Rende, l’annuncio del boss: “La persona pulita per il Palazzetto l’abbiamo trovata”

Ad un certo punto della loro narrazione, i pm della Dda di Catanzaro fanno il punto sulle attività mafiose di Manna e dei suoi compari riepilogando una serie di fatti essenziali per capire gli intrecci mafiosi ed emerge un quadro estremamente preciso dello stato dell’arte nella città d’oltre Campagnano.

In particolare, “appare molto chiara la triangolazione tra i vari soggetti coinvolti nell’organizzazione del sostegno elettorale a Manna, con particolare riferimento a Massimo D’Ambrosio, Eugenio Filice (il fisioterapista a disposizione) e l’assessore Pino Munno”. 

Già nelle conversazioni del 10 e 11 marzo 2019 allorquando in sintesi iniziava di fatto la campagna elettorale, pur non essendo ancora attiva l’intercettazione su Pino Munno, si deduceva che era proprio lui il soggetto con cui fissare l’incontro. In data 8 aprile 2019, il servizio di controllo e pedinamento presso la clinica dove il Filice lavora come fisioterapista, registrava l’incontro tra Filice, Sandro Perri della Rende Servizi e Massimo D’Ambrosio. Nelle conversazioni del 17 aprile 2019 D’Ambrosio chiama Perri per concordare la riunione per scopi elettorali e subito dopo D’Ambrosio chiama Filice dicendogli di informare l’assessore e dopo di questo parla con Munno, che risulta già al corrente dei fatti perché infiormato dal Filice.

Nella conversazione del 19 aprile 2019 Massimo D’Ambrosio chiama Filice per fissare un appuntamento alla Cep (Villaggio Europa). Subito dopo D’Ambrosio chiama Perri e gli dice: “Siccome mi ha chiamato Eugenio… Munno non vuole venire perché gli hanno detto che tuo padre (detto Franco u sciacallo) vuole dare il voto a Massimiliano De Rose…”. In tale contesto si ha anche il riferimento ai media che riportano articoli sull’aumento delle ore di lavoro agli operai della Rende Servizi. E in un’altra conversazione nella stessa giornata D’Ambrosio chiama Pino Munno e fa riferimento al fatto che era passato da Filice e che era “tutto a posto”.

Il 22 maggio 2019 durante una cena tra pochi intimi, Massimo D’Ambrosio alla presenza di Eugenio Filice discute, oltre che di dinamiche criminali, anche del suo appoggio a Pino Munno a discapito di 100 euro a voto nonché si parla della promessa fatta da Manna davanti a suo cugino Orlando Scarlato per la gestione del Palazzetto dello Sport. Nella conversazione telematica del 3 giugno 2019 D’Ambrosio discute con Filice al quale dice di portare Pino Munno a casa sua per chiedere conto delle promesse fatte.

Il 17 giugno 2019 Massimo D’Ambrosio insieme a Ivan Montualdista chiede a Eugenio Filice, per conto del fratello Adolfo, appena uscito dal carcere, di prendere accordi con Pino Munno, che a sua volta avrebbe dovuto parlare con Manna e organizzare questo incontro. Motivo dell’incontro risulta sempre l’assegnazione e la gestione del Palazzetto dello Sport di Rende.

In tal senso D’Ambrosio rivolto a Filice diceva testualmente: “Pinuzzu (Munno) si sta vedendo? O me lo dice lui quando dobbiamo andare da Manna… Vuole parlare con Manna mio fratello per il fatto del Palazzetto… Siccome aveva pigliato l’impegno che Manna ce lo faceva pigliare… ripigliamo adesso i discorsi… prima che dopo è troppo tardi… Mi deve dire che devo fare e che non devo fare… Perché la persona pulita c’è… (è Christian Dodaro, cugino dei Di Puppo, che alla fine vincerà il bando di gara per la gestione del Palazzetto dello Sport, ndr)… Lui deve parlare per forza con Manna… se ce la fa lui l’imbasciata…”.

