Reggio, blitz “Libro nero”: Nicolò uomo dei Libri ma anche dei Tegano e dei De Stefano. I verbali dei pentiti

Alessandro Nicolò alla Festa del Mare a Gallico nel 2011

Alessandro Nicolò, già capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, poi transitato in Fratelli d’Italia prima dell’espulsione sanzionata dopo l’arresto di oggi, ha un passato molto turbolento. Dicono che il padre sia scomparso nelle montagne di Cannavò (frazione di Reggio) per un caso di lupara bianca molto ma molto vicino alla potentissima cosca Libri di Reggio.

Del resto, lo stesso Nicolò, originario di Mosorrofa (feudo della cosca), pare che abbia goduto delle sue fortune elettorali fino alle Regionali del 2014 proprio grazie alla “famiglia” Libri che rappresenta nelle istituzioni da anni ormai! Ma anche su questo ha indagato l’ottimo De Raho da molto tempo e oggi con il blitz “Libro nero” Nicolò è stato arrestato.

I VERBALI DEL PENTITO ENRICO DE ROSA

Il consigliere regionale Alessandro Nicolò era un uomo nella disponibilità di Mico Tattoo Sonsogno e per questo Enrico De Rosa (mafioso oggi pentito) per anni è riuscito a lavorare con la Regione Calabria. Lo mette a verbale in maniera chiara proprio il pentito, che interrogato dal pm Stefano Musolino afferma: «Ricordo che Sonsogno aveva progettato di ricattare Sandro Nicolò (consigliere della Regione Calabria) perché faceva uso di cocaina e allo stesso modo altri. Allo scopo si era procurato delle microcamere che si faceva dare da mio cugino, Enrico La Rosa, di Taurianova, che a sua volta le recuperava dal compagno di sua sorella, che è un poliziotto di nome Salvatore che lavora al porto di Gioia Tauro».

Se il progetto sia mai stato realizzato o no, allo stato non è dato sapere. Ma su un punto De Rosa è sicuro: «In merito ai miei rapporti con la Regione, ricordo che Sandro Nicolò, unitamente ai Berna, mi concedeva la possibilità di effettuare con Frascati tutte le pubblicità all’interno del palazzo della Regione». Rapporti formalmente inesistenti grazie a un trucchetto. «Io fatturavo a una società che a sua volta fatturava alla Regione. In una circostanza, mi hanno fatturato pagandomi meno».

Ma ad aprire a De Rosa le porte della Regione, non sono stati semplicemente i traffici di Sonsogno. «Spesso Francesco Berna (titolare dell’omonima ditta di costruzione e presidente di Ance Calabria, arrestato anche lui stamattina, ndr) sponsorizzava unitamente a Demetrio Berna (ex assessore comunale al Bilancio di Reggio Calabria, ndr) la mia figura con Sandro Nicolò». Certo, ricorda il collaboratore, nonostante appoggi e sponsorizzazioni lavorare in Regione non era per nulla facile.

«Progetto cinque – come mi disse Sonsogno – aveva rapporti direttamente con Scopelliti, l’ex governatore, con il quale prendevano direttamente accordi». E, a detta di De Rosa, c’era un patto di ferro fra l’ex governatore e la Progetto cinque, che nessuno poteva mettere in discussione. «Allorquando io mi interessai a effettuare ulteriore pubblicità, mi consigliarono di lasciar perdere perché i Frascati erano appoggiati da Scopelliti. Tale legame, garantito dai Libri, non si poteva bypassare». Un rapporto che già aveva fatto discutere quando l’ex governatore amministrava Reggio da sindaco.

De Rosa, che prima di diventare collaboratore si muoveva tra gli ambienti delle cosche De Stefano e Libri individua Nicolò come “un punto di riferimento” ed “espressione della famiglia Libri” già dal 2008, dunque. Tramite Berna e Nicolò, De Rosa, con la sua azienda di marketing e pubblicità, come abbiamo visto, ha ottenuto anche dei soldi pubblici, curando inoltre la parte promozionale dell’allora Popolo della Libertà.

La vicinanza dei Nicolò ai Libri sarebbe dimostrata anche dal fatto che nel dicembre 2014 – e cioè immediatamente dopo l’esito delle consultazioni elettorali regionali –, Pasquale Repaci – padre della compagna di Filippo Chirico, reggente della cosca – veniva assegnato, in qualità di “componente interno”, alla “struttura speciale” di Nicolò e ciò sulla base di una specifica richiesta dello stesso consigliere regionale.

