Provincia di Reggio e Comune di Locri in mano al clan Cordì: nella scuola d’arte gli affari dei boss

Per sfuggire ai sequestri, il clan Cordì sarebbe riuscito a sguinzagliare un gruppetto di fidati prestanome con buoni ganci nei palazzi, in particolare alla Provincia di Reggio e al Comune di Locri. È questa l‘ipotesi al vaglio della Procura distrettuale antimafia dopo gli arresti di stamattina. Due scuole, l’Istituto Statale d’Arte ‘Panetta’ e l’istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Agricoltura (Ipsia), sono finite sotto sequestro perché prive di qualsiasi documentazione e certificato che ne attesti la congruità all’uso. I magistrati ripartono da un’indagine lasciata in sospeso e avanzano una valanga di sospetti in particolare sulla scuola d’arte di Locri, un gigantesco edificio costruito nel 2004 e dato in affitto alla Provincia.

“Nel tempo – scrive Ilario Flilippone su “La Riviera – , l’istituto scolastico sarebbe stato il cuore pulsante degli affari dei boss. I carabinieri, nei giorni scorsi, sono piombati al Comune di Locri, facendosi consegnare tutti gli atti. Secondo indiscrezioni trapelate, l’inchiesta rimescola i dati di una vecchia informativa del Commissariato di Siderno. Si tratta di un documento investigativo che ruota attorno ai verbali riempiti dal pentito Domenico Novella, che ha chiamato in causa un duo mafioso appartenente al clan Cordì”.

A Locri, ha affermato il pentito di mafia Domenico Novella, il racket si sarebbe evoluto: il pizzo non si paga soltanto in denaro, oggi le ditte assumono i picciotti più devoti e subappaltano a imprenditori prestanome. Dopo aver ascoltato il collaboratore di giustizia, gli agenti del Commissariato di Siderno hanno letto attentamente le carte, così sono emerse le prime anomalie. Per costruire la scuola d’arte, documenta l’informativa della polizia, la “Circosta sas” si sarebbe rivolta all’impresa “Acerza”. «Il titolare, Antonio Orlando annotano gli investigatori risulta persona vicina alla consorteria malavitosa denominata clan Cordì». L’uomo non è l’unico ad essere accusato. Gli inquirenti parlano di strane complicità:«Non sussistevano gli estremi affinché la ditta “Circosta sas” si aggiudicasse l’appalto della Provincia. L’impresa, all’atto della gara, non era proprietaria del terreno su cui è stato costruito l’edificio scolastico».

“La costruzione degli edifici risale al 2004-2005 – spiega il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho –. Nonostante con vari pretesti sia stato rinviato il deposito della documentazione necessaria, come i certificati di collaudo o di agibilità, la Provincia ha proceduto all’acquisto di un edificio e alla locazione di un altro”. Per anni, l’affitto del secondo immobile è stato rinnovato, senza che nessuno si preoccupasse di verificarne le condizioni. Circostanze che hanno indotto gli inquirenti a chiedere e ottenere il sequestro delle due scuole. “Già da stamattina sono al lavoro ingegneri, tecnici e periti – informa il procuratore – per verificare le condizioni di sicurezza dei due edifici”.