Regione, ricorso alla Consulta: ecco perché la DC è stata più “audace” del M5S

I parlamentari del M5S calabrese guidati dal senatore Nicola Morra si sono espressi in merito all’udienza pubblica della Corte costituzionale relativa ai ricorsi contro la legge elettorale calabrese presentati dalla Democrazia Cristiana e dall’ex candidata presidente Wanda Ferro.

“La Consulta – hanno scritto Morra e i suoi colleghi – al di là di quanto vogliono far credere i corifei di regime, per il momento ha semplicemente dichiarato inammissibile l’istanza presentata dalla Dc. Per il resto, continuerà l’esame di quella proposta dal Tar, che ha investito del caso la Corte costituzionale dopo il ricorso avanzato da Wanda Ferro, esclusa dal consiglio regionale nonostante sia stata la candidata presidente più votata dopo Oliverio. E’ del tutto evidente che la Consulta, dopo aver vagliato il ricorso del Tar, potrebbe anche decidere di annullare la legge elettorale calabrese approvata quando il Consiglio si trovava in regime di prorogatio e dichiararla incostituzionale, con tutti gli effetti che ne seguirebbero”

Quindi Morra si augura “la fine anticipata di una legislatura fallimentare” che potrebbe scaturire da questa denuncia. Peccato che la Corte Costituzionale abbia dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Democrazia Cristiana non essendo le liste del partito presenti alla consultazione elettorale. Insomma, solo per mancanza di interessi diretti perché non era presente alla competizione elettorale.

Ma il M5S però la liste ce l’aveva. Quella capeggiata dal candidato Cono Cantelmi. 

Perché il senatore Morra invece di parlare adesso non fece nulla a suo tempo affinché il M5S presentasse un suo ricorso a dicembre 2014?

La storia parte dall’approvazione di questa legge a giugno del 2014 quando parecchi attivisti si erano già accorti della “porcata” e volevano bloccarla. Quegli attivisti avevano prontamente protestato proponendo queste due azioni:

1)      Istanza a Talarico perché riconvochi il consiglio regionale affinchè ritiri la legge elettorale che è illegittima, illegale ed iniqua, riservando, in mancanza, di proporre esposto alla Procura;

2)      Istanza al Governo affinché impugni immediatamente la legge elettorale che è manifestamente incostituzionale.

Ma le iniziative furono stoppate dai parlamentari calabresi con in testa Morra giustificando il loro non agire con la scusa che le azioni avrebbero potuto far slittare la data del voto.

Il portaborse del deputato Parentela stoppa tutto prefigurando altre strade come si può leggere in figura 1

prima e il senatore Morra conferma che la linea è quella dell’immobilismo come si vede in figura 2 facendo rilevare che un’istanza sarebbe stata poco efficace (a suo dire consigliato da Roma)

unnamedE così si arriva al voto sulla cui analisi molti attivisti si sono trovati d’accordo: è stata un’anticipazione di quello che sarebbe successo alle elezioni a Cosenza. Morra ha sabotato il M5S con candidature di basso livello e campagne elettorali ridicole.

Subito dopo però è rispuntata la questione della legge elettorale calabrese e in moltissimi hanno visto nella palese incostituzionalità della legge un’occasione servita su un piatto d’argento al M5S per entrare nel Consiglio Regionale.

Parecchi attivisti così parteciparono ad una discussione aperta sul meetup Calabria a dicembre 2014 dal titolo eloquente: “Impugnazione innanzi al giudice ordinario della Legge Elettorale Regionale allo scopo di far sollevare un vizio di costituzionalità”. Intervennero anche i candidati appoggiando l’iniziativa e scrivendo ad esempio:

“Quale candidata maggiormente votata (dopo il candidato presidente) esprimo il mio completo assenso a proporre il ricorso per dare rappresentanza alle 38.000 persone che hanno votato il Movimento 5 Stelle”.

Ci fu anche una votazione on line come si usa nel Movimento 5 Stelle e i risultati furono:
FAVOREVOLI: 27
CONTRARI: 9
ASTENUTI: 2

A quel punto alcuni attivisti si rivolsero ad uno studio di avvocati che confermarono le buone probabilità di riuscita del ricorso. E qui finisce la storia perché intervenne Morra a bloccare tutto. Il senatore era contrarissimo a presentare ricorso e a lui si associò anche la Nesci e così il fronte del “non fare” risultò vincente, a dispetto delle decisioni “dal basso” prese dalla rete.

E così abbiamo incredibilmente scoperto che la Democrazia Cristiana è stata più “audace” del Movimento Cinquestelle. Cose da pazzi.