Ulteriori elementi a carico di Nicolò arriverebbero dalle intercettazioni captate all’interno dello studio odontoiatrico dell’ex assessore comunale Giuseppe Demetrio Tortorella, personaggio chiave dell’inchiesta. Da quelle conversazioni si evincerebbe uno stretto rapporto, improntato a reciproche utilità, se il dentista, infatti, si prodiga per procacciare i voti in favore del politico, Nicolò garantisce la sua messa a disposizione per i desiderata del sodale: …ma ricordati che… ricordati che abbiamo a Nicolò… Una cosa nostra nostra […] è una cosa nostra cioè non è… è come a noi va….” dice in una conversazione intercettata.

Nicolò e Tortorella vengono anche intercettati insieme, mentre parlano di stabilire alleanze e sinergie con altri esponenti politici, spostando all’occorrenza pacchetti di voti secondo le strategie di volta in volta pianificate. La sinergia tra Tortorella – uomo dei Libri – e Nicolò sarebbe stata di tale pregnanza da indurre il primo ad esultare di fronte al favorevole risultato elettorale: “Abbiamo vinto … con Sandro abbiamo vinto” dice. Parlando con un altro uomo dei Libri, Stefano Sartiano, Tortorella si chiede se Nicolò terrà fede agli accordi intercorsi “… Ora vediamo se mantiene i patti …”.

I RAPPORTI CON IL CLAN DE STEFANO-TEGANO

Nicolò inoltre a Reggio è chiacchieratissimo per il suo rapporto di ferro con Romeo, De Stefano e Sarra avendo fatto lavorare loro congiunti nella sua struttura.

Il collaboratore di giustizia Roberto Moio, nipote acquisito del boss Giovanni Tegano, racconta della vicinanza di Nicolò agli ambienti di Archi, e quindi non solo della cosca Tegano, ma anche dei De Stefano. Stando al racconto di un altro collaboratore di giustizia, quel Salvatore Aiello per anni direttore operativo della Fata Morgana (azienda attiva nella raccolta dei rifiuti a Reggio Calabria) vi sarebbe stato l’interessamento di Nicolò per l’assunzione diretta di Rocco Caridi, di primo grado del boss di San Giorgio extra, Nino Caridi, genero del defunto boss don Mico Libri.

Ma Nicolò è accusato anche di due episodi di corruzione elettorale aggravata: “… perché candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria del novembre 2014, per ottenere a proprio vantaggio il voto elettorale di Presto Antonio, dei suoi familiari e dipendenti e di altre persone non identificate, prometteva allo stesso Presto – che accettava ed anzi sollecitava la promessa – il proprio intervento agevolatore per consentirgli di aggiudicarsi appalti privati tramite la propria impresa individuale EDIL Presto e per procurare uno o più posti di lavoro ai propri familiari. Tortorella Giuseppe Demetrio metteva in contatto Nicolò Alessandro e Presto Antonio, organizzava l’incontro tra i due all’interno del proprio studio odontoiatrico, si impegnava per il raggiungimento dell’accordo tra il candidato e l’elettore, si faceva garante per il mantenimento della promessa da parte dell’aspirante consigliere regionale”.

L’altra accusa riguarda Nicolò in concorso con Pasquale Repaci (che ha svolto la funzione di intermediario) e Stefano Sartiano (sodale della cosca Libri), che avrebbe concluso un accordo corruttivo funzionale all’assunzione del figlio di Sartiano, in cambio dei voti dallo stesso garantiti in favore del politico. Sartiano avrebbe barattato con Nicolò l’assunzione del proprio figlio in cambio dei consensi elettorali. E così, all’indomani del risultato elettorale lo stesso Sartiano si rivolge a Repaci per rammentare al neoeletto consigliere Nicolò la promessa di assumere il figlio. E lo stesso Sartiano riferisce anche delle rassicurazioni avute dal Repaci: “Lui mi ha detto…, gli ho detto io che si ricordi gli impegni, mi ha detto si, e che ha detto? Ha detto non ci sono problemi ha detto, uno è tuo figlio e uno è un altro, non mi ha detto chi è…”.