Reggio Emilia. Politica e ‘ndrangheta: questi anni sprecati

Appena qualche mese fa il sito emiliano Reggionline, collegato alla televisione TeleReggio, ha pubblicato una importante inchiesta, che è un approfondimento sui rapporti tra politica e criminalità organizzata. E’ stata ricostruita capitolo dopo capitolo una storia quasi ventennale, con l’ausilio dei risultati delle indagini e dalle sentenze, e proponendo atti giudiziari noti ma ormai dimenticati e documenti ancora inediti. Il tutto serve anche per inquadrare la realtà calabrese e l’attività per certi versi discutibile della Dda di Catanzaro. 

 

di Gabriele Franzini

Fonte: Reggionline

POLITICA E MAFIA: QUESTI ANNI SPRECATI  Politica e mafia: questi anni sprecati. 

Sono trascorsi 8 anni e mezzo dagli arresti dell’operazione Aemilia del gennaio 2015. Dopo lo choc iniziale, ora i contatti tra politici e criminalità organizzata non scandalizzano più. E l’uscita dal carcere di molti detenuti si avvicina

REGGIO EMILIA – Siamo arrivati all’ultima puntata della nostra inchiesta su politica e criminalità organizzata (tutte le puntate). Abbiamo ricostruito alcuni dei capitoli principali di questa storia attraverso le sentenze e gli atti giudiziari, proponendovi documenti inediti e altri già conosciuti ma pressoché dimenticati. In conclusione proviamo a fare il punto sul presente.

Sono trascorsi 13 anni dall’inizio dell’indagine Aemilia, 8 e mezzo dalla grande retata del gennaio 2015, quasi 6 dalla prima sentenza. Dopo lo choc iniziale, c’è stata la fase della metabolizzazione dei fatti, resa ancora più difficile da nuove indagini, come Grimilde e Perseverance, che hanno confermato il radicamento della cosca e la sua capacità di rigenerarsi sostituendo gli uomini finiti in carcere. Poi è cominciata la fase della rimozione, che ha preparato la strada ad un tentativo di riscrittura della verità storica e giudiziaria.
I risultati di questa operazione sono sotto gli occhi di tutti, se li si vogliono vedere. Un importante partito politico progetta la candidatura di un suo esponente che nel 2012 è andato nell’ufficio del capomafia di Reggio in attesa di sentenza per incontrarlo. E nessuno batte ciglio.
Un altro esponente politico condannato in via definitiva per tangenti partecipa ad un incontro pubblico a Reggio e viene accolto come una star dai presenti, tra i quali spiccano i vertici dell’Ordine degli avvocati.

Il circolo di Brescello del primo partito della provincia commenta l’indagine della Dda di Bologna per concorso esterno in associazione mafiosa dichiarando vicinanza agli indagati, che certo sono innocenti fino a prova contraria, ma hanno amministrato Brescello riducendola in una condizione di assoggettamento mafioso.

La maggioranza del Senato stabilisce con un voto che un senatore che faceva pressione su Prefettura e forze dell’ordine affinché riammettessero in white list aziende in odore di mafia non può essere giudicato in un processo, perché ha soltanto esercitato le sue prerogative di parlamentare.

Soggetti i cui contatti con la criminalità organizzata sono documentati dalle sentenze si ergono sui giornali a paladini della legalità, citano Borsellino e indicano su cosa e su chi i magistrati dovrebbero indagare, anziché perseguitare loro.

Questo è il presente, al di là degli abbellimenti di comodo e delle frasi retoriche. Tra poco, gli ‘ndranghetisti arrestati nel gennaio 2015 e giudicati a Bologna con rito abbreviato usciranno dal carcere e torneranno a fare quello che facevano prima. Reggio rischia di ritrovarsi nella condizione di chi non ha imparato nulla dal passato. E allora ne vedremo delle belle.

(15/fine)