Reggina, le motivazioni del Tar smascherano Saladini: l’opportunità di staccare la spina

Le motivazioni del Tar del Lazio, che ha respinto il ricorso della Reggina, smascherano definitivamente le malefatte del signor Saladini, vero e proprio carnefice dei colori amaranto. In queste ore a Reggio tutti stanno prendendo coscienza di quello che è accaduto in questi mesi.

“… I giudici amministrativi – scrive TuttoReggina – hanno ricondotto tutta la questione al “peccato originale” e dunque non avere rispettato quel termine perentorio che sempre di più assurge al ruolo di condanna a morte, non avendo i giudici ravvisato, a differenza di quanto avvenuto con il Lecco, alcun legittimo impedimento ad effettuare il pagamento nel rispetto della scadenza federale, e che oggi appare sempre di più un ostacolo quasi insormontabile e sorretto da ampia giurisprudenza, e non solo sportiva.

Tale elemento fa sorgere, inesorabilmente, due interrogativi deflagranti: il primo riguarda l’incapacità di spiegare, a distanza di ben oltre un mese, quali possano essere stati i motivi che abbiano spinto la proprietà a non effettuare comunque un pagamento che, rispetto alle altre cifre versate a garanzia dell’iscrizione, appariva tutt’altro che proibitivo, tant’è che si è provveduto non più tardi di un paio di settimane dopo, e preso atto che in queste settimane nessuno si è mai preoccupato realmente, al di là delle tesi difensive dei legali del club che possono anche essere condivisibili, di spiegare alla città la reale motivazione di una scelta che già a tempo debito appariva estremamente rischiosa, per non dire cervellotica, e che tale si è dimostrata, purtroppo per tutti noi.

Il secondo concerne una valutazione che a nostro avviso chi di dovere farebbe bene a prendere in dovuta considerazione, se davvero volesse dimostrare, con un ultimo colpo di coda, di non voler anteporre i propri interessi anche sul bene di una piazza già sufficientemente violentata ed umiliata, ossia valutare seriamente l’opportunità di staccare la spina ad un moribondo, su cui si rischia solo un accanimento terapeutico che avrebbe l’unico effetto di ostacolare le procedure in atto che consentirebbero una ripartenza, seppur dai dilettanti, programmabile con margini temporali tali da poter consentire di approntare una compagine societaria e tecnica molto più competitiva, piuttosto che raffazzonare in fretta e furia un oggetto misterioso a fine agosto che veda pregiudicata qualsiasi tipo di ambizione di pronta risalita”.