Reggio, operazione Sansone: colpiti i fiancheggiatori del boss Condello

Si è conclusa da poco la conferenza stampa relativa all’operazione “Sansone”. 

Le indagini, effettuate dagli investigatori dell’Arma, avrebbero permesso di ricostruire la rete dei presunti fiancheggiatori di Domenico Condello, ritenuto “capo mafia” ed arrestato quattro anni fa, nel 2012, dopo oltre 20 anni di latitanza.

Nel corso dell’operazione, gli inquirenti ritengono di aver anche definito gli assetti delle cosche che operano nell’area metropolitana del capoluogo e che esercitavano un pressione estorsiva sul territorio definita “asfissiante”.

Il blitz è scattato all’alba ed i 26 soggetti sono gravemente indiziati, a vario titolo, di essere associati alla ‘ndrangheta ma anche di estorsione, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni da sparo e da guerra rese clandestine, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, minaccia e danneggiamento seguito da incendio, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.

Sotto il profilo associativo le indagini condotte dal Ros sul conto dello schieramento Condello – che ha influenza anche nella zona di Villa San Giovanni per via dei collegamenti con i Buda/Imerti – si sono intersecate con quelle svolte dal Comando Provinciale ma a carico dello schieramento Zito-Bertuca, pure operante a Villa e Fiumara.

Domenico Condello
Domenico Condello

Ciò per una presunta interazione tra i due schieramenti a causa delle criticità nate sulla suddivisione delle attività estorsive. Le indagini metterebbero così in luce la presenza, nell’area villese, di una forte pressione estorsiva e di un controllo criminale esercitato congiuntamente da più cosche, in modo capillare.

Situazione questa che può essere efficacemente riassunta nelle parole di Pasquale Bertuca che nel corso di un colloquio in carcere con la sorella Felicia e con il nipote Vincenzo Sottilaro, il 23 agosto del 2010 invitava i familiari a riferire a Alfio Liotta, soggetto incaricato della riscossione dei proventi estorsivi, di «non lasciare scampo a nessuno» con la precisazione di un imprenditore cui doveva rivolgersi che doveva «… essere il primo che glieli deve portare!».

IL CONTROLLO ASFISSIANTE DEL TERRITORIO

Il controllo esercitato sul territorio sarebbe stato così ampio e penetrante che gli esponenti delle cosche, oltre a condizionare la vita economica del territorio (l’avvio di iniziative economico-imprenditoriali doveva ricevere il placet degli esponenti dei vari clan) erano in grado di risalire agli autori di furti in abitazione o di veicoli, di danneggiamenti, e di attivarsi per la restituzione dei beni ai legittimi proprietari, anche dietro il pagamento di una somma di denaro.

Entrando più nel dettaglio, gli inquirenti spiegano poi come nel settore delle estorsioni, i rapporti tra le cosche Zito-Bertuca e quelle Condello-Buda-Imerti fossero caratterizzati da “logiche spartitorie dei proventi estorsivi che si sono dipanate non senza momenti di criticità derivanti dalla duplicazione delle richieste estorsive tali da determinare, in alcuni casi, incontri diretti tra i referenti dei due schieramenti”.

sansone_arrestatiParticolarmente eloquenti sarebbero allora le parole di Pasquale Bertuca che, lamentandosi col fratello Vincenzo dell’eccessivo attivismo estorsivo del condelliano Andrea Carmelo Vazzana nell’area di Villa S. Giovanni, specificava che Alfio Liotta gli avrebbe dovuto riferire «… che le indagini sopra di noi non le può fare nessuno! Altrimenti glielo mando a dire con Mico! Perché… tutte le volte che hanno portato… una brioche se la sono mangiata pure loro!» specificando che, quando entravano nell’area di loro pertinenza, «gli devi dire che prima di andare a Cannitello devono “bussare” però!».

Nel complesso le attività di indagine hanno permesso di documentare ben venti episodi estorsivi – consistiti nella pretesa di ingenti somme di denaro – ai danni di numerose imprese che operano nei settori della raccolta dei rifiuti solidi urbani, delle costruzioni, del movimento terra ed impegnate nello svolgimento di servizi ed opere sia private che di interesse pubblico, ed i cui proventi sarebbero stati suddivisi tra le stesse cosche.

Le relazioni tra i clan nel campo estorsivo avrebbero consentito conseguentemente di delineare gli assetti associativi non solo dei Condello-Buda-Imerti e Zito-Bertuca ma anche della cosca Garonfalo, operante nel comune limitrofo di Campo Calabro.