A seguire, il Filice diceva: “Come lo vedo glielo dico… Gli dico vedi che mi ha detto Massimo che il fratello vuole parlare con il sindaco… assolutamente il prima possibile”.

E non solo: il 27 gennaio 2020 Massimo D’Ambrosio chiederà a Eugenio Filice di concordare un appuntamento tra lui e il fratello Adolfo. L’appuntamento arriva il 28 gennaio 2020 e subito dopo Filice chiama Manna sul telefono dicendogli che gli deve parlare cin una certa urgenza. Manna aveva il telefono spento e appena lo riattiva chiama Pino Munno e gli chiede il numero di Filice. Subito dopo Munno chiama Filice e lo informa che lo sta cercando il sindaco. Quindi il 30 gennaio 2020 Adolfo D’Ambrosio chiama il fratello Massimo per chiedergli se Eugenio Filice gli ha fatto sapere una risposta. Eugenio dice che Manna è a Firenze. Il 7 febbraio 2020 Massimo D’Ambrosio chiama Filice per andare a parlare insieme presso lo studio legale di Manna… E poi, naturalmente, c’è la “cronaca” dell’incontro. 

Per mesi (!) abbiamo analizzato la lunghissima storia del Palasport di Rende e il profilo del fortunato vincitore del bando di gara per la gestione del Palazzetto dello Sport “Europa” di contrada Tocci a Rende (https://www.iacchite.blog/rende-il-blitz-di-gratteri-il-gestore-del-palazzetto-candidato-a-cosenza-prima-con-occhiuto-e-poi-con-fratelli-ditalia/). Nel corso di questo periodo non sono mancate altre “dritte” sul conto del signor Christian Francesco Dodaro e ormai possiamo affermare con cognizione di causa non solo che si tratta di una “testa di legno” dei clan confederati ma che ha addirittura una parentela diretta con i boss Michele e Umberto Di Puppo (https://www.iacchite.blog/rende-il-palazzetto-e-cosa-loro-il-vincitore-della-gara-e-anche-nipote-dei-di-puppo/).

Oggi, alla luce del sospirato scioglimento del Consiglio comunale di Rende ritorniamo sulla strada maestra del racconto della Dda e non mancano, anche qui, le sorprese e le rivelazioni criminali.

A margine delle intese con il sindaco Manna, i fratelli D’Ambrosio si muovono sul versante delle imprese per individuare i soggetti che, per loro conto, devono figurare nel completamento dei lavori per la successiva gestione. Nella conversazione telematica del 14 settembre 2019 veniva captato un incontro tra Ivan Montualdista e Remo Florio, titolare della Dee Jay Service, imprenditore considerato colluso e asservito ai clan rendesi.

Remo Florio è in particolare titolare di una impresa di “installazione di impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione”, socio amministratore della società Dee Jay Service snc. E’ uno stretto conoscente sia di Adolfo D’Ambrosio sia di Ivan Montualdista. Non solo: il Montualdista e il D’Ambrosio appaiono gestori di fatto della sua società, tant’è che Montualdista avanza con una certa regolarità richieste di denaro al Florio proprio in relazione all’attività lavorativa da quest’ultimo esercitata. Montualdista poi risulta anche inserito nel merito della gestione lavorativa e aziendale dell’imprenditore.

E allora, nella conversazione indicata, il Montualdista riferisce al Florio che Adolfo D’Ambrosio vuole incontrarlo (testuale: “Vedi che ti vuole parlare Adolfo… è sempre con me in giro per Rende… Ti deve parlare di alcuni progetti… ci stanno dando praticamente il Palazzetto dello Sport… il nuovo… vabbè te lo dice lui…”).

A tali intendimenti esposti dal Montualdista, il Florio chiedeva se la gestione del Palazzetto dello Sport di Rende non fosse stato già assegnato ad una cooperativa e il Montualdista gli rispondeva così: “Ohi Remo e dai… che c’è Manna che quando vede a noi si scanta (ha paura), perciò ti dico siccome ci sono molte cose da fare in cantiere… è giusto che ci venga messo tu in queste cose… anche perché già per i precedenti passati e via dicendo… quindi noi ti teniamo in considerazione sopra tutto…”.

