RISPETTO AI DIRITTI DEL LAVORO LA CHIESA DEVE ESSERE PROFETICA E NON NEUTRALE
di Fiore Isabella
Il 30 Maggio 2025 a Lamezia Terme è stato presentato il libro di Sergio Tanzarella dal titolo: “Raffaele Nogaro 90 anni di radicale mitezza”; un titolo che non accosta la mitezza all’arrendevolezza ma la radicalià della mitezza alla Chiesa della resistenza, della presenza, della frontiera e dell’uguaglianza. Una Chiesa che trova nel Vescovo Emerito di Caserta un testimone fedele al Vangelo e distante dal potere.
Una voce presente nel luoghi della sofferenza in cui si deve riconoscere il profilo della Chiesa che, avendo a cuore il destino dei fragili, dei poveri e dei dimenticati, ubbidisce solo al Vangelo. In questa dimensione di ubbidienza al Vangelo si trova il senso del percorso teologico e pastorale di Padre Raffaele Nogaro. Una figura di uomo scomodo in una Chiesa cheha privilegiato il rapporto di collateralità col potere. Mons. Nogaro, infatti, “lascia l’incarico di vescovo di Caserta il 25 aprile 2009. Costretto successivamente al ricovero per gravi motivi di salute rifiuta i centri specialistici del nord Italia e il policlinico Gemelli convenzionato con la CEI. Sceglie la degenza nella corsia di un ospedale napoletano condividendo fino in fondo- rifiutando ogni privilegio- la vita e la sorte della gente comune del mezzogiorno nella quale si è identificato in tutti gli anni di ministero”. Una scelta volontaria di presa di distanza dai privilegi che segna una contrapposizione radicale di una ecclesiologia fondata esclusivamente sul Cristo con l’ecclesiologia funzionale al potere e al suo mantenimento.
Un esempio così nitido di fedeltà al Vangelo di Cristo, purtroppo, non fa scuola in molte Chiese locali dove ancora prevale, se non la collateralità con i poteri che comandano, una sorta di terzietà che rischia di mettere sullo stesso piano i padroni che sfruttano e gli sfruttati che soffrono. Una neutralità che non fa bene alla Chiesa in una campagna referendiaria sui cinque quesiti che, invece, costituiscono una prova tecnica di protagonismo dei lavoratori e dovrebbe suggerire agli officianti di cercare un nesso tra i contenuti delle omelie destinate ai fedeli del settimo giorno e il mondo del lavoro povero. Un vasto mondo collocato al di fuori del sagrato che vive il tarlo dell’ingiustizia ed esprime sofferenze e bisogni che, spesso taciuti sull’altare, vivono nel Vangelo e reclamano attenzione e diritto di cittadinanza.
Lavoro povero e, come ci conferma la cronaca, lavoro insicuro: una categoria intrusiva ed assolutamente illegale e disumana del mercato del lavoro che miete quotidianamente vittime e produce lutti e vuoti incolmabili nelle famiglie, come in questi giorni in Calabria. A questo proposito il quarto quesito referendario chiede di abbrogare l’attuale quadro di irresponsabilià con l’introduzione della responsabilità per incidenti e infortuni anche per chi appalta/subappalta i lavori. Non si può consentire, in uno stato di diritto, di appaltare e subappaltare la responsabilità verso i deboli e gli esposti immolandola al massimo ribasso che contribuisce ad assicurare solo profitti.
E di fronte ad una situazione foriera di tragedie e di dolore, la Chiesa non può essere neutrale: la vita della Chiesa (concetto riportato in una nota del libro di Sergio Tanzarella) non è la neutralità ma la PROFEZIA. E il Vescovo Nogaro si è mosso lungo questa linea schierandosi con i poveri e con gli sfruttati. E così dovrebbero fare i Vescovi nelle loro Diocesi, esortando il Clero a manifestare coraggio, a partire da questa vicenda referendaria che introduce, prima del merito interno ai quesiti, la restiuzione della parola. Il tutto senza paura, come paura non ha avuto don Raffaele Nogaro che non si è chinato , insieme alle diocesi che lo hanno accompagnato, quando si trattò di manifestare contro i veleni della “Terra dei Fuochi”. E quando qualcuno gli chiese se la Chiesa voleva sostituirsi alla Politica, così rispondeva: “NON È QUESTO IL COMPITO DEI PRETI. È PAPA FRANCESCO CHE CE LO CHIEDE ANCORA UNA VOLTA DI PIÙ. UN VERO PRETE PROTEGGE LA SUA GENTE COLPENDO CHI LA OPPRIME. È UN’ATTIVITà NORMALE, CHE È TESTIMONIANZA DI CARITÀ”.









