Quanto spende un povero per la spesa di fine settimana? “Il mio budget è 80 euro ma prendo tutto in campagna”

Essere poveri ha di sicuro i suoi svantaggi, ma anche, e in pochi lo ammettono, i suoi vantaggi. La povertà non va vissuta solo come una condizione di “disagio economico”, che vale sia per chi chiede l’elemosina che per chi, seppur lavorando, non arriva alla seconda settimana, ma va considerata anche come un privilegio che permette solo al povero di assaporare il gusto vero della vita. Quello che il ricco, che conosce solo il sapore del denaro, non può fare.

Se da un lato è vero che il povero non può permettersi una casa dignitosa, le cure mediche, le spese scolastiche, il rinnovo del guardaroba ogni anno, l’aperitivo tutte le sere, e che vive costantemente tra il dover scegliere se pagare le bollette o comprare le scarpe al figlio, è anche vero, e bisogna avere il coraggio di ammetterlo, che il povero, a differenza del ricco, porta sulla propria tavola il meglio delle produzioni locali. La povertà, infatti, lo costringe a dover risparmiare su tutto, anche sul cibo, e per questo è sempre alla ricerca del prodotto genuino e a basso costo. Il povero, come dice giustamente il ministro, a differenza del ricco che si accontenta di quel che trova sulla tavola del ristorante stellato, è costretto, dalla povertà, a mangiare sano e bene. Se non è un privilegio questo!

Spinti dalla necessità di affermare quanto detto, sempre giustamente dal ministro, abbiamo chiesto ad un povero che lavora di poterlo seguire durante la spesa.

Iacchitè: ciao, tu sei povero?

Povero: si sono povero, lavoro e guadagno 800 euro al mese, sono sposato e ho un figlio di 9 anni. Viviamo nella casa popolare di mia madre a Cosenza. E oggi vado a fare la spesa per il fine settimana.

Iacchitè: possiamo chiederti qual è il tuo budget?

Povero: si… 80 euro.

Iacchitè: dove vai a fare la spesa?

Povero: a parte detersivi, carta igienica, prodotti per l’igiene, che compriamo nella grande distribuzione spendendo generalmente 20/25 euro, per tutto il resto, verdure, carne, olio, vino, frutta, formaggi, salumi, passiamo l’intera giornata a girare per le campagne fuori Cosenza alla ricerca di contadini e di prodotti di fattura casalinga e a bassissimo costo.

Iacchitè: scusa… ma non è più comodo comprare anche i prodotti dell’ortofrutta e tutto il resto dalla grande distribuzione, senza perdere tanto tempo?

Povero: no… perché il “fresco” della grande distribuzione non sai mai da dove arriva, peperoncini dall’India, pomodori dalla Spagna, maiali dalla Romania, formaggi dalla Cina, tutta roba super trattata e che costa anche tanto, ho visto fagiolini albanesi a 7,50 al chilo, spendi tanto e mangi male, preferiamo girare fino a che non troviamo i fagiolini nostrani a 1 euro. E ci riusciamo. Il tempo per noi poveri non è un problema… siamo poveri di denaro, ma ricchi di tempo.

Iacchitè: riesci a prendere tutto quello che ti serve con 60 euro?

Povero: certo… a volte faccio anche 70 chilometri per arrivare a casa del contadino e comprare la lattuga, le zucchine, a 50 centesimi al chilo. Per poi spostami di altri 50 chilometri per comprare, a 10 centesimi, le uova fresche. E così per tutta la giornata fino a quando non abbiamo comprato tutto il necessario. Partiamo la mattina alle 7,30 e ritorniamo la sera alle 20,00. Generalmente faccio sui 400 chilometri, spostandomi da una campagna all’altra. Non mi fido dei mercati rionali… spacciano per casareccio quello che casareccio non è. Noi poveri che siamo furbi, compriamo, prodotti genuini e a bassissimo costo, solo dal contadino che ancora zappa la terra a mano. La genuinità, che non si trova nei supermercati, prima di tutto, e noi poveri ce la possiamo permettere. Ha ragione il ministro.

Iacchitè: a noi, francamente, tutto questo non sembra proprio economico se per comprare le uova a 10 centesimi devi fare 400 km, la benzina costa, come fai ad affrontare questa grossa spesa?

Povero: semplice… ho smesso di pagare luce e gas… e così ho i soldi per la benzina. Meglio tagliare su questo piuttosto che sulla qualità del cibo. Non voglio perdere questo privilegio, anche se comporta qualche piccolo sacrificio: non potendo cucinare per mancanza di gas e luce, mangiamo tutto crudo… che poi mi hanno detto che è ancora più salutare anche se mia moglie l’altro giorno dopo aver mangiato carne cruda è finita all’ospedale. Piccoli inconvenienti accettabili, rispetto alla soddisfazione di sapere di mangiare meglio dei ricchi. Del resto “la povertà deve dare qualche soddisfazione, se no non ci sarebbe tanta gente povera”. E mangiare meglio dei ricchi, è una di queste. Posso rinunciare a tutto, come ho fatto, ma non rinuncerò mai alla soddisfazione di essere invidiato dai ricchi. E se a breve dovrò vendere la casa popolare di mamma sottobanco, per continuare a fare la spesa in giro per le campagne, non ne farò certo un dramma. Anche perché sotto i ponti si può sempre accendere un fuoco per cucinare, così mi evito anche le spese dell’ospedale dove finiamo ogni volta che mangiamo carne e pesce crudo. E ci guadagno pure. Te l’ho detto: i poveri sono furbi… ha ragione il ministro!

Iacchitè: grazie.