A Reggio in questi giorni i fratelli Berna e le loro disavventure giudiziarie hanno “battuto” persino la Reggina nelle discussioni tra i cittadini dopo la notizia della confisca dei loro beni. E ovviamente la città è spaccata tra innocentisti e colpevolisti. La vicenda dei Berna, del resto, ormai va avanti dal 2019, vale a dire dal clamoroso arresto di Francesco e Demetrio Berna insieme al consigliere regionale Sandro Nicolò, che aveva fatto emergere – allora come oggi – i loro rapporti criminali con la cosca Libri.
L’inchiesta “Libro Nero” del 2019 aveva consentito di fare luce soprattutto sui rilevanti interessi economici e politici della cosca LIBRI, svelando il ruolo di affermati imprenditori e noti soggetti politici locali e regionali asserviti totalmente alle volontà della consorteria criminale come soggetti intranei o concorrenti esterni.
In particolare, era stato accertato come la citata cosca di ‘ndrangheta, in una sorta di proiezione aziendalistica che tende a reinvestire il frutto delle illecite attività, abbia favorito, nel corso del tempo, alcuni imprenditori che, prima facie (a prima vista), potevano sembrare avulsi da qualsiasi contesto mafioso, ma al quale di fatto ne sono risultati pienamente intranei. Detti soggetti, rispondendo alle logiche ed alle strategie di sviluppo imprenditoriale pianificate dai vertici della cosca e godendo degli occulti finanziamenti e delle protezioni derivanti dalla stessa, hanno assunto posizioni di assoluto rilievo nei loro ambiti operativi. Essi si individuavano già allora nei fratelli Berna, Francesco e Demetrio, diretta espressione della cosca Libri che, in quanto tali, da un lato hanno sempre goduto della protezione dei soggetti apicali della citata consorteria di ‘ndrangheta, riuscendo ad avviare e far crescere in modo esponenziale le proprie attività imprenditoriali, dall’altro l’hanno, a loro volta, finanziata.
Nel corso del tempo – si leggeva nelle carte di “Libro Nero” -, i fratelli Berna hanno conquistato posizioni di assoluto rilievo nel panorama edilizio ed immobiliare di Reggio Calabria. Ad essi sono oggi riconducibili diverse imprese e società: la BERNA Immobiliare S.r.l.; la REGHION DREAM s.r.l.; la BERNA Costruzioni Società a Responsabilità Limitata la B&S S.r.l.; la BIOARCH S.r.l.; la BIOEDICOM S.r.l. la MANAGEMENT 2000 di BERNA Demetrio; la BERNA IMMOBILIARE AGENCY Società a Responsabilità Limitata Semplificata.
Francesco Berna è stato Presidente, per la Calabria, per il triennio 2017 – 2020, dell’A.N.C.E. (Associazione Nazionale Costruttori Edili). Il fratello, Demetrio Berna, ha anche un passato di soggetto politico presso il comune di Reggio Calabria.
L’attività investigativa – effettuata sia a riscontro delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (e di Enrico De Rosa in particolare), sia mediante servizi di intercettazione telefonica ed ambientale – aveva dimostrato come la cosca Libri, nell’ottica di un sempre maggiore ed efficace sviluppo dei propri interessi criminali, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico/imprenditoriali locali, è stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico/elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti, convogliandoli a favore di soggetti compiacenti, senza esclusione di schieramenti politici, nell’ambito di un rapporto sinallagmatico (vincolato ai patti stipulati e ai vantaggi promessi e/o accordati), destinato a favorire non solo la singola consorteria, ma il sistema ‘ndranghetistico nel suo complesso.
LE SOCIETA’ SEQUESTRATE NEL 2019
- Berna Immobiliare S.r.l., con sede a Reggio Calabria, operante nel settore della costruzione di edifici residenziali e non residenziali;
- Reghion Dream S.r.l. con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’elaborazione elettronica dei dati contabili, riconducibile all’indagato Francesco Berna;
- Berna Costruzioni Società a Responsabilità Limitata, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto la costruzione di edifici residenzialie non residenziali;
- Management 2000 di Demetrio Berna, con sede a Reggio Calabria, avente ad oggetto l’attività di intermediazione immobiliare;
- Berna Immobiliare Agency Società a Responsabilità Limitata Semplificata Calabria, operante nel settore dell’intermediazione immobiliare;
Fin qui “Libro Nero”. Ma adesso la Dda di Reggio Calabria, dopo 4 anni, ha deciso di rompere gli indugi e continuare a perseguire i fratelli Berna, le cui dichiarazioni evidentemente sono state considerate quantomeno ambigue. E così, a 4 anni di distanza, il patrimonio dei palazzinari è diventato ancora più importante, dal momento che ne fanno parte 18 società (di cui una in Florida), una ditta individuale, 10 veicoli, 337 fabbricati, 23 terreni tra Reggio Calabria, Messina e gli Stati Uniti.
