabbare da politicanti che invece di occuparsi di lavoro e di occupazione, di garanzia giovani e degli effetti del Jobs Act su aziende e lavoratori, si preoccupano dei loro interessi personali.
Infatti, dopo quasi due anni dalle elezioni regionali, di riforme e tutele per i giovani, di politiche attive e di incentivi al lavoro, di precariato, di giovani in fuga all’estero a causa di una disoccupazione giovanile che oggi sfiora il 50% e di un piano per la Calabria da far partire subito, nemmeno l’ombra.
Eppure, bisognava fare presto, senza perdere un minuto di tempo, poiché i dati che abbiamo sotto mano sono davvero desolanti. I giornali scrivono che la Calabria è al top per disoccupazione giovani Ue (65%, figura tra i dieci territori Ue col tasso di disoccupazione giovanile più elevato nel 2015.
La Calabria si colloca in realtà al terzo posto nella classifica Ue, ma è preceduta solo dalle due “enclavi” spagnole in terra africana, cioè Ceuta (dove la disoccupazione giovanile è al 79,2%) e Melilla (72%).
Cosa aggiungere se non che, probabilmente, nemmeno i centri per l’impiego pubblici e privati svolgono un ruolo fondamentale per alleviare la disoccupazione giovanile, diffondendo quelle necessarie informazioni sui posti vacanti ai disoccupati e sui disoccupati alle imprese.
Salvatore D’Acri