Reggio 2020, il dubbio sale sempre di più: ma allora la destra ha voluto perdere?

Reggio Calabria ha rinnovato il consiglio comunale dopo il primo ballottaggio della sua storia poco più di un anno fa. Ma ancor prima che (ri)eleggere un sindaco nella difficilissima città di Reggio, la vera “battaglia” era andata in scena per la tragicomica scelta del candidato del centrodestra. Sono salite al proscenio figure a dir poco mediocri, dal punto di vista politico-amministrativo, che si autoproclamavano alternativa a Falcomatà, e il centrodestra ci ha messo una vita per sciogliere le riserve! E’ chiaro che l’ambiente reggino mal si concilia con una mentalità nordista quale quella di Salvini, cui – come dicono quelli bravi – è spettato l’arduo compito di indicare il candidato sindaco, sentito il Partito reggino. Ma è proprio vero che Salvini dava facoltà al partito reggino e ai suoi esponenti di avanzare proposte  e/o suggerimenti, opinioni?

Sembrerebbe proprio di no, stanti le dichiarazioni del deputato leghista Furgiuele, il quale, nel corso di conversazioni ed interviste, caldeggiava da fuori territorio già da un po’ il nome dell’insospettabile Antonino Minicuci  di Melito Porto Salvo, che amici e parenti chiamano Nino. Sono proprio “amici” (vedi l’assessore Quartuccio, indagato per AVR, suo pupillo) e parenti che hanno alitato su questa incoronazione. Epperò il regista occulto, il celeberrimo “bummino” Ciccio Cannizzaro insieme all’oscena cugina ormai ex assessora regionale indagata per concorso esterno in associazione mafiosa, hanno fatto il diavolo a quattro prima di dire di sì e abbassare la testa, determinando così la disfatta.

Certo, perché tutti sanno e sapevano che Minicuci altri non è che il terzo triumviro di quella che fu la splendida stagione della Provincia di Reggio Calabria con Ciccio Raffa Presidente, il Minicuci segretario generale, e la “bummina” Catalfamo assessore. Per continuare con la città metropolitana, organismo presente sulla carta per favoritismi a 360° in termini di utilizzo di risorse, appalti, assunzioni di comodo, promozioni, ma assolutamente assente come ordinamento politico da rendere la città di Reggio la città-stato, come nel sogno dei più acculturati. E già, il comitato Reggio verrebbe cooptato con il comitato metro-city, laddove destra e sinistra litigano sulle parole, per accordarsi nei fatti… illeciti!

Se anche Salvini porta con sé il marchio del secessionista, molti a questo punto avrebbero riposto in lui le speranze per ricostruire questa città derubata, inquisita, arretrata. Bene il modello Genova ed il ponte sullo Stretto ma è solo una possibilità che i reggini vogliono dare al Capitano leghista, guai a tradire la loro fiducia con un candidato che tutto potrebbe rappresentare, meno che la capacità politica essendo un burocrate e la verve di novità e dinamismo essendo un pensionato, e diciamolo, nemmeno la trasparenza, in quanto un direttore generale non può non sapere, se firma atti che oggi sono oggetto di inchiesta.

Grande sfida per Matteo Salvini ma tutti (proprio tutti!!!) avevano capito che aveva più chance di prendere il posto di Conte che conquistare, con questi presupposti, la città di Reggio, i cui opinionisti e sondaggisti davano già da molte settimane in questo caso nuovamente nelle mani del pessimo Falcomatà, con un buon 56% contro Minicuci e 60% contro i conosciuti velleitari.

Quando i giochi sono stati fatti e Minicuci “lo straniero” è diventato davvero il candidato di Salvini, erano già in tanti a chiedersi se il Cazzaro verde fosse stato così sprovveduto a non utilizzare qualche risorsa della famigerata rosa di nomi che pure aveva a disposizione. E allora, ci si chiedeva, dove fosse finito il meccanismo della politica laddove il capo ascolta la sua base reggina, ed ancora l’idea di un candidato che sapesse coniugare politica con amministrazione/contabilità, scevro da incarichi istituzionali passati, vicini e lontani…

Alla fatidica domanda: ce la farà il nostro eroe? Negli ambienti della destra di Reggio non erano pochi quelli che dichiaravano pubblicamente che avrebbero appoggiato una donna nonostante sia la finta candida e pura Angela Marcianò, la quale era tanto presa dalla febbre elettorale da dimenticare di presentarsi con una condanna di 13 mesi per reato contro la stessa Amministrazione di cui avrebbe voluto indossare la fascia tricolore. Eppure, nonostante questo, quelli della Fiamma Tricolore e centinaia e centinaia di altri soggetti l’hanno preferita a Minicuci “lo straniero” e gli hanno fatto perdere un sacco di voti, quasi il 14% per la precisione. E scusate se è poco! Se fosse stato per Salvini, alla fine, avrebbe candidato persino il segretario del partito Franco Recupero, il quale, nella migliore delle ipotesi, vincendo, avrebbe dovuto dichiarare il dissesto (ché al salvataggio di Ciccio Bello non ci crede… neanche lui!), per continuare a fare il notaio della Lega, passando la palla ai commissari.

Alla fine che importa: si tratta della città più a Sud dell’Italia! Ed è per questo che sono in tanti a credere che Minicuci sia stato il candidato ideale… per perdere, perché la destra nell’ultima tornata elettorale a Reggio dello scorso anno tutto ha fatto tranne che cercare di… vincere!