Lettere a Iacchite’: “Regione Calabria, arsenico e vecchi merletti per le assunzioni”

ARSENICO E VECCHI MERLETTI PER LE ASSUNZIONI NELLA REGIONE
CALABRIA

Parafrasando il titolo del film ormai cult di Frank Capra, in Calabria, per passare dallo stato di lavoratore precario allo stato di lavoratore stabilizzato e divenire dipendente regionale con regolare stipendio, si ricorre ancora oggi a vecchi trucchi con tanto di “arsenico”, a danno di altri lavoratori aventi diritto e a scapito del funzionamento della macchina regionale a cui non servono davvero nuovi parassiti e incompetenti da mantenere con i soldi dei contribuenti calabresi.

Purtroppo il costume di favorire gli amici degli amici è saldo, inveterato, sfacciato. Questo è accaduto con il Decreto Dirigenziale n° 11614 del 12 /11/2020 finalizzato alla stabilizzazione di 208 precari ex legge 12, e per ora, “intralciato” dall’assessore al bilancio Francesco Talarico, che non ha firmato lo stanziamento di 4,5 milioni di euro. Un blocco che ha fatto infuriare i sindacati, stranamente a difesa di una minima parte di lavoratori a fronte di migliaia di altri che sono nel limbo della indeterminatezza, o ancora meglio, nel Purgatorio dove devono scontare anni di attesa prima di accedere al Paradiso del lavoro non sfruttato, dignitoso e stabile.

In soldoni, la Regione, nel novembre scorso, ha confezionato un avviso pubblico ad hoc per avviare alla stabilizzazione 208 soggetti, individuati come aventi diritto, escludendo, illegittimamente, altri aspiranti con competenze specifiche per ricoprire mansioni atte al funzionamento di uffici della Regione, notoriamente popolati da fantasmi, imboscati, belle statuine.

Perché questa palese violazione di legge e predisposizione di una corsia preferenziale per 208 persone e non per tutti coloro che, avendo lavorato di più – i curricula parlano chiaro- e non al pari dei primi in Regione o in enti in house ?

La risposta immediata è implicita nella parte iniziale di questa lettera.
Così un gruppo di lavoratori ingiustamente esclusi a partecipare alla “manifestazione di interesse regionale” perché ritenuti non aventi diritto, sebbene avessero prestato per anni servizio in fondazioni partecipate della Regione Calabria con modalità contrattuali co.co.pro o a tempo determinato, maturando competenze e anzianità di servizio all’interno dei vari dipartimenti regionali, hanno dovuto appellarsi al tribunale amministrativo regionale ( TAR) per rivendicare il sacrosanto diritto al lavoro. I ricorrenti assistiti dal noto avvocato lametino “Armando Chirumbolo”, hanno dapprima diffidato formalmente mediante PEC la Regione Calabria per la discriminazione subita a causa del modus operandi della stessa che ha leso la posizione giuridica degli interessati, successivamente non avendo ricevuto riscontro alla diffida, hanno ritenuto opportuno presentare ricorso al TAR. In attesa che la giustizia terrena ponga fine a questa disparità di trattamento che vede privilegiare alcuni e calpestare la meritocrazia ed i titoli di altri, l’auspicio è l’inserimento in graduatoria anche per questi precari che evidentemente non hanno santi in paradiso o per così dire arsenico e vecchi merletti per servirsi di favori.

Se non si ha il coraggio di dire come stanno le cose, se ci nasconde la testa sotto la sabbia per ignavia, timore , se la magistratura è distratta, se i sindacati dimenticano il loro compito, se i cittadini calabresi piegano la testa o girano gli occhi dall’altra parte, mentre parassitismo e  assenza di servizi imperano in Calabria, non ci lamentiamo se siamo sempre gli ultimi della classe. Teniamoci le nostre “disgrazie” per conclamata neghittosità.
Infine , chiudendo questa lettera, ci preme ricordare che nella Regione Calabria è stato abolito il concorso pubblico da oltre venti anni. Il merito ? Una parola impronunciabile, un tabù. E la via delle assunzioni è nelle mani di lor signori che si assicurano provvidenziali inefficienze, lucrose emergenze e un nutrito bacino di gente condizionata e incatenata a miserande sudditanze per tutta la vita.

Lettera firmata