Reggio, processo Meta: condannati tutti i capi della ‘ndrangheta

La sentenza d’appello del procedimento “Meta” seppellisce sotto decine di anni di carcere i vertici della ‘ndrangheta militare di Reggio Calabria. Dopo alcuni giorni di camera di consiglio, la Corte d’Appello ha emesso la sentenza di secondo grado nell’ambito dell’inchiesta della Dda che ha sancito l’esistenza di un direttorio mafioso composto dalle famiglie principali della città: i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri.

E sono condanne durissime quelle emesse dalla Corte presieduta da Antonino Giacobello. Il capo della ‘ndrangheta reggina, Giuseppe De Stefano, viene condannato a 27 anni di reclusione: una condanna frutto della continuazione riconosciuta con una precedente condanna per omicidio, che, al momento, gli evita che la pena complessiva venga commutata in ergastolo. 21 anni (anche in questo caso viene riconosciuta la continuazione) per il boss Pasquale Libri, mentre per Pasquale Condello e Giovanni Tegano la Corte conferma la sentenza di primo grado di 20 anni di reclusione.

Un procedimento in cui sono alla sbarra i principali boss della ‘ndrangheta cittadina, che avrebbero messo da parte anni di guerra e uccisioni al fine di spartire meglio affari e giro di estorsioni. Un processo che scaturisce dagli accertamenti svolti dal Ros dei Carabinieri per catturare il superboss Pasquale Condello, detto “Il Supremo”, arrestato il 18 febbraio 2008 dopo molti anni di latitanza.

Oltre alle condanne per il direttorio della ‘ndrangheta, la Corte ha stangato anche gli altri imputati ad esclusione di Stefano Vitale, assolto. 14 anni per Antonino Imerti, cugino omonimo del “Nano feroce” boss di Fiumara di Muro, 20 anni per Domenico Condello, detto “Gingomma”, 21 anni per Pasquale Bertuca, uomo forte della ‘ndrangheta di Villa San Giovanni, 18 anni per il boss di Catona, Giovanni Rugolino. Sconto di pena per Cosimo Alvaro, l’uomo venuto da Sinopoli per fare affari e gestire attività economiche, tra cui il lido della movida, “Calajunco”: Alvaro (difeso dagli avvocati Domenico Alvaro e Giuseppe Putortì) passa da una condanna a 17 anni e 9 mesi a una più mite a 8 anni, frutto della prescrizione di un capo d’imputazione. Sconto di pena anche per l’imprenditore Antonino Crisalli, che passa da 6 anni di reclusione a 4 anni e 3 mesi.

Fonte: Il Dispaccio – Claudio Cordova