Reggio, Accademia di Belle Arti dimenticata da tutti. Le ultime disavventure del prof. Scialò

Aggiornamento stato Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria

Continuano ad essere sfavorevoli al prof. Francesco Scialò le decisioni assunte dai giudici.
In data 24 giugno 2020 si è svolta l’udienza del ricorso presentato dal prof. Sacchetti, rappresentato e difeso dagli avvocati Rosario Infantino e Sebastiano Bellino, a conclusione di un lungo iter iniziato da qualche anno.

In data 25 agosto 2020 il Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria – Sezione Staccata di Reggio Calabria accoglie il ricorso del prof. Pietro Sacchetti e per l’effetto annulla i provvedimenti impugnati, condannando le amministrazioni resistenti, Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, ed il controinteressato, prof. Francesco Scialò, e ricorrente incidentale al pagamento, in favore della parte ricorrente. Un altro successo che si aggiunge ai quattro precedenti ottenuti dal Prof. Pietro Sacchetti, docente di Teoria e Metodi dei Mass Media presso l’accademia reggina.

Lo stato di confusione in Accademia è continuata, prima e dopo il periodo dell’emergenza Covid, aiutata dal silenzio assordante del Ministero. Durante il periodo del limbo giudiziario, infatti, l’istituzione non ha avuto segnali ministeriali o indicazioni operative del come far procedere le attività didattiche e non ha individuato la figura che avrebbe dovuto portare avanti l’organizzazione didattica dell’accademia reggina.

Decisione quest’ultima necessaria poiché il completamento del tempo della prorogatio del Direttore uscente era stato superato; ed è sempre nel silenzio assordante del Ministero, che il Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, malgrado l’invito dell’ Avvocatura della città, a non procedere con la nomina di reggente al Direttore in carica, poiché coinvolto nelle procedure ricorsuali, ed ex moglie del prof. Scialò, ha concesso la nomina provvisoria di “ reggente ” alla stessa prof.ssa Maria Daniela Maisano, permettendo così alla persona nominata a procedere indisturbata con la governance dell’accademia reggina, permettendo alla stessa di convocare gli organi istutuzionali, assumere decisioni importanti e assegnare incarichi individuali necessarie per la programmazione del nuovo anno accademico; provvedimenti di natura certamente discutibile, vista la sua posizione, e soprattutto perché soggetti all’annullamento.

Il Direttore uscente, non solo si ritrova ad aver superato la sua biennalità, bypassato il tempo della sua prorogatio, ma ha proseguito per quasi due anni in più, complice il Ministero, la sua funzione direttiva didattica, andando contro leggi e regolamentazioni statutarie. Il rispetto dei principi di legalità è un obbligo amministrativo da parte di tutti coloro che occupano ruoli e funzioni governative, poichè le loro azioni incidono in modo pervasivo sull’esercizio di alcuni diritti fondamentali dei luoghi e delle persone.

L’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria è stata dimenticata da tutti e questo isolamento è segno più generale dei tempi, dove la priorità delle “battaglie” non sempre corrispondono con l’interesse della società e delle istituzioni, ma come spesso avviene, l’interesse è individuale e spesso “ familiare”.

Altrettanto disarmante infatti, è il silenzio delle Organizzazioni sindacali e delle Rappresentanze politiche presenti in città; incomprensibile il disinteresse totale nei riguardi di una problematica accademica che è apparsa in più occasioni, sui quotidiani locali, e considerata da subito tanto grave ed importante da dover essere attenzionata e portata in risalto, indifferenza che ha lasciato l’istituzione e tutto il personale dei lavoratori, in uno stato di abbandono e di deriva. L’Accademia di Belle Arti è un fiore all’occhiello per la nostra città, dove lavorano professionisti ed esperti del settore, dove il lavoro degli studenti riesce a portare aria di creatività e di positività in molti contesti cittadini. Non solo l’Accademia, ma anche la città ha necessità e soprattutto il diritto di veder finita una diatriba giudiziaria che possa finalmente arrivare ad individuare il futuro Direttore senza più incertezze e confusioni, e portare l’ istituzione di Alta Formazione Artistica dove è giusto che sia.
Adesso il Ministero non può più far finta di non sapere, non può girarsi dall’altra parte lasciando trasformare l’autonomia in continuo “abuso d’ufficio ufficializzato” .