Pupo(sky) e le riforme: una democrazia molto inclusiva

(di Michele Serra – repubblica.it) – Che ci facevano i cantanti Amedeo Minghi, Iva Zanicchi e Pupo, l’attrice Claudia Gerini, il nuotatore Filippo Magnini e la fiorettista Elisa Di Francisca a un convegno alla Camera dei Deputati sulle riforme istituzionali fermamente volute dal governo Meloni?

A giudicare dalle brevi e imbarazzate frasi rilasciate ai cronisti (con l’eccezione di Pupo, che ha parlato da costituzionalista ed è molto favorevole a «un premier forte, anzi fortissimo»), nemmeno loro avevano un’idea plausibile della loro presenza in quel luogo.

Per quanto imponente sia la lunga e spumosa scia (post-berlusconiana) della politica spettacolo, dentro la quale le competenze, gli ambiti, l’autorevolezza contano zero, e l’unico requisito scientifico richiesto è essere noti o semi noti, vedere Pupo laddove ti aspetteresti di incontrare Zagrebelsky desta pur sempre un certo spaesamento.

E viene anche da pensare, pur non avendone le prove, che Zagrebelsky non ci sia andato non perché vede la riforma Meloni come il fumo negli occhi, ma perché temeva di incontrare Pupo.

Roma, del resto, ha questa sua travolgente promiscuità tra alto e basso, tra istituzioni e pop, tra grisaglia e caciara, che la rende, da un certo punto di vista, un caso unico di democrazia applicata.

Una specie di seconda Atene con il solo svantaggio (o vantaggio, a seconda dei punti di vista) che se parlano Pericle o Demostene rischi di non sapere che cosa hanno detto perché stavi chiacchierando con Pupo. È una città buttadentro. Inclusiva come nessuna.