Rende. Ciao Simona Vanessa, oggi lutto cittadino. Parco Acquatico, ecco cosa diceva la relazione del Viminale: “Esempio di mala gestione”. Coinvolto il faccendiere Fusinato

L’amministrazione comunale di Rende ha proclamato il lutto cittadino per la giornata di oggi per la morte della piccola Simona Vanessa nella piscina del Parco acquatico ed esprime «vicinanza ai familiari e partecipa al loro dolore, anche interpretando i sentimenti dell’intera collettività rendese. L’Amministrazione – è scritto in una nota – ha chiesto ai responsabili degli Uffici competenti di attivare tutte le procedure finalizzate a una puntuale ed esaustiva relazione sull’accaduto. All’esito, l’Amministrazione si riserva di adottare tutti i provvedimenti che si rendessero necessari». Per oggi, giornata di lutto cittadino, è stata disposta anche l’esposizione delle bandiere a mezz’asta in tutti gli uffici pubblici.

L’Amministrazione, appena eletta dopo le ultime elezioni, si riferisce con chiarezza alle vicende che hanno riguardato anche il Parco acquatico e che un anno e mezzo fa circa hanno portato allo scioglimento del Comune di Rende a guida Marcello Manna, alias “Mazzetta”, per infiltrazioni mafiose.  Secondo quanto si è appreso, i carabinieri starebbero facendo controlli e verifiche sull’eventuale presenza nella struttura di un defibrillatore e, in caso affermativo, del perché non sia stato utilizzato. Appare sempre più chiaro che nella struttura non fossero rispettate le misure di sicurezza. Ma sulla “qualità” di questa gestione si erano già espressi – e neanche tanto tempo fa – sia la Prefettura di Cosenza sia il Ministero dell’Interno. Eppure il Parco acquatico fino a ieri è stato gestito dagli stessi faccendieri descritti nella maniera che segue dalle autorità. Mai come ora è valido il vecchio adagio “carta canta”.

Settantaquattro pagine. L’ex prefetto di Cosenza Vittoria Ciaramella aveva condensato in questo numero le 491 pagine che compongono la relazione della commissione di accesso antimafia al Comune di Rende che ha determinato lo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose. Di conseguenza, pubblichiamo le parti salienti di queste pagine. 

Nel documento diffuso dal ministro dell’Interno, che spiegava le motivazioni della proroga dello scioglimento del Comune per altri sei mesi si leggeva: “… Anche per quanto attiene all’affidamento della gestione del Parco acquatico, la terna commissariale ha riferito di essere nella fase conclusiva della redazione di un capitolato di gara dettagliato, unitamente a un piano economico finanziario che offra garanzia di maggiori introiti derivanti dall’utilizzo della struttura comunale.
Per tali ragioni la proroga consentirebbe la compiuta definizione delle predette procedure presidiate dalla commissione straordinaria….”. 

La triade commissariale aveva, dunque, indetto una gara per l’affidamento della gestione. Una gara che tuttavia è andata deserta e che, di conseguenza, ha lasciato la responsabilitò della struttura a chi già la deteneva.

Ed eccoci, quindi, al capitolo “Parco acquatico” così come è stato trattato e delineato nella relazione del prefetto che ha portato al sacrosanto scioglimento del Consiglio di Rende.

Il Parco acquatico di Rende è stato definito come “im altro esempio di non corretta gestione del patrimonio immobiliare che ha consentito a soggetti con pregiudizi di polizia di ottenere indebiti arricchimenti a scapito della collettività, è quello acclarato dalla Commissione d’accesso relativamente all’affidamento della gestione del Parco Acquatico sportivo Santa Chiara.

Affidataria della gestione temporanea della struttura comunale è la signora Maria Candelaria De Rose, legale rappresentante della società Marconi Village, con previsione del versamento di un canone annuo di € 10.000,00, mai corrisposto: e la ragione del mancato pagamento anche qui viene indicata dal Comune (cosi come avvenuto per il Palazzetto dello Sport, per Io stadio Marco Lorenzon e per i locali di Piazza Matteotti) nei lavori che il concessionario avrebbe eseguito e per i quali è stato chiesto lo scomputo. Ma il danno per l’Ente è soprattutto da rinvenirsi nel lucro cessante, dovuto al mancato percepimento di possibili proventi.
In particolare, il guadagno che l’Ente avrebbe potuto ottenere tramite una più oculata gestione dei propri beni, deriva dagli emolumenti corrisposti dalla società omissis per l’utilizzo degli spazi comunali destinati allo svolgimento di prove concorsuali. Infatti, il relativo elenco fornito alla Commissione dalla stessa società e riguardante il biennio 2021-2022, fa emergere la corresponsione di € 1.650.299,04 per le prove espletate presso il Palazzetto dello Sport di Rende e il  Parco Acquatico Santa Chiara di Rende, somma rilevantissima incamerata pressochè in toto dai gestori degli impianti comunali.

E’ da aggiungere che persona convivente dell’affidataria della gestione della struttura  Parco Acquatico Santa Chiara è Antonio Fusinato, pregiudicato e fratello di Francesco, a suo tempo arrestato dai R.O.S. Sezione Anticrimine di Catanzaro per “usura in concorso”, unitamente ad altre 14 persone, tra le quali i capi clan di ndrangheta Francesco Patitucci e Maurizio Rango.

Il Parco Acquatico, al pari del Palazzetto dello Sport, costituisce un esempio emblematico di mala gestio da parte dell’Ente concretizzatosi non solo in un danno patrimoniale a causa del mancato introito del canone concessorio ma anche nel lucro cessante dovuto al mancato percepimento di possibili proventi. In particolare il guadagno che l’Ente avrebbe potuto ottenere tramite una più oculata gestione dei propri beni, deriva dagli emolumenti corrisposti dalla Società Formez per l’utilizzo degli spazi comunali destinati allo svolgimento di prove concorsuali.

La Società Formez ha dato vita a una serie di procedure concorsuali espletate nel biennio 2021-2022 presso il Palazzetto dello Sport di Rende e il Parco Acquatico Santa Chiara di Rende – organizzate dal Consorzio Digicontest.

In questi anni sono state corrisposte per l’organizzazione di concorsi pubblici presso i beni patrimoniali di proprietà del Comune di Rende € 1.650.299,04, introiti questi che, depurati del corrispettivo spettante al Consorzio Digicontest, sono confluiti nelle tasche dei gestori degli impianti comunali ovvero i gestori del Parco Acquatico. Forse è arrivato il momento di togliergli il giocattolo dalle mani?