E’ del tutto evidente che i D’Ambrosio individuano in Manna l’amministratore a disposizione assoluta del loro gruppo, laddove lo stesso Manna, consapevole del profilo criminale del gruppo D’Ambrosio, ed avendo beneficiato del relativo sostegno elettorale, quando vede i sodali di quel gruppo “si scanta” ovvero manifesta la sua trepidazione derivante dall’impossibilità di sottrarsi al mantenimento delle promesse da lui fatte in campagna elettorale circa l’affidamento ai D’Ambrosio della gestione del Palazzetto. Del resto, nelle conversazioni questo riferimento a Manna da parte del Montualdista è specificamente correlato alla riferita certezza di avere già in tasca la gestione del Palazzetto rispetto alla quale ora si chiede il coinvolgimento dell’impresa di Remo Florio.

Circa un mese dopo, si registrano ancora affermazioni molto interessanti di Adolfo D’Ambrosio nella conversazione telematica del 18 ottobre 2019, quando i lavori – iniziati a marzo – procedevano particolarmente a rilento. Il dialogo intercorre tra Fabiano Ciranno, Adolfo D’Ambrosio e due persone non identificate e si apprende come D’Ambrosio, stanco di attendere la fine dei lavori del Palazzetto e la pubblicazione del bando di gara da veicolare in suo favore, manifesta la pretesa di riappropriarsi nuovamente del bar. Si tratta del bar Colibrì ubicato all’interno dell’area mercatale e gestito dalla moglie Robertina Basile sino al momento della sua carcerazione.

Nella stessa giornata viene intercettata un’altra importante conversazione tra Montualdista e i fratelli D’Ambrosio, i quali tornano a confermare i propri specifici intendimenti sull’affare del Palazzetto e quindi sulle modifiche strutturali, sull’accaparramento di tutti i servizi commerciali accessori, sulla necessità di pressare il sindaco per farsi pubblicare il bando di gara ed ottenere la gestione già entro la fine del 2019, con Adolfo D’Ambrosio che impartisce ancora una volta le precise disposizioni al fratello Massimo, il quale deve fungere da intermediario nella contrattazione con “Marcello”.

Dalla conversazione si evince l’impazienza di Adolfo D’Ambrosio, il quale è sempre più esplicito e chiaro nella richiesta: “Facciamo la gara… digli così: “Marcè, mi devi seguire la busta forse non hai capito”… poi l’ordinanza apre e chiude i cancelli la può fare successivamente non ce ne frega niente a noi, hai capito? Non è che lo devo mettere sopra il contratto della gara, successivamente si autorizza il proprietario dell’attività ad aprire e chiudere i cancelli… hai capito come gli devi dire?”.

E’ fin troppo eloquente la posizione di Adolfo D’Ambrosio nei confronti del Manna. Il D’Ambrosio esplicita senza mezzi termini la consapevolezza reciproca di aver fornito un sostegno elettorale decisivo per la rielezione del sindaco Marcello Manna, a seguito dell’accordo politico-mafioso che è stato veicolato non solo dal fratello Massimo ma anche da Orlando Scarlato e Michele Di Puppo.

A seguito di una telefonata registrata in data 21 ottobre 2019 sull’utenza monitorata di Massimo D’Ambrosio, intercorsa tra quest’ultimo e la segretaria dello studio legale Manna verrà concordato un appuntamento presso il medesimo ufficio alle ore 18 del 28 ottobre 2019. Nel corso di un’altra telefonata intercorsa sull’utenza di Massimo D’Ambrosio, si apprende come lo stesso si rivolga al cugino Orlando Scarlato, già assistito dall’avvocato Marcello Manna, al fine di recarsi insieme a lui da quest’ultimo. A tal proposito, lo Scarlato (sorvegliato speciale) offre la sua disponibilità attraverso una richiesta di permesso avanzata da Giuseppe Manna, figlio di Marcello, per recarsi anch’esso allo studio legale di Cosenza. Orlando Scarlato, durante le consultazioni elettorali di Rende del 2019, ha già ricevuto da Marcello Manna rassicurazioni sull’assegnazione della gestione del Palazzetto dello Sport di Rende.

Nella serata del 28 ottobre 2019 veniva predisposto servizio di Ocp (osservazione, controllo, pedinamento) al fine di documentare l’incontro. Alle ore 17 circa veniva notato l’avvocato Marcello Manna dirigersi davanti all’ingresso principale del palazzo sito in via Rocco Chinnici n. 10 dove ha sede il suo studio legale per accedervi successivamente. Alle ore 18 veniva notato Massimo D’Ambrosio che accedeva all’interno del portone principale del palazzo dove ha sede lo studio legale di Manna.

Il colloquio tra Massimo D’Ambrosio e Orlando Scarlato è piuttosto esplicativo di quello che è accaduto nello studio legale di Manna. Massimo D’Ambrosio interloquisce con Scarlato, evidentemente impossibilitato ad accompagnarlo, e gli dice testualmente: “Ci sono andato, gli ho portato i saluti… c’era il padre… grazie, grazie…”. Lo stesso lascia intendere di aver parlato in modo chiaro: “No, gliel’ho detto, per forza, se no in un modo o nell’altro dobbiamo vedere come dobbiamo fare… e mi ha detto “Va bene, facciamo…” e poi ha detto ancora: “Sì ma non facciamo che poi dobbiamo prenotare… venite qua… passano sette, dieci giorni…” e io ho detto: “Vengo direttamente là un giovedi… ehhh… ci fa infilare…”.

Anche Scarlato dice di aver parlato con Giuseppe Manna, figlio di Marcello, al quale avrebbe riferito testualmente: “Oggi pomeriggio gliel’abbiamo mandato a dire pure a Giuseppe.., vedi di vedere che dobbiamo fare…”.

Pur non facendo un chiaro riferimento all’argomento trattato, si evince ugualmente come gli interlocutori stiano discutendo circa l’esito dell’incontro avvenuto prima tra Massimo D’Ambrosio e Marcello Manna. I lavori non sono stati ancora completati e il bando di gara per la gestione del Palazzetto non è stato ancora predisposto.

In data 4 novembre 2019 come già emerso in precedenza nel corso delle conversazioni ambientali, registrate in via telematica in data 22 maggio 2019, allorquando Massimo D’Ambrosio palesava un diretto interessamento da parte di Orlando Scarlato (già assistito dall’avvocato Manna) per l’assegnazione del Palazzetto dello Sport di Rende, viene riportata una conversazione intercorsa tra il D’Ambrosio e lo Scarlato in cui viene sostanzialmente confermata la piena disponibilità di quest’ultimo nell’intercedere nei confronti del sindaco Manna per la vicenda trattata.

SCARLATO: “Vedi che mi hanno autorizzato.. eh… solo che mi ha chiamato il venerdì… mi hanno chiamato là dall’ufficio…”

D’AMBROSIO: “Per fissare l’appuntamento… devi parlare sempre con la segretaria… siccome io ci avevo parlato e mi ha detto vieni lunedì… veramente dovevo andare giovedì… poi sono andato… e sono ritornato da Catanzaro al Comune e adesso gli ho detto… vengo… gli ho detto che andavo lunedì o martedì… adesso oggi non ce la faccio e vado domani verso l’una al Comune…”.

SCARLATO: “No, perché io già mezza parola gliela dovevo dire… se tu puoi passare che magari mi spieghi più o meno se gli devi dire qualcosa…”

D’AMBROSIO: “Adesso deve quagliare… o da una parte o dall’altra… dobbiamo quagliare, qui stiamo rinviando, rinviando, rinviando…”.

SCARLATO: “No… gli dico per quella situazione del parente mio…”.