Negli ambienti politici di Reggio Calabria, dopo la mazzata dell’inchiesta Helios, che seguiva solo di pochi mesi quella che aveva decretato il definitivo sputtanamento dell'”angioletto” Marco Siclari e (addirittura!) del finanziere e consigliere regionale Creazzo, si respirava aria pesante ormai da mesi. Persino lo spavaldo Ciccio Cannizzaro, il “bummino” con la faccia da schiaffi che balla la tarantella con la ormai defunta Jole Santelli eletta alla Regione, viveva giorni molto difficili, anche se apparentemente faceva finta di nulla. Sì, perché ormai all’appello mancavano solo pochi soggetti e, dopo che era finita nella rete della Dda persino sua cugina Domenica Catalfamo, infiltrata nella Giunta regionale, all’epoca con la Santelli presidente, proprio perché sua parente, lui era certamente quello più chiacchierato. Lo sanno tutti, non è un mistero. Così come non è un mistero che sono in pochi a credere che ci sia qualcuno che gli vuole così male da sparargli contro la vetrata (!) della segreteria.
Le notizie rilanciate qualche tempo fa con grande risalto nazionale su Il Fatto Quotidiano, del resto, avevano praticamente ridotto in mutande Cannizzaro (http://www.iacchite.blog/calabria-ndrangheta-alla-regione-lassessora-catalfamo-e-indagata-anche-per-concorso-esterno/) nonostante le vittorie alle Politiche e alla Regione (e la batosta alle comunali di Reggio.,.) e noi, per completare il quadro, vi diamo qualche altro dato, giusto per farvi capire di cosa stiamo parlando. Alla convention stile americano con la quale “Ciccio” Cannizzaro ha posto le premesse per diventare deputato della Repubblica nel 2018, ha partecipato tutto l’entourage del suo maestro e “angelo custode” Antonio “Totò” Caridi, che prima di essere arrestato nell’operazione Mammasantissima era riuscito anche a farlo eleggere in consiglio regionale salvo poi il discepolo abbandonare e disconoscere (almeno ufficialmente) il senatore.
La conferma, oltre alle numerosissime foto che circolavano sia ufficialmente che “non”, arrivava dall’ intervista che Lucio Dattola aveva rilasciato alla Gazzetta del Sud. Dattola è il grande capo elettore di Caridi dalla notte dei tempi in virtù di una lunga e sbandierata amicizia tra i due. E così, nel 2018, dopo un lungo periodo di silenzio politico arrivato all’indomani dell’arresto del senatore e dell’inchiesta Gotha (sarà stato per timore?) aveva deciso di rompere il silenzio e ufficializzare il suo ritorno al fianco del giovane Cannizzaro, erede ormai di tutto il gruppo di Totò Caridi.
Dattola quindi dichiarava che insieme a Lamberti Castronuovo, da sempre considerato vicino al capo indiscusso della paranza ovvero Paolo Romeo, sosteneva il “progetto politico” di Cannizzaro come se fosse una novità ma ciò non era, visti i rapporti con Totò Caridi. Insomma, la campagna elettorale era iniziata da tempo e se per Nicolò, Bilardi e De Gaetano anche dai partiti più spregiudicati era arrivato l’alt alla candidatura, per lui, Ciccio Cannizzaro, non era scattato nessun divieto. E ora lo abbiamo addirittura in Parlamento… Fino a quando qualche magistrato serio non lo sputtanerà definitivamente e si spera al più presto. Al di là delle menate sui colpi di pistola alla segreteria che, come abbiamo già detto, non hanno incantato proprio nessuno.
Infine, per non saper né leggere e né scrivere, vi ricordiamo un particolare per capire meglio chi è il signor Dattola. Si tratta di un episodio risalente al 30 gennaio 2019.
“Un consigliere comunale di Forza Italia di Reggio Calabria, ex candidato sindaco, Lucio Dattola, ha risposto col saluto romano e un “a noi” a bassa voce, all’appello effettuato nell’aula dell’assemblea per la verifica del numero legale. Il gesto, ripreso da una telecamera, è stato definito “gravissimo, inqualificabile e inaccettabile” dal sindaco Giuseppe Falcomatà. “Ancora più grave – ha aggiunto – perché accaduto all’interno dell’aula del consiglio che è la massima assise democratica. E’ un vilipendio alle istituzioni”. Sulla vicenda è intervenuto anche Giovanni Puccio, coordinatore Pd dell’area metropolitana di Reggio, secondo il quale si tratta “di un episodio gravissimo, che offende il decoro delle istituzioni e denota un grave scadimento di valori a cui, purtroppo, stiamo assistendo da più tempo ai più alti livelli istituzionali. Dal canto nostro, ci affianchiamo al sindaco Falcomatà, che giustamente ha parlato di vilipendio delle istituzioni e ha denunciato la gravità dell’accaduto”. “A noi”, cari Dattola e “bummino” Cannizzaro: ci rivediamo presto…