“Rende e Sandro Principe: ristabilita la verità storica”

Si è concluso oggi il processo di primo grado “Sistema Rende”. Sandro Principe, Umberto Bernaudo, Pino Gagliardi e Pietro Ruffolo sono stati assolti perché il fatto non sussiste dalle accuse della Dda di Catanzaro. L’inchiesta era culminata con gli arresti del 23 marzo 2016. Questa è la nota che diffuse all’epoca il comitato direttivo di Insieme per Rende. 

Ci ha colpito come una saetta l’arresto di Sandro, Umberto, Pino e Pietro.

Francamente non ci aspettavamo un provvedimento tanto eclatante, pur se le voci di azioni da parte della Dda di Catanzaro sul caso Rende, erano in giro da tempo. Di Umberto e Pietro già sappiamo che hanno ricevuto analogo provvedimento qualche anno fa e ne sono usciti scagionati dopo due gradi di giudizio. Auguriamo loro (e ne siamo certi) di riuscire nuovamente a dimostrare la loro innocenza ed estraneità ai fatti.

Per quanto riguarda Sandro, la saetta fa molto male. Lui è il nostro faro, il nostro punto di riferimento, il nostro leader. Siamo certi che è estraneo a rapporti con mafia, ‘ndrangheta e via cantando e siamo certi che non è corrotto.

Come è evidente che riuscirà a dimostrare che i voti che si sono riversati sulla sua persona e sulle liste socialiste e riformiste sono di elettori di Rende non legati alla ‘ndrangheta.

Possibile che a Rende ci siano migliaia di ‘ndranghetisti? Quanti sono? Cento, mille, diecimila, ventimila? Gli elettori di Rende sono tutte persone per bene. Operai, professionisti, imprenditori, giovani, studenti, pensionati. Non possiamo pensare che migliaia di loro siano legati alla ‘ndrangheta e che ricevano “istruzioni” di voto da parte di Lanzino e Ruà. D’altra parte i voti a Rende i socialisti li prendono dal 1952 e sempre in gran quantità. Basta guardare i risultati elettorali.

Ma la saetta è dolorosa anche perché Sandro è un politico che per Rende ha fatto molto e che solo per miracolo non ci ha rimesso la vita nell’attentato del 2004. Dal lontano 1980 la sua azione è stata rivolta a “creare” una città attuando la politica, cosiddetta, dell’amalgama. Ristrutturò le chiese di Rende, costruì scuole, realizzò piazze. Sapeva che con l’avvento dell’Università, Rende sarebbe diventata una città multietnica e multiculturale e cercò di realizzare infrastrutture dell’accoglienza. Realizzò musei, salvò il centro storico dall’abbandono e dal disfacimento edilizio. Rivolse la sua attenzione a coloro che ne avevano più bisogno, attivò politiche di inclusione nel sociale e rivolse grande attenzione verso i bambini realizzando strutture di accoglienza. Realizzò quell’amalgama che oggi fa sì che i rendesi abbiano una propria identità che non è certo né mafiosa, né ‘ndranghetista.

Oggi Rende è una città con un sua precisa fisionomia anche dal punto di vista urbanistico. Non è più città di passaggio a servizio di Cosenza, ma è diventata una città vivace, moderna con una propria organizzazione commerciale e industriale che ospita una delle più grandi università d’Italia. Il nome di Sandro è legato alla realizzazione di molte opere di area urbana, come, ad esempio, il parco acquatico, il viale parco.

Sandro è il nostro maestro, è l’artefice di tutto questo. E’ un grande amministratore e un politico di alta levatura, del tutto onesto e con un grande senso del bene comune.