Il giudice (il provvedimento porta la firma del presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Praticò) ha di fatto accolto gli elementi che accusano in particolare Francesco Berna di essere stato prima sostenuto e poi affiancato dalla cosca Libri di Reggio Calabria: accuse sostenute soprattutto da collaboratori di giustizia e già vagliate da altri giudici nell’ambito dell’operazione giudiziaria che ha portato, nel 2019, Francesco e il fratello Demetrio in carcere «in quanto ritenuti “imprenditori di riferimento” dell’articolazione di ’ndrangheta reggina denominata cosca Libri».
Francesco Berna, imprenditore venuto dal nulla
Secondo la procura (gli atti sono riportati nel provvedimento di sequestro), Francesco Berna (negli anni diventato uno dei più importanti costruttori edili della Calabria e assurto al vertice dell’Ance, prima che fosse sospeso e poi sostituito) e il fratello «erano delegati allo svolgimento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edilizio, immobiliare e della ristorazione. Investivano e riciclavano (in Calabria e su tutto il territorio nazionale) capitali del sodalizio mafioso, garantendo il versamento allo stesso di una parte dei profitti così ricavati; agevolavano tramite subappalti, commesse, l’espansione economico-imprenditoriale della cosca, affidamenti, accordi societari con i suoi rappresentanti». Accuse sempre fermamente respinte dai due fratelli: l’ex presidente di Ance Calabria, in particolare, ha sempre sostenuto di essere stato vittima delle estorsioni tanto da arrivare a denunciare, dopo il suo arresto, la pressione del racket della famiglia Labate di Gebbione, popolato quartiere di Reggio Calabria.
L’accusa: gli inizi a Torino con l’appoggio della cosca Libri
Ma per i giudici il legame tra Berna e le cosche era «da ritenersi, espressione di compiacente contiguità alla cosca Libri – che gli indagati hanno invece descritto come il soffocante nodo scorsoio della costrizione mafiosa». In continuità, questa l’analisi dei magistrati reggini, con l’inizio della storia imprenditoriale del costruttore reggino che avrebbe avuto la benedizione di Domenico (Mico) Libri, storico decano della ndrina: «Ha avuto una bella spinta – ha raccontato ai magistrati Enrico De Rosa –: Francesco Berna, avevaavuto una bella spinta con degli appalti a Torino, diversi anni fa, dice lo abbiamo mandato che era “nu muccusu” (un ragazzino), a prendere appalti a Torino. Francesco era un ragazzino, 22-23 anni, e maneggiava appalti di 7-800 milioni di lire, alla volta. in 5-6 anni è tornato a Reggio Calabria milionario. Francesco Berna era sicuramente la persona più intelligente di tutti quanti, perché Demetrio fa quello che gli dice Francesco, e Fabio Berna, il piccolo, fa quello che gli dice sempre Francesco. Francesco è l’anima imprenditoriale, Francesco è la mente, e Francesco è quello che si è spaventato della loro crescita esponenziale, si spaventa più di tutti tipo… della famiglia è quello più guardingo».
Un sodalizio con le cosche che sarebbe cominciato negli anni Novanta, è la tesi dei magistrati, e continuato negli anni, anche quando Francesco Berna è stato eletto alla presidenza dell’Ance. Periodo in cui, scrivono i magistrati, «aveva accentuato le frequentazioni con altri esponenti dell’alta imprenditoria e limitato invece quelle con i suoi originari sodali con un comportamento che infastidiva i boss che stigmatizzavano l’ambiguità di chi – come Berna – tentava di occultare imbarazzanti legami, accreditandosi pubblicamente come soggetto lontano dal mondo della criminalità organizzata, grazie al quale aveva tuttavia realizzato le sue fortune (“…si fanno tutti i, i perbenini fanno ora no, cioè alla fine fanno i perbenini no, fino ad ora abbiamo mangiato e dormito e sputato nello stesso piatto”).
Affari e politica, Demetrio il fratello assessore
Affari e politica per i fratelli Berna. «Tra ’ndrangheta e politica c’era Berna (Demetrio in questo caso ndr), che era una persona, tipo, che ricopriva il ruolo di Consigliere Comunale, anche in quelle occasioni in cui si è incontrato con Giovanni De Stefano, ancora, era Consigliere, Assessore al bilancio, si, era Assessore al bilancio» ha raccontato ancora De Rosa. E sempre De Rosa ha descritto i contorni di un accordo elettorale: «Alessandro Nicolò, da un lato, e la cosca di Cannavò (i Libri ndr), dall’altro, da intendersi – precisa il
collaboratore di giustizia – non come un normale accordo stipulato tra due soggetti politici, ma dall’essere entrambi i referenti politici della cosca Libri».









