Reggina, perquisizione in sede: la Covisoc aveva già aperto un’indagine sui bilanci

Come svelato dall’ANSA emergono altri dettagli in merito alla perquisizione della Guardia di Finanza al Sant’Agata. La Procura federale della Figc e procura della Repubblica di Bari sono già in contatto e dialogano sulle vicende che hanno portato alla perquisizione nella sede della Reggina. La procura Figc – apprende sempre l’Ansa – aveva infatti aperto da settimane un’indagine sui bilanci del club calabrese, e la Covisoc era a conoscenza della situazione.

Da quanto emerge, dunque, il corso delle indagini andava già avanti da un po’, ma solo questa mattina è stato reso pubblico tramite un comunicato della Guardia di Finanza che ha evidenziato i lavori su una maxi inchiesta tra Reggio Calabria, Bari e Lecce riguardanti “crediti d’imposta inesistenti” e un “credito fiscale ritenuto fittizio pari ad euro 703.913,40” che la Reggina avrebbe ricevuto “nell’aprile 2022 per compensare debiti tributari e previdenziali relativi ai periodi di imposta dal 2016 al 2020”.

La perquisizione ha riguardato la sede della società in via delle Industrie, a Reggio Calabria, rappresentata legalmente da Paolo Castaldi, al momento non indagato, le auto e ogni altro luogo e le relative pertinenze nella disponibilità della società. Sono stati inoltre acquisiti i dati dei sistemi informativi e telematici nella disponibilità della Reggina, compresi i supporti di memoria e i cellulari per l’estrazione forense dei contenuti. La Guardia di finanza è alla ricerca di documenti, anche extra contabili, che potrebbero essere riconducibili alle attività illecite per cui si procede. In particolare si cercano i contratti e le bozze dei contratti di sponsorizzazione, scritture private, rubriche, agende, annotazioni, manoscritti ed ogni altro documento di interesse investigativo. La perquisizione è stata disposta d’urgenza dal procuratore Roberto Rossi e dal sostituto Lanfranco Marazia per “non consentire condotte di occultamento o distruzione delle cose da ricercare”.

La società dello Stretto, attraverso apposito comunicato stampa, si è già detta “in alcun modo coinvolta” e “non ha mai avuto nessun rapporto con i soggetti sotto inchiesta”.