Quannu Magorno t’accarizza vo’ l’anima. L’ha capito Gratteri?

Don Magorno è un artista. Uno specialista mondiale nel buttarsi avanti per non cadere indietro. Non c’è personaggio più bravo di lui, di scuola renziana, a “giustificarsi in anticipo”, per cautelarsi e prevenire situazioni difficili o comunque incresciose di cui si è reso protagonista, e che, se portate alla luce, potrebbero inguaiarlo seriamente. Un maestro a mettere le mani avanti, un artigiano rifinito del doppio gioco. Qualità fondamentali per chi come lui, ha la coda di paglia, del tipo: continuare a tenere nascosti verbali scottanti che lo riguardano in prima persona. E qual è il miglior modo per crearsi un alibi in caso di “sgamo” giudiziario (leggi manette)? Allisciare (leggi adulare e leccare) chi potrebbe crearti questo problema. Che per don Magorno si materializza nella figura di Nicola Gratteri.

Sta qui la soluzione. Che comporta due vantaggi. Il primo: sperare che il lecchinaggio spudorato colpisca la vanità di chi lo riceve, restituendo, all’occorrenza e con un occhio di riguardo, il “favore” al lecchino. Ingraziarsi chi potenzialmente potrebbe tirare fuori i fantasmi dall’armadio, facendo leva sul suo ego professionale, per indurlo a non agire in segno di riconoscenza per l’apprezzamento, è una pratica vecchia come il cucco. E spesso e volentieri funziona. Il secondo vantaggio nel leccare e lodare, come in questo caso, chi combatte il malaffare, è anche un modo per costruirsi un alibi sociale per poter gridare, se mai dovessero scattare le manette, al complotto. Come a dire: io non sono un mafioso, io la ‘ndrangheta l’ho sempre denunciata e combattuta, e lo testimoniano i miei apprezzamenti ai magistrati. Un altro classico della politica intrallazzata. Siamo alle solite, quando sentono puzza di bruciato iniziano a leccare a Gratteri. Una pratica che nei riguardi di Gratteri in tanti, politici di ogni ordine e grado, usano. Il lecchinaggio nei suoi confronti, spesso, assume contorni veramente vomitevoli. Specie quando arriva da soggetti politici che tutti sanno essere intrallazzati.

Don Magorno non perde occasione per leccare Gratteri. Lo invita sempre nel suo comune, e ogni volta lo riempie di premi, medaglie e coppe. Ha sempre lodi da tessere nei confronti di Nicola. Se dipendesse da lui lo nominerebbe presidente della Repubblica, pur di tenerselo amico. In tutto questo, non ce ne voglia Gratteri, ci chiediamo: chissà se Gratteri sa, o ha capito, che quannu u diavulu t’accarizza vo’ l’anima.