Qualità della vita. Cosenza nella top ten solo quando c’era Lui

Per anni Mario Occhiuto, in qualità di sindaco della città, ci ha abbuffato la guallera sventolando, come prova del miglioramento della qualità della vita dei cosentini, classifiche, premi, targhe, riconoscimenti, coppe e medaglie assegnate alla città di Cosenza grazie solo alla sua operosa attività di rigeneratore urbano. Durante il suo regno Cosenza era in tutte le top ten delle classifiche stilate dal Sole 24 Ore, da Legambiente, e da associazioni di professoroni, sulla “vivibilità nelle città italiane”. Cosenza come Ginevra titolò qualcuno. Visti gli ottimi piazzamenti di Cosenza in tutte le graduatorie sulla qualità della vita, sempre pubblicate dal Sole 24 Ore. Quando c’era Lui Cosenza era sempre al top su tutto: ambiente, economia, salute, sostenibilità, trasporti, sociale, sport, cultura. Atru ca mo’.

Ma non si è limitato, Mario, a sventolare classifiche solo da sindaco, ha continuato a farlo anche da esimio senatore della Repubblica impegnato a far approvare un legge per distinguere chi rigenera da chi specula. E scusate se è poco. Era il 31 ottobre del 2023 quando il senatore Mario Occhiuto annunciava dalle colonne di Fb l’ennesimo piazzamento di Cosenza nella top ten della graduatoria “Ecosistema Urbano” stilata da Legambiente e Ambiente Italia, e pubblicata sempre sul solito Sole 24 Ore, rammaricandosi, però, del fatto che Cosenza dal quarto posto occupato nella classifica quando “c’era Lui”, era scivolata al settimo posto. Ma pur sempre nella top ten, e questo grazie solo al suo valoroso impegno di rigeneratore urbano che ha lasciato, evidentemente, il segno. Come rigenera Lui le città, nessuno. Una rigenerazione che però non è stata tenuta in considerazione nella nuova classifica “elaborata” sempre dal Sole 24 Ore, sulla “qualità della vita nelle città italiane 2023” e pubblica oggi, che posiziona Cosenza al centoduesimo posto. E la domanda sorge spontanea: com’è possibile che Cosenza, posizionata al settimo posto sempre dal Sole 24 Ore nella classifica dei migliori ecosistemi urbani poco più di un mese fa, sia finita nei bassifondi della classifica per quel che riguarda la qualità della vita?

Qualcosa non torna. Eppure è da dal buon funzionamento dell’ecosistema urbano che dipende la qualità della vita di chi vive in città. Forse il Sole 24 Ore, in questa nuova classifica, ha usato “parametri” diversi dai soliti per stabilire in quale città italiana si vive meglio. Che certamente non tengono conto dell’incidenza di un organizzato, sostenibile, e funzionante ecosistema urbano, sulla qualità della vita dei cittadini. Il settimo posto di un mese fa per qualità dell’ecosistema urbano, per il Sole 24 Ore e Legambiente, evidentemente, non conta più. Perciò siamo finiti, nella nuova classifica, al centoduesimo posto.

Ognuno è libero di stilare le classifiche come più gli aggrada. Ma a noi più che di utilizzo di “parametri” diversi, questo scivolone, sa di mancato versamento della classica regalia che si fa a chi stila le classifiche. Se paghi scali le classifiche, altrimenti resti nei bassifondi. Che è quello che faceva Mario Occhiuto: pagava chi di dovere per posizionare Cosenza, priva dei requisiti necessari, nella top ten delle graduatorie sulla qualità della vita. E se siamo scivolati nei bassifondi della classifica non è certo perché il nostro ecosistema urbano premiato con il settimo posto un mese fa, è sparito di colpo nel nulla. La verità è che non c’è mai stato un ecosistema urbano avanzato a Cosenza. Eravamo settimi solo grazie ai maneggi di Mario obbligato a drogare la graduatoria per spacciare ai caggi come fatto, quello che non ha mai fatto.

Come dire: se lo dice il Sole 24 Ore che siamo al top nelle classifiche, c’è da crederci, e in tanti hanno abboccato. E oggi che Mario non ha più interessi a maneggiare graduatorie e classifiche, Cosenza finisce nei bassifondi di tutte le classifiche. Senza guagna non se ne scalano classifiche. Del resto Mario ha altro a cui pensare in questo momento. Domani inizia presso il tribunale di Cosenza l’ennesimo processo a suo carico per bancarotta fraudolenta, per la modica cifra, in questo procedimento, di 19 milioni di euro. E una corsa è certa: se Cosenza scivola nei bassifondi delle classifiche, lui entra nella top ten dei più bravi vrusciaturi di tutti i tempi.