Rende. Le mani sulla città e il nuovo Psc: qualcuno vuole riciclare capitali oscuri?

di Stefano Ammirato 

Qualche giorno fa a Rende è stato organizzato dalle minoranze consiliari un incontro con al centro il dibattito sul PSC. Convegno intitolato “le mani sulla città”, un titolo antagonista si direbbe, ma si sa che con l’avvicinarsi delle elezioni si eccita lo spirito rivoluzionario dei più, salvo spegnersi il giorno dopo dell’esito del voto popolare. Le parole d’ordine trasparenza e condivisione con i cittadini, partecipazione e democrazia. Anche su questo, purtroppo, ad oggi, non esiste esperienza, recente o passata, di un progetto urbanistico che abbia visto il coinvolgimento delle masse popolari e dei cittadini.

Nonostante questo, non posso personalmente fare di tutta l’erba un fascio (visto i tempi governativi). A chi dice che l’urbanistica è un qualcosa da riservare ai tecnici, che il cittadino non può capire o mettere becco, posso ribattere di essere figlio di un progetto urbanistico sicuramente ben riuscito.

Parlo di Rende, certo, nella sua globalità, che, nonostante alcune pagine sbiadite ed errori di valutazione demografica, rappresenta certamente l’esempio a livello calabrese ed italiano di un’urbanistica illuminata. Parlo soprattutto del mio Quartiere, Villaggio Europa, premiato in Europa ma che soprattutto ha regalato a noi residenti, allora bambini e adolescenti, una bellissima esperienza di vita tra querce secolari e prati all’inglese. Oggi, nonostante la mancanza da oltre un ventennio di una manutenzione ordinaria e straordinaria (eccezion fatta per la nuova illuminazione pubblica di recente istallazione) il Villaggio riesce ancora ad essere attrattivo per le giovani famiglie e avanzato per la sua socialità ed i progetti inclusivi. Merito sicuramente di quell’idea avanzatissima, quel progetto di quartiere popolare al centro della città con all’interno prati, piazze, alberi da frutta, stradine ciclabili, porticati vivibili, rampe e non scale, supermercati, campi da calcio e scuole! Allora, permettetemi di dire che l’urbanistica non è acqua ma rappresenta l’identità di una città e condiziona la qualità della vita dei suoi cittadini.

Ritorniamo al PSC. Chiunque faccia un giro per la città non può non notare gli innumerevoli cartelli “fittasi” e “vendesi” che addobbano soprattutto i nuovi palazzoni del centro. Il motivo è stata una speculazione edilizia che si basava su dati demografici di crescita della popolazione forse troppo ottimisti e che ha abbondato in cubature che oggi non trovano “mercato” fra gli studenti che sono orami numericamente pressoché stabili e le nuove famiglie. Nonostante il trend rendese di crescita demografica sia ancora positivo, indice dell’attrattività di questa città, è lontano dalla tumultuosa urbanizzazione che spinse il ceto medio della vicina Cosenza a traghettare, seguendo le increspature delle acque del Crati, per stabilirsi oltre il Campagnano. Anche l’immigrazione accademica calamitata dal Campus Universitario di Arcavacata non può contare più, evidentemente, sui numeri pionieristici degli anni ’70. Questo “tumulto demografico” portò in pochi anni un piccolo paesino a diventare una ridente città.

Tutto ciò ci indurrebbe, oggi, razionalmente a dire che un nuovo strumento urbanistico dovrebbe essere veramente a “cemento zero” e progettare esclusivamente la manutenzione del patrimonio immobiliare esistente e disegnare i nuovi spazi per i nuovi servizi. Cosa rappresenterebbero milioni di nuovi metri cubi di edilizia se non una nuova ondata cementificatoria, speculativa o meglio di riciclo di capitali oscuri? Se è vero quello che dite che il mercato decide tutto, se è vero che il trend demografico non è così galoppante e se sono veri i cartelli affissi ai balconi dei palazzoni, bisognerebbe trarne le giuste conseguenze. “Cemento zero” non è ovviamente raccattare i volumi previsti dai vecchi strumenti urbanistici su tutto il territorio per concentrarli in un’unica zona come fatto per i Gergeri a Cosenza e per Viale Principe sulla proposta rendese.

Detto questo, l’incontro delle minoranze consiliari ha avuto l’indubbio pregio di aprire una parvenza di dibattito in città su questo tema fondamentale. Come l’ultimo dei partecipanti e fondatori dell’esperimento della “Consulta dei Beni Comuni”, proposi anni fa come tema trainante del nostro incontrarci quello di organizzare assemblee di Quartiere o comprensorio che vedessero la partecipazione dei tecnici che hanno stilato il PSC, della Giunta e delle minoranze consiliari per poter spiegare direttamente ai cittadini e nel dettaglio cosa lo strumento urbanistico prevede per quello specifico spicchio di città. Una prassi, tra l’altro, prevista dalla stessa Legge Urbanistica Regionale (TITOLO II – PARTECIPAZIONE E CONCERTAZIONE, Art. 11 – Partecipazione dei cittadini).

Gli altri temi che proposi erano lo studio per la ripubblicizzazione del sistema idrico rendese, quello della strategia Rifiuti Zero, quello dell’assurdità della privatizzazione del Cimitero Comunale, dell’esperimento di Bilancio partecipato e l’annosa questione delle bonifiche a cominciare dalla storica Legnochimica. Potete ben capire perché la Consulta dei Beni Comuni non esista più e l’associazionismo si sia eclissato.
Certo, ho peccato di utopismo, molti mi hanno sbeffeggiato come sognatore. Da parte mia non saprei cosa farmene di una politica che non sia sogno, progetto utopistico, condivisione, amore per la città, cooperazione…senza questi ingredienti la politica (istituzionale e non) diventa quello che è oggi: affare, potere, fama, utilizzo privato dei beni comuni, amministrazione del quotidiano.

Ho divagato. Non sarebbe male, comunque, che l’amministrazione parzialmente in sella, invece di lanciare strali per un titolo di un incontro (delle opposizioni) rilanci con un incontro pubblico cittadino, coadiuvata dai tecnici che hanno redatto il PSC, per spiegare finalmente quali sono i suoi piani urbanistici che condizioneranno in bene o in male la storia e la vita della città nei prossimi venti o trent’anni. Aspetto fiducioso questa ondata di democrazia, che sono sicuro tornerà al centro nei comizi delle prossime elezioni, ma che i cittadini vorrebbero si realizzasse concretamente, pensa un po’ che richiesta, proprio fra una elezione e l